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Cocktail con il vino? Si può fare

Non solo bollicine! I bartender sono alle prese con nuove ricette in cui a farla da padrone sono soprattutto i Vermentini, gli Arneis, i Traminer, la Falanghina, il Greco, la Malvasia, lo Chardonnay e il Verdicchio...

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Che lo spumante sia la base di numerosi cocktail lo sanno anche gli astemi. Un esempio per tutti? Lo Spritz. Il long drink “arancione” made in Veneto, nonché re indiscusso degli aperitivi a qualunque latitudine, brama il Prosecco. Tuttavia, il mondo del cosiddetto bere miscelato contempla, e oltretutto sempre di più, anche vini fermi che vanno a sostituire i tradizionali distillati, quindi la vodka, la grappa, il brandy, il gin, il rum, la tequila, il whisky.
Del resto l’arte della mixology è sperimentazione per eccellenza.
I bartender, ad esempio, sono alle prese con nuove ricette in cui a farla da padrone sono soprattutto i Vermentini, gli Arneis, i Traminer, la Falanghina, il Greco,
la Malvasia, lo Chardonnay e il Verdicchio...

Ma perché? Semplice. Perché sono vini molto aromatici, hanno bouquet variegati e buona struttura. Per la verità non c’è una regola ferrea che escluda l’utilizzo di un vino in particolare. Diciamo piuttosto che si tratta, oltre che di gusto, di una scelta di buon senso. Tendenzialmente si tende a non usare vini bianchi di particolare pregio, fatto questo che farebbe lievitare parecchio il costo del drink consumato al bancone del bar o al ristorante, e non si tratta di un dettaglio marginale. Come non è marginale un altro aspetto legato alla gradazione alcolica. I drink a base vino sono più leggeri, di conseguenza meglio “tollerati”. Va da sé che tra gli 11, 12 gradi medi di un bianco e i 40, 50 di un Gin c’è una notevole differenza. 

Non solo bianchi fermi

Accanto all’impiego dei vini a bacca bianca come base, si sta facendo largo anche quello dei vini a bacca rossa. La cara vecchia Sangria, famoso cocktail fruttato spagnolo, insegna. Pare che stiano andando forte il Red Splash e il Reciojito. Il primo arriva dagli Stati Uniti, mentre la provenienza del secondo si intuisce già dal nome. Il Reciojito, che altro non è se non un mix di Recioto della Valpolicella e Mojito, è una chicca veneta (ancora una volta).  

Scelta antispreco

Infine, ma non per questo meno importante, i cocktail a base vino, bianco, rosso, fermo o bollicina che sia, hanno un “retrogusto” davvero virtuoso. Tanto al bar, quanto a casa (per chi si diletta nella miscelazione) sono un’ottima soluzione anti spreco poiché sono un modo gustoso per dar fondo alle bottiglie aperte. Sempre con moderazione eh!

Chiara Risolo,
novembre 2023

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