Sono le “colline di Venezia”, isole coniche che emergono dalla pianura di Padova. Tra vigneti “preistorici”, castelli medioevali, tenute di campagna, eremi, oche ingrassate a latte&miele, canali navigabili con una storia antica, fichi d’india e vegetazione alpina frutto dei microclimi ravvicinati, popolazione umana a basso impatto d’occupazione del suolo, olio d’oliva pre-romano, aziende agricole propositive e natura protetta, loro, i Colli Euganei, si stagliano verso il cielo azzurro: pare siano 100, non uno di più, non uno di meno… Ecco come goderseli al meglio.
1) Terme + cibo gourmet
Le Terme Euganee sono la più grande stazione termale d’Europa, acque di origine meteorica dalle ricche proprietà terapeutiche e riabilitative, riconosciute dai Romani come dall’attuale sistema sanitario nazionale. La balneoterapia è un’esperienza di salute ma anche di piacere: perché non abbinarla ad un’altra dalle stesse caratteristiche, e cioè una cucina di qualità sia dal punto di vista del gusto che da quello della salute? Ci sono ristoranti da provare allo stesso interno delle strutture termali. Come per esempio Il brutto anatroccolo, ristorante vintage-chic nella grandeur dell’Hotel AbanoRITZ, oppure da scoprire nelle vicinanze, come La Tavolozza a Torreglia (4 km da Abbano Terme), dove gli ingredienti delle sue eccellenti proposte culinarie provengono da una curatissima – e gelosamente custodita! – selezione di produttori locali d’eccellenza. Per gustare, per esempio, i bigoli con ragù d’anatra e un piccione torresano farcito.
2) La Strada del Vino dei Colli Euganei
Si snoda all’interno di un Parco regionale, ed è un vero percorso tra natura, enogastronomia e cultura. L’arte di fare il buon vino qua è antica, e nello stesso tempo l’impulso verso il suo sviluppo nell’ultimo mezzo secolo non si è mai arrestato: nel 1969 i vini doc dei Colli Euganei erano solo 3, adesso sono…27! “La vigna vecchia racconta alla vigna giovane come fare vino buono”, e qui per quello non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il classico Colli Euganei Rosso è un incontro tra Cabernet e Merlot, magari con un tocco di Raboso. E poi sono anche fantastici Cabernet in purezza, come Il borgo delle Casette prodotto dall’azienda Il Filò delle Vigne, un blend di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Carmènére, i Cabernet qui coltivati. E poi il Colli Euganei Bianco, l’indigeno Serprino, allegro e profumato…L’origine vulcanica di queste terre, attraversate da correnti calde e solforose, regala note minerali di grande carattere, e l’estrema variabilità di suolo fa sì che ogni terroir abbia carattere proprio e ogni cantina uno stile unico. Percorre la Strada del Vino dei Colli Euganei è d’obbligo. Vi si organizzano anche cacce al tesoro e tour in bicicletta. Si consigliano tappe anche nelle aziende agricole, per esempio il Frantoio di Cornoleda, dove gustare un piccante Rasara o un fruttato Leccino, magari insieme al “pane di mare” o “ciopa biscota” fatto da Sandro Zancanella, agricoltore biodinamico che stende i suoi cereali dalle varietà antiche sotto soffitti affrescati nei suoi granai di Monselice, dove ha una macina a mulo su disegno di Leonardo…
3) Il Fior d’Arancio e altre dolci sorprese liquide
È un Dogc dalle origini e dalle note orientali, frutto di una rara uva moscato gialla particolarmente adatta all’appassimento e alla vendemmia tardiva. Ve ne sono tre versioni: fermo&secco, spumante – come quello di Maeli, solo 6° d’abbinare, come il secco, anche ad un aperitivo antipasto fresco, e infine passito, per esempio quello di Ca’ Lustra-Zanovello, che si può paragonare più a uno zibibbo che a un altro moscato secco fatto in nord Italia, eccellente con formaggi erborinati, paté e dessert. Questo produttore, biologico senza sbandierare il fatto di essere biologico, ha creato anche il Nero Musqué, imperdibile frutto di Moscato Nero di Parenzo, straordinario da abbinare al cioccolato. I Colli Euganei sono anche terra di Maraschino – qui la sede dell’industria Luxardo, ma anche di un altro liquore, che merita menzione a parte.
4) Il brodo di giuggiole
Ma cosa sono le giuggiole? E il famoso “brodo di giuggiole”, esiste davvero? La risposta è sì, e sui Colli Euganei si potrà finalmente bere. La giuggiola, chiamata anche dattero cinese, è un piccolo frutto rosso dal sapore che ricorda una pera croccante. Il brodo di giuggiole – da cui l’espressione estatica, riconosciuta dall’Accademia della Crusca nel lontano 1612, è un infuso di frutta autunnale, la cui origine risale agli antichi Egizi e ai Fenici: giuggiole mature, mele cotogne, melograno, uva e scorza di limone.
5) Le erbe selvatiche
Ci sono i bigoli e la polenta – anche la famosa polenta bianca della varietà Biancoperla, la soppressa e il prosciutto di Montagnana (il DOP Veneto Berico-Euganeo), il baccalà e il maiale, ma la vera peculiarità della cucina euganea è in realtà l’utilizzo delle erbe selvatiche. Che in queste terre, da poco riunite in un biodistretto, e sulla via per diventare riserva della biosfera UNESCO, selvatiche e incontaminate lo sono sul serio. Asparagi, ortiche, dente di leone, germogli di silene, di papavero e di luppolo, per regalare selvatici sapori unici ai piatti. I locali le conoscono e raccolgono regolarmente, soprattutto in primavera, e tra le passeggiate enogastronomiche proposte dalla Strada del Vino dei Colli Euganei c’è infatti in aprile e in maggio quella che vi fa andar per fiori.
Carola Traverso Saibante
gennaio 2017
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