La cucina italiana è stata riconosciuta patrimonio UNESCO per la sua unicità culturale, sociale e identitaria. Questo riconoscimento premia la stagionalità degli ingredienti, la tavola come luogo di relazione e la trasmissione di tradizione tra generazioni
È ufficiale, la cucina italiana entra tra i Patrimoni Culturali Immateriali dell'Umanità Unesco. Un riconoscimento che illumina la nostra identità, nata in un Paese punteggiato da montagne, mari, isole, laghi, pianure e boschi che convivono in un capolavoro naturale di biodiversità unico al mondo. Una terra prodiga, generosa, culla delle migliori materie prime che anche gli altri Paesi desidererebbe avere.
Da noi gli ingredienti non sono semplici risorse, perché crescono, maturano e si trasformano grazie a mani che custodiscono saperi antichi, tramandati con una cura rituale. La nostra cucina, quella che dispensa profumi e sapori nelle cucine delle nostre case, prima ancora di incantare gli ospiti da tutto il mondo, vive nelle stanze dell'infanzia, nelle stoviglie che tintinnano, negli impasti toccati con meraviglia, nei profumi che si insinuano nella memoria come segreti sussurrati. Così nasce la nostra cultura gastronomica, osservando i gesti dei nonni, rubando con gli occhi la loro sapienza, assaggiando preparazioni e toccando impasti. Un'eredità preziosa che continuiamo a trasmettere a chi verrà dopo di noi, annotando ricette con grammature pesate "a occhio" nei quaderni di famiglia, pagine fitte di vita e tradizioni che attraversano generazioni come una melodia trasmessa in filodiffusione.
La cerimonia tenutasi a New Delhi ha celebrato l'iscrizione della cucina italiana nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità dell'Unesco. Significa che non si celebra un solo piatto italiano, anche perché sarebbe molto difficile individuarne uno solo che rappresenti la varietà della nostra cultura gastronomica. Questo riconoscimento di portata storica punta i riflettori sull'intero modo di vivere il cibo come esperienza culturale e sociale. Il dossier italiano, intitolato La cucina italiana, tra sostenibilità e diversità bioculturale, ha dimostrato come la cucina italiana non sia solo "cibo", ma un complesso intreccio di conoscenze, pratiche, rituali e relazioni che ogni giorno creano l'essenza della nostra cucina.
I pilastri fondamentali sui quali l'analisi Unesco si è espressa riguardano: stagionalità e valore delle materie prime, perché la cucina italiana celebra territori e cicli naturali, privilegiando i prodotti freschi; la tavola come luogo di relazione, perché il momento del pasto è un rito di condivisione che rafforza i legami familiari e sociali; trasmissione intergenerazionale di saperi e tradizioni, dove nonne e nonni, genitori e figli, comunità e scuole si impegnano diffondere e tramandare tecniche, gusti e saperi di generazione in generazione. È così che la cucina italiana si aggiunge alla collezione dei beni italiani tutelati da Unesco, insieme ai siti archeologici, ai paesaggi culturali e ad altre espressioni immateriali come la transumanza, l'arte dei pizzaiuoli napoletani e la dieta mediterranea.
Ortaggi, erbe e prodotti della terra dettano il ritmo dei nostri menù. Il risotto al radicchio rosso di Treviso annuncia l'arrivo dell'inverno e colora le tavole delle feste natalizie. È un ingrediente che ben si presta a varie preparazioni, come le lasagne con il radicchio, il rotolo al radicchio, il radicchio in saor, con una tartare di gamberi rossi oppure in insalata, magari tiepida, con zampone, uva e avocado per festeggiare la fine dell'anno. Il risotto agli asparagi, invece, è l'interpretazione culinaria della primavera in arrivo e della freschezza di un ortaggio tipico veneto, come l'asparago bianco di Bassano del Grappa. Più a sud, le fave pugliesi sono preludio di giornate terse e sempre più miti da attendere gustando una saporita purea di fave e cicoria. Il basilico genovese, invece, che profuma d'estate, arricchisce i piatti di sapore con il suo inconfondibile pesto alla genovese preparato con pochissimi ingredienti italiani ottimo per condire la pasta fresca o come ingrediente prezioso per insaporire anche i piatti di mare.
La cucina italiana vive delle mani laboriose e maestre che impastano, arrotolano, plasmano e tramandano. Pensate alle "sfogline bolognesi", le signore custodi dell'arte del matterello capaci di tirare la sfoglia, fino a mezzo millimetro, prima di creare tortellini, tagliatelle, sfoglie per lasagne e altre paste fresche della tradizione. In ogni gesto in cucina, dalla scelta degli ingredienti all'apparecchiatura della tavola, si svela la straordinaria arte dell'accoglienza tutta italiana che trasforma il cibo in cultura e la memoria in identità collettiva. Da nord a sud, preparare la pasta fresca è un'arte, come i pici toscani, i tortelli mantovani oppure le orecchiette pugliesi, create con un gesto che si ripete come un poetico mantra, dove si sente solo il suono della punta tonda di un coltello srotolare il piccolo impasto sul legno. Mentre un sugo di pomodoro verace scoppietta sotto il coperchio semichiuso di una pentola sul fuoco. Tra profumo, calore e bellezza. Quella dello stare insieme intorno a una tavola a condividere i momenti importanti.
Martina D'Amico,
dicembre 2025