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News ed EventiNewsPer conoscere un Paese, basta aprire il frigo

Per conoscere un Paese, basta aprire il frigo

Affittare la propria casa a ospiti internazionali consente di scoprire le loro abitudini alimentari...e non solo

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Gli italiani si dedicano all'affitto. Complice la crisi e i numerosi siti (a cominciare da Airbnb) grazie ai quali è semplicissimo scambiarsi ville e appartamenti, è un gran affittare le case di vacanza quando si lavora e quelle di città per potersi permettere le vacanze.

Il risultato? Una scoperta, in fatto di cultura e costume. Perché da ciò che lasciano gli ospiti nel frigorifero (o nella dispensa) si può capire molto delle usanze, ma anche delle stravaganze, degli altri Paesi.

Poniamo il caso, per esempio, che i vostri ospiti siano una famiglia di coreani. Nel frigo troverete pacchetti ordinatissimi, di dimensioni identiche e supersigillati, di cibi sottovuoto già porzionati; alimenti pronti in latta o in scatola, tra i quali non manca mai il kimchi, il piatto nazionale di verdure molto speziate; riso di vario tipo e in quantità eccessive (basmati, giapponese per sushi ma anche i nostrani Roma e Carnaroli) a testimoniare un certo disorientamento subìto davanti agli scaffali dei supermercati italiani. Infine, nel cassetto delle posate, bustine ancora chiuse di chopsticks, le bacchette orientali.

Il frigo dei tedeschi contiene di solito una tale quantità di lattine e bottiglie di birra da rendere impossibile, una volta rimpatriati gli ospiti, che non ne avanzi qualcuna. Per il resto, poca roba: qualche barattolo di cetrioli in agrodolce, formaggio a fette, salame tipo Milano e tanto pane nero.

I francesi cedono su vino e formaggi. Pur con diffidenza e nazionalismo, raramente resistono alla tentazione di assaggiare i nostri formaggi e stappare più di una bottiglia di Barolo o Franciacorta rimpiangendo allo stesso tempo i loro Bordeaux e Champagne. Quindi, dopo la loro partenza, meglio far pulire i frigo. Tra i formaggi scelgono sempre i più forti, stagionati e piccanti e li lasciano "maturare" qualche giorno volentieri. Se non si interviene con prontezza è dura, poi, mandare via l'odore dagli scaffali...

Gli inglesi non cucinano. Quindi troverete solo tè, uova, bacon, burro salato e pane in cassetta, più qualche bottiglia di succo d'arancia. Poco disturbo quindi, ma attenzione a piatti e bicchieri. Di solito li mettono ad asciugare ancora insaponati, senza risciacquarli.

E gli italiani? Un ospite italiano nella vostra cucina (o in una casa all'estero) cucinerà come un pazzo, almeno due pasti al giorno. Cucinerà sul serio: il cosciotto d'agnello, e se in casa non c'è il forno ci si arrangia con il fornetto delle brioche. Il fritto di pesce, e cosa importa se la cappa aspirante è del tutto assente e le finestre pure. Ricche melanzane alla parmigiana e profumata pasta con broccoli e acciughe.

Poi cercherà di sperimentare tutte le pentole e gli elettrodomestici, con risultati non sempre brillanti. La misteriosa macchina girevole per fare i panini con l'hot dog. La caffettiera inglese da due litri (ma dove va messo il filtro di carta?). L'apparecchio per montare la panna che si carica con bombolette di gas. La fiamma ossidrica per caramellare la creme brulèe, che si impugna come una pistola. Non importa saperli usare, l'importante è provarci. 

Prima di andarsene l'italiano educato nasconderà i resti della caffettiera bruciata (no, non andava messa sul fuoco con il filtro di carta). E svuoterà per benino il frigo, gettando nella spazzatura un'enorme quantità di alimenti prelevati compulsivamente dagli scaffali di quel nuovo super "così interessante e pieno di cose".


Di una cosa però potete stare sicuri. Nel frigo, ben confezionata, troverete una porzioncina di lasagne, di polpette al sugo, di alici o ragù della nonna. Perché ogni italiano che si rispetti è orgoglioso di quello che ha preparato. E non resisterà alla tentazione di farvelo assaggiare… fingendo, guarda un po', di averlo dimenticato.

Barbara Galli,
26 agosto 2014 

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