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Diversamente Ferrara

Nel dedalo del centro medievale, lungo il corso rinascimentale e nei bei palazzi di questa città con un ricco calendario espositivo e una gastronomia emiliana dagli accenti atipici

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Si dice spesso che è una città a misura d'uomo. In effetti il nucleo storico di Ferrara si visita facilmente a piedi. O tuttalpiù in bicicletta, abituale mezzo di trasporto dei suoi abitanti, ideale per muoversi nella zona chiusa alle auto ed esplorare il dedalo di vicoli silenziosi del quartiere medievale, un tempo ghetto di una comunità ebraica tra le più antiche d'Italia. Sempre le bici si prestano a percorrere il terrapieno alberato sulle mura, raro esempio di cinta difensiva rimasta quasi intatta, che si snoda per circa 9 km. Fu costruita in epoca estense (tra il XV e il XVI secolo) nell'ambito del rivoluzionario progetto di pianificazione urbana realizzato da Biagio Rossetti su incarico del duca Ercole I d'Este. La razionalità del piano rese Ferrara "la prima città moderna d'Europa", influenzando i criteri urbanistici nei secoli successivi, e le valse, nel 1995, il riconoscimento di patrimonio Unesco come Città del Rinascimento. Ne è un esempio corso Ercole I d'Este, "ampio, dritto come una spada", come lo descrive lo scrittore ferrarese Giorgio Bassani, che proprio qui collocò l'immaginaria dimora del suo romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini". Il corso è una strada prospettica di 1,5 km che collega le mura al castello estense, simbolo del passaggio tra Medioevo e Rinascimento.


Grandi opere esposte a Palazzo

Lungo il percorso si incontra un altro capolavoro del Rossetti: il Palazzo dei Diamanti, rivestito da un bugnato di oltre 8000 blocchi di marmo bianco e rosa di forma piramidale. L'interno ospita la collezione della Pinacoteca Nazionale (opere di Cosmé Tura, Garofalo e Guercino) e mostre temporanee (dal 3 marzo al 10 giugno, "Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni", con tele anche di Segantini, Balla, Carrà). Proprio di fronte, un'altra dimora rossettiana, palazzo Prosperi-Sacrati. Oggi è in rovina, ma conserva quello che il Carducci definì "il florido arco", un magnifico portale in marmo con un balcone sorretto da putti. Si arriva infine al castello, circondato dall'acqua di un fossato, la cui bellezza severa e metafisica è stata più volte ritratta da De Chirico negli anni del suo soggiorno in città come militare, durate la guerra del `15-'18. Ogni primavera (quest'anno, dal 18 marzo al 1° maggio) nel cortile si tengono le coreografie delle contrade che preludono al Palio più antico del mondo (risale al 1259), di cui è rimasta memoria negli affreschi di Palazzo Schifanoia (attualmente chiuso al pubblico). L'interno del castello vale una visita per le suggestive prigioni sotterranee, un'insolita cappella dedicata al culto calvinista, rivestita di marmi policromi, e le sale affrescate; qui, fino al 3 giugno, viene esposta la collezione Cavallini Sgarbi, ovvero 130 opere raccolte dal popolare critico d'arte, dalle sculture del `400 fino ai dipinti degli artisti ferraresi del `900: Previati, Boldini, De Pisis e Mentessi.


Emiliana e non solo

La cucina ferrarese, sontuosa e saporita, ha accenti delle regioni limitrofe. Con Mantova condivide la tradizione della pasta fresca ripiena di zucca (anche se i Cappellacci ferraresi Igp non contengono amaretto e mostarda). Con la Romagna ha in comune i passatelli (a base di grana e pangrattato, cotti in brodo). Quanto al pasticcio di maccheroni (timballo di frolla dolce al profumo di noce moscata e tartufo) è una specialità di impronta rinascimentale, così come la salama da sugo che il duca Ercole I inviò come dono a Lorenzo de' Medici. Aromatizzato al vino, anche la "zia", salame locale, da gustare con la fragrante Coppia, il pane ferrarese.

Paola Mancuso,
dicembre 2023

TAG: #Ferrara

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