Quant’è la plastica che infesta gli oceani del nostro pianeta? E quanta ne riversiamo ogni anno nelle (apparentemente) infinite distese d’acqua che ci circondano? E il Mediterraneo? Qunta plastica c'è tra i rifiuti che rovinano il nostro mare? Quanto ci mette un oggetto in plastica a disperdersi nell’ambiente?
No. Non sono i quesiti di un penoso quiz da spiaggia. Sono le domande che non possiamo più eludere, soprattutto quando -come tutti, come sempre- utilizziamo quotidianamente contenitori di plastica per cibo e bevande. Le risposte più urgenti ed efficaci, ancor prima che nei numeri, sono nelle soluzioni. Personali, quotidiane, diligenti, onerose e talvolta un po’ pedanti, dove è responsabilità di noi consumatori. Strutturali e innovative quando sono le aziende a escogitarle.
A tutti gli abitanti di questo pianeta generoso e offeso spetta il dovere di acquistare confezioni più snelle (quando e dove possibile) e di riciclare: di più e meglio di quanto facciamo. Basti sapere che a livello mondiale solo il 14% degli imballaggi di plastica arriva agli impianti di riciclo e solo l’8% è effettivamente riciclato, mentre un terzo finisce negli ecosistemi. Alle aziende spetta la responsabilità di investire nella ricerca per creare nuovi modelli di consumo. Esempio virtuoso quello delle nuove vaschette per il gelato Carte d’Or (Unilever). Realizzate in carta accoppiata a uno strato di bioplastica (che consente di essere impermeabile e quindi adatta al gelato), sono compostabili (quindi possono essere eliminati nell’umido) oppure, a seconda delle normative locali, riciclabili (con la carta).
L’operazione, come dichiara il loro slogan “No, Better, Less Plastic”, mira a contenere l’uso di plastica nelle confezioni: dal 2010 ad oggi l’impatto degli imballaggi Carte d’Or nei rifiuti è diminuito di un terzo ed entro il 2020 dovrebbe ridursi della metà. Progetto pilota di Unilever in Italia, è realizzato in collaborazione con WWF Italia.
La presenza della plastica nelle nostre acque è ormai un’emergenza a livello mondiale: il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) l’ha inserita tra le 6 più gravi (insieme ai cambiamenti climatici, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità). Tartarughe marine, uccelli, pesci, uccelli e mammiferi sono a rischio: i pezzi più grandi feriscono o strangolano gli animali, mentre quelli più piccoli vengono ingeriti (nello stomaco di un esemplare di tartaruga marina sono stati trovati fino a 170 frammenti), causando spesso la morte. Il Mediterraneo è poi densissimo di microplastiche, frammenti piccoli e insidiosi, che hanno anche concentrazioni di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato, quasi 4 volte quelle della famigerata isola di plastica del Pacifico settentrionale. Si prevede infatti che, senza interventi, entro il 2050 negli oceani ci sarà, in termini di peso, più plastica che pesce. Maschera, pinna e boccaglio potrebbero quindi diventare desuete.
Per fronteggiare questo disastro potete (anzi possiamo, dobbiamo) innanzitutto firmare per la campagna #PLASTICFREE che WWF Italia ha lanciato su change.org. Partecipare al tour Spiagge Plastic Free: sostenuto sempre da WWF con la main partnership di Carte d’Or, parte il 3 giugno (in preparazione della Giornata mondiale degli Oceani, l’8) per pulire le coste italiane. Al primo appuntamento i volontari WWF e i dipendenti Unilever Italia si dedicheranno a una spiaggia del litorale romano. La scorsa estate in un’analoga iniziativa WWF sono stati setacciati 20 chilometri di coste e, dal litorale romagnolo alle calette della Sardegna, oltre 1.000 volontari hanno raccolto gli oggetti più svariati: bastoncini cotonati (in una spiaggia se ne trovati 4.000), buste di plastica, bottiglie e tappi, polistirolo, retine, siringhe, resti di boe, ma anche paraurti di automobili, copertoni, scaldabagni e materassi.
Per i più pigri rimane il test da spiaggia. Che se non altro, fornisce la misura del problema. Quanta plastica negli Oceani? Oltre 150 milioni di tonnellate con un incremento annuale di 8. La percentuale di plastica rispetto al totale dei rifiuti nel Mediterraneo? Il 95% tra mare, fondali e spiagge (proveniente da Turchia e Spagna, seguite da -ahinoi- da Italia, Egitto e Francia). E i turisti generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica nel Mediterraneo. Nel nostro mare sono a rischio ben 134 specie, tra animali marini e uccelli. La sopravvivenza della plastica nell’ambiente? Anni, secoli, ma anche di più. In mare un bicchiere 50 anni, un filo da pesca 600. La maggior parte non si biodegrada in alcun modo e resterà in natura per centinaia o migliaia di anni. Quant'è plastica riciclata dal mercato nella civilissima Europa? Ferma al 6%! Riciclare aiuta. Ma evitare la plastica sostituendola con altri materiale è decisamente meglio. Per guadagnarsi ancora tanti magici bagni nel mare. Magari gustando gelati (e altri alimenti prodotti da aziende sensibili) che non richiedano l’uso di plastica.
Livia Fagetti
6 maggio 2019
Aggiornamento disponibile!
Fai tap sul pulsante AGGIORNA per aggiornare la Web App.
AGGIORNA ANNULLA
Installa la Web App Le ricette di Sale&Pepe sul tuo iPhone.
Fai tap su e poi "Aggiungi a Home".
Sei offline, alcune risorse potrebbero non essere disponibili. Verifica la connessione.
Naviga il sito con il tuo smartphone per installare Le ricette di Sale&Pepe sul tuo dispositivo.
Installa la Web App Le ricette di Sale&Pepe sul tuo iPhone.
Fai tap su e poi "Aggiungi a Home".
Aggiungi Le ricette di Sale&Pepe alla schermata Home.
Clicca qui per leggere la guida.