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Vino low-no alcol

I dati certi rivelano che per ora gli addicted dei bianchi e rossi «healthy» sono i tedeschi ma il mercato dei vini low o no alcol è in crescita e mira a raggiungere i consumatori "astemi" non per scelta ma per necessità

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Il tema - c’era da aspettarselo - è alquanto divisivo. Follia, financo abominio per i puristi del palato, in ogni caso, il nettare con una minima o azzerata gradazione alcolica è ormai un trend a tutti gli effetti. Nell’ultima edizione di Vinitaly, qualche produttore temerario ha presentato la sua versione al mondo, suscitando non poche chiacchiere e polemiche, ma tant’è. E c’è da scommettere che in occasione della prossima kermesse enoica veronese il numero dei vigneron coraggiosi crescerà.
In Italia, in principio fu il re del Pinot nero Martin Foradori Hofstätter con
Selection Dr.Fisher, ossia una linea che a oggi contempla un bianco fermo con un bel bouquet di fiori e frutti, dal sorso fresco e fragrante e una briosa bollicina ottenuta da uve bianche selezionate. L’idea di base è quella di raggiungere un pubblico di consumatori sempre più vasto, talvolta “astemio” non per scelta, bensì per necessità: donne in dolce attesa, persone che seguono regimi alimentari ipocalorici, autisti e, non ultimo (anzi), quel vastissimo e ricchissimo pezzo di mondo arabo che non degusta per motivi religiosi.

Ma come avviene la dealcolizzazione?
Intanto è bene sapere che questo processo non implica l’utilizzo di sostanze chimiche (sarebbe, in caso contrario, un gran bel controsenso!). Le tecnologie moderne oggi permettono l’estrazione dell’alcol per distillazione o per osmosi. Si tratta di processi complessi, ma soprattutto molto delicati poiché è necessario operare in condizioni di temperatura e pressione estremamente precise per scongiurare il pericolo di alterare le proprietà organolettiche delle uve. E proprio in tema di qualità, i produttori di questo vino, pardon «bevanda analcolica» (è così che si deve chiamare In Italia) affermano che sia preservata. Il segreto sta nella scelta della materia prima che deve, evidentemente, essere eccelsa.

In Europa il dibattito su identità e qualità è ancora molto acceso
I dati certi rivelano che per ora gli addicted dei bianchi e rossi «healthy» sono i tedeschi. Non è un caso che al prossimo ProWine, blasonata fiera internazionale del vino (Düsseldorf, 19 -21 marzo) ci sarà un’area addirittura dedicata al tema, facilmente rintracciabile: si chiamerà World of Zero. Inequivocabile.

Chiara Risolo
gennaio 2023

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