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Fragole a merenda

Dolci, succose, vanto della frutticoltura italiana, sono un dessert già al naturale. E in cucina danno vita a piccoli miracoli di ghiotta semplicità

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Tutti pazzi per le fragole, diventate in pochi anni il frutto per cui gli italiani spendono di più. Se un tempo le si poteva mangiare solo per 2-3 settimane, ora si possono acquistare persino per nove o dieci mesi l'anno. Com'è possibile?

Cosa è cambiato
Tutti ce ne siamo accorti: le fragole che si trovano oggi sono diverse da quelle di qualche anno fa. In poco tempo sono state sviluppate nuove varietà, per migliorare le caratteristiche gradite dal consumatore (prodotti belli, colorati, dolci, profumati e consistenti). A varietà che danno frutti grossi una sola volta l'anno si sono affiancate quelle rifiorenti, che producono frutti più piccoli dalla primavera fino all'autunno. Poi sono cambiate le tecniche di coltivazione, passate dal pieno campo alle colture protette sotto tunnel in plastica o fuori terra. Infine, sono cresciute anche le aree e le latitudini dove i frutti sono coltivati. Le piante di fragole fanno i fiori in inverno, ma il tempo che impiegano a diventare frutto dipende dal calore. Quindi, se vengono coltivate in aree più assolate maturano prima. Infatti oggi l'asse della produzione italiana si è spostato da nord a sud. Risultato: il calendario di raccolta va da gennaio a ottobre.

Manuela Soressi

La prima: in Emilia Romagna
Nel 1961, durante il primo "Convegno Nazionale della Fragola", l'Emilia Romagna è stata decretata leader italiana. Da allora le cose sono cambiate nei numeri (la regione oggi copre circa l'11 % del raccolto nazionale), ma non nella qualità. Dalla Fragola di Romagna Pat alla Ferrarese, dalla Sibilla (la più coltivata) alla Lycia, fino alla nuova arrivata Elodì (lanciata nel 2022), tutte si distinguono per sapore dolce e profumo intenso. Sono da provare nelle sagre che caratterizzano la tradizione locale (la più longeva d'Italia), come quelle di Gambettola (19-21 maggio) o di Lagosanto (12-14 e 19-21 maggio).

In Basilicata le più famose
Dai 70 ettari coltivati a fragole del 1955 agli oltre 1000 attuali, la Basilicata è oggi uno dei due grandi leader nazionali (insieme alla Campania). Sulle numerose tipologie, coltivate soprattutto in serra, spicca l'ormai nota Candonga, di gusto dolcissimo: risultato di sette anni di incroci naturali tra diverse varietà, è coltivata esclusivamente nella piana di Metaponto (tutti coltivatori sono iscritti al "Club Ufficiale Candonga") ed è diventata il simbolo della frutticoltura regionale.

Eccellenze altoatesine
In Alto Adige, la Val Venosta è una piccola ma grande realtà. Vi si coltivano fragole di montagna, con un habitat tra gli 800 e i 1800 metri e con una stagionalità da giugno fino a settembre: ben più tradiva quindi rispetto alle altre, che maturano da marzo (le precoci) fino a giugno-luglio. I frutti sono coltivati in pieno campo o sotto tunnel aperti e seguono un disciplinare particolarmente rigido per potersi fregiare del marchio "Qualità Alto Adige". Le varietà sono numerose e si possono conoscere da vicino nel "Sentiero delle Fragole", un percorso didattico che si snoda nella confinante Val Martello.

Campania da record
Dopo una flessione nel 2020, la regione ha recuperato terreno e vanta oggi una superficie coltivata di oltre 1000 ettari. Insieme alla vicina Basilicata raggiunge il 50% del raccolto nazionale. Due la varietà più coltivate (da sole coprono il 40% degli impianti): la Melissa (rustica, molto precoce e resistente alla malattie) e la Sabrina (particolarmente rossa, allungata e consistente). Entrambe sono apprezzate per l'ottimo rapporto tra zuccherinità e acidità.

Cristiana Cassé
maggio 2023

TAG: #fragole

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