È il principale acquirente di farina di grano tenero in Italia. Logico, quindi, che la decisione di Mulino Bianco (brand di casa Barilla, ndr) di ottenerla da una filiera più sostenibile ha ripercussioni molto importanti per l’agricoltura italiana. Basta un numero per capirne la portata del progetto “Carta del Mulino”: nel 2018 ha coinvolto 73 agricoltori, quest’anno sono già saliti a 500 e nel 2022 saranno 5mila. E il 3% dei terreni dove viene coltivato il grano tenero sarà coperto di fiori. Una “rivoluzione verde” che coinvolge anche noi consumatori. Da poche settimane è in commercio il primo prodotto Mulino Bianco ottenuto in modo sostenibile: è il frollino Buongrano, sulle cui confezioni vengono presentate la Carta del Mulino e alcune delle sue regole. Inoltre, inquadrando il QR code presente sulle confezioni tramite la app Mulino PerMe, si accede a video che raccontano cosa c’è dietro i prodotti Mulino Bianco.
Cosa cambia con la “Carta del Mulino”
È dal 2003 che Barilla ha avviato un suo percorso verso una maggiore sostenibilità riassunto nello slogan “Buono per Te, Buono per il Pianeta” e che ogni anno si arricchisce di nuovi elementi. La novità del 2019 è la “Carta del Mulino”, un disciplinare dove sono elencate le 10 regole che Barilla si impegna a rispettare (e a far rispettare agli agricoltori, agli stoccatori di frumento e ai mugnai, riconoscendo loro un premio economico per coprirne i costi) per valorizzare un’agricoltura sostenibile, che dia valore ai prodotti e che abbia a cuore l’ambiente. Ad esempio, le aziende agricole devono adottare un piano di rotazione con almeno tre colture diverse nel corso di cinque anni; in questo modo si mantiene la terra “viva” e fertile e si riduce la presenza di parassiti ed erbe infestanti. E ancora, per il trattamento del seme viene vietato l’uso di neocotinoidi, gli insetticidi che minacciano la vita delle api e degli altri insetti impollinatori. Bandito in tutto il ciclo di coltivazione, anche, il tanto discusso erbicida glifosate a favore di pratiche agricole più rispettose della salute dell’ambiente. Sempre per ridurre il ricorso alla chimica, il grano va conservato adottando metodi fisici (come la refrigerazione o l’atmosfera modificata). La più “curiosa” è la regola n.3: ossia l’obbligo di destinare ad oasi fiorite almeno il 3% dei terreni dove si coltiva il grano tenero. Come? Seminando delle essenze vegetali per creare aree fiorite, temporanee o permanenti, non trattate con prodotti chimici. L’obiettivo è favorire l’insediamento di insetti impollinatori, di predatori naturali dei parassiti e di altri animali, favorendo così la biodiversità.
Siamo solo agli inizi
Dietro questo decalogo c’è un lungo lavoro, condotto insieme al WWF per identificare le regole da rispettare e con le università di Bologna e della Tuscia per valutare l’impatto economico di questo protocollo, e definire quindi i premi da destinare agli agricoltori coinvolti in questi progetti e il cui operato è sottoposto ai controlli effettuati da un organismo esterno. Il frollino Buongrano, che viene prodotto nello stabilimento di Castiglione delle Stiviere con il 100% di farina di grano tenero da agricoltura sostenibile, nel mantovano, è solo il primo “testimonial” del nuovo modo di coltivare grano tenero avviato da Barilla. L’azienda vuole, infatti, arrivare entro il 2022 a rendere sostenibile il 100% di tutta la farina di grano tenero necessaria per realizzare i prodotti Mulino Bianco. In cifre, si tratta di ben 240mila tonnellate l’anno, pari al 5% dell’intera produzione italiana di farina di grano tenero.
Manuela Soressi
maggio 2019
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