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Luoghi e PersonaggiLuoghiMondoHatay: breve viaggio tra le bellezze della famosa città turca

Hatay: breve viaggio tra le bellezze della famosa città turca

Creatività, storia, un mix di culture unico che si esprime tanto nelle opere d'arte quanto dai piatti della tradizione. Tutto questo rappresenta Hatay, la città turca alle porte della Siria

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Andare alla ricerca di luoghi fuori rotta (ma non per questo meno affascinanti). Scoprire mete segrete dove il popolo dei vacanzieri non è ancora arrivato. Essere pronti a incontri con culture locali, spesso inesplorate e inedite. Lo chiamano turismo off-grid (letteralmente “fuori dal mondo”) ed è l’ultima frontiera dei viaggiatori globe trotter alla ricerca di itinerari unici, di location ricche di ispirazione e creatività, di esperienze multisensoriali.

Hatay
La provincia di Hatay, in Turchia, sembra avere tutte le caratteristiche targate off-grid: è una lingua di terra che costeggia verso sud il Mediterraneo incuneandosi nel Medio Oriente arabo, ai confini con la Siria e distante poco più di un centinaio di chilometri dal Libano ma lontana dagli inclusive tour e dalle rotte del turismo di massa. Il che non significa che ci si trovi in luoghi desolati: i libri di storia raccontano mirabilie di questo territorio.

Antakya, capoluogo 
Il suo capoluogo, Antakya, altro non è che Antiochia, una delle più grandi metropoli del mondo antico e uno dei principali centri commerciali e culturali nei secoli in cui la città era una delle tappe delle carovane che percorrevano la  Via della Seta. Da qui sono passati Greci e Romani, Persiani e  Bizantini, Arabi e Crociati e ognuna di queste dominazioni ha lasciato testimonianze artistiche e tracce notevoli del suo passaggio. Facile quindi trovare in città mosaici romani (tra i meglio conservati al mondo) e chiese rupestri paleocristiane, bazar arabi con decine di botteghe  per foodies e amanti del naif e moschee foderate di tappeti, mura bizantine e fortificazioni crociate. Nei primi decenni dell’era cristiana gli apostoli Pietro e Paolo cominciarono la loro predicazione proprio da qui e Antakya conserva il luogo (oggi è la Chiesa di San Pietro) in cui i cristiani appena convertiti si riunivano in segreto a pregare. Non è tutto, ovviamente.

Tra arte e storia
Il Museo Archeologico della città conserva una delle migliori collezioni al mondo di mosaici romani e bizantini, che coprono un periodo che va dal I al V secolo d.C.  ma un assaggio di quello che doveva essere la ricchezza degli abitanti della Antiochia romana si ha anche nella hall del Museum Hotel, a metà tra parco archeologico pubblico e museo con migliaia di reperti ritrovati durante le campagne di scavo. Un testimonial eccellente di un passato remoto (ma ancora presente), insomma, che stupisce con il grande fascino dell’imperfezione e dei segni del tempo.

L’attrazione principale è il pavimento a mosaico più grande del mondo rinvenuto, intatto, durante gli scavi: una distesa di oltre mille metri quadrati di tessere coloratissime di vetro, di marmo e di pietra che si srotola, come un tappeto di pietra,  mostrando dei e ninfe, eroi e mostri mitologici, disegni geometrici e ingenui trompe l’oeil.

A tavola
Ma la testimonianza principale della sovrapposizione di culture, tradizioni e costumi nella provincia si ha a tavola. “L’odore dolce e speziato insieme” come diceva Georges Simenon, il papà di Maigret, è il must della cucina turca, frutto dell’incontro/scontro, pacifico e bellicoso delle moltissime civiltà che hanno stazionato in queste terre e hanno plasmato una nuova identità gastronomica mixando ingredienti, usi, tecniche del Medio Oriente, dell’Anatolia e del Mediterraneo e creando menu che sono viaggi nel gusto attraverso secoli, regioni e ricettari. 

I piatti della tradizione
Antakya, tra l’altro, è stata per secoli il centro del commercio delle spezie e nel 2017 è stata inserita nell’elenco delle Città Creative dell’ UNESCO come Città della Gastronomia: in città esiste una Hatay Gastromomy House, ospitata in un palazzotto fine ‘800 arredato con mobili antichi e fotografie d’antan, dove il cibo è local, ovviamente, con versioni raffinate dei piatti della tradizione. Si parte dai meze , naturalmente, gli antipasti, in quantità e qualità imbarazzanti,  che vengono portati in tavola  prima del piatto principale, accompagnati dal pane, il croccante ramazàn pidesi o la morbida yufka.  In genere i meze sono salse a base di verdure: immancabile, per esempio, è l’hummus a base di ceci, aglio, salsa di sesamo servito con fettine di cetriolo. Poi ci sono il baba ganaush (salsa di pomodori, peperoni e melanzane) e la salsa di yogurt e peperoni, le insalate di olive e di bulgur. Si passa alle zuppe: da quella di yogurt salato con riso e bulgur a quelle di ceci o di lenticchie verdi. I piatti principali sono di solito a base di carne (spesso manzo e agnello) che entra nella composizione di polpette, kebab , guarnizioni di tortine, e nei ripieni di bocconcini di pasta sfoglia o di melanzane stufate. Il pasto si  conclude con il kunefe ( formaggio racchiuso tra due strati di pasta fillo ricoperti di sciroppo)  o con il baklava  strati di pasta fillo e frutta secca (pistacchi e mandorle) imbevuti di  miele.

Di Enrico Saravalle
Settembre 2022

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