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News ed EventiPiaceriOde al maritozzo

Ode al maritozzo

Attraverso i suoi ricordi, la direttrice di Sale&Pepe, Laura Maragliano, racconta e descrive uno dei dolci tipici più amati dai romani: il maritozzo. Probabilmente originario dell'antica Roma, il maritozzo è diventato uno dei simboli della Capitale ed è stato celebrato nel corso degli anni attraverso poesie, citazioni, dediche e film che l'hanno reso popolare in tutto il Paese e non solo. Davvero curiosa la nascita del suo nome che, pare, derivi dal gesto dei ragazzi di omaggiare le proprie fidanzate con questo dolce panino come promessa per un futuro matrimonio.

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Primi anni '60, San Giovanni in Laterano, Roma. Dovevo avere 4 o 5 anni, una foto mi immortala con un maritozzo in mano. Il nome del dolce romano è riecheggiato spesso nei ricordi di famiglia, sta di fatto però che non l'ho mai più mangiato. Poi, questo gennaio, molti maritozzi si sono materializzati, ripieni di panna, nella mia cucina. Opera di Sara, la fidanzata di mio figlio Oliviero, romana doc, che ha messo in pratica la ricetta di famiglia. Ha impastato, fatto lievitare e cotto una dozzina di questi panini, così buoni da far invidia alle migliori pasticcerie. E a molti giapponesi: già perché questo dolce che oggi spopola nei bar romani li fa impazzire.


Nel 2017, complice la nascita della manifestazione romana Maritozzo Day, un'emittente televisiva del Sol Levante ha messo al centro di una trasmissione il dolce così come lo fa la storica pasticceria Romoli ed è partita la mania. Mai un dolce ha avuto tante celebrazioni, dediche, poesie e citazioni nei film come questo soffice panino che vede le sue origini (forse) nell'Antica Roma, come sostanzioso impasto di farina, uovo, strutto (che diviene olio in Quaresima), sale, miele e uvetta, preparato dalle mogli per i mariti che lavoravano nei campi, cibo dei pastori a guardia delle greggi e pagnotta dei braccianti nel Medioevo. Quindi nasce di grande formato, come testimonia anche Luigi Zanazzo (studioso di fine `800 del folclore romano) che ricorda come il maritozzo era "trenta o quaranta volte più grande di quelli che sse magneno adesso", non solo: "era tutto guarnito de zucchero a ricami. In dermezzo, presempio, c'ereno du' cori intrecciati e drento ar maritozzo, quarche vvorta, ce se metteveno insinenta un anello, o quarch'antro oggetto d'oro". Il primo venerdì di marzo il dolce era donato dal ragazzo alla propria fidanzata come promessa, non ancora marito ma "maritozzo".


Dunque da pranzo sostanzioso a pegno d'amore? Bisogna fare ordine e indietreggiare di qualche secolo, quando la produzione dei dolci era legata a festività o periodi religiosi ed era appannaggio dei conventi; in quelli romani si producevano ciambellette, castagnole, budini, gelatine e naturalmente maritozzi che, con la diffusione tra '600 e `700 della pasta lievitata uscirono dai confini conventuali per entrare nelle botteghe e nelle case. Assieme al baccalà e poco altro, il dolcetto divenne un alimento con cui si poteva infrangere il digiuno quaresimale, così amato e popolare che Gioacchino Belli lo cita in un sonetto del 1833 (definendolo pane di forma romboidale), Adone Finardi gli dedica un poemetto nel 1851, il già citato Zanazzo gli intitola degli stornelli e nel 1964 un altro poeta romanesco Ignazio Sifone scrive l'Ode ar maritozzo. Ricapitoliamo: nasce pagnotta, diventa dolce nei conventi e poi si diffonde in più varianti di forma e grandezza. La versione odierna è quella ufficiale, amata da turisti, nottambuli e cultori della prima colazione, ma soprattutto è nel cuore dei romani. Tanto che, se vedo un maritozzo, penso a Sordi che da bambino lo mangiava con la panna da Pasquino, un piccolo caffè all'angolo con via Manara, e ai suoi film come Vacanze intelligenti del 1978. In uno dei tre episodi Augusta (Anna Longhi) e Remo (Alberto Sordi), marito e moglie visitano la Biennale di Venezia e lei stanca lo implora: "C'ho sete, fame, me se so' gonfiati i piedi un maritozzo".


Ricetta de i maritozzi di Sara


1) Mettete a bagno l'uvetta in acqua. Stemperate il lievito in 250 ml di acqua tiepida con 1 cucchiaino di zucchero; quando sarà ben sciolto, mescolate il mix con la farina, l'olio di semi, 85 g di zucchero semolato, i tuorli, la scorza grattugiata del limone e un pizzico di sale. Lavorate il composto fino a renderlo compatto; incorporate infine l'uvetta scolata, l'arancia candita a pezzetti e i pinoli, e fate lievitare l'impasto per 3 ore.


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2) Dividete l'impasto in 12 palline, allungandole un po' alle estremità. Trasferitele su una placca foderata con carta da forno e fatele lievitare per 2 ore; infine infornatele a 180° per circa 18 minuti. Sciogliete intanto sul fuoco lo zucchero semolato rimasto in 100 g di acqua. Sfornate i maritozzi, spennellateli con lo sciroppo preparato e fateli asciugare.


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3) Montate la panna ben fredda con lo zucchero a velo e farcite i maritozzi.


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Di Laura Maragliano
Febbraio 2022

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