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ViniSiciliaL'Etna, un vino vulcanico

L'Etna, un vino vulcanico

Dal bianco al rosso, anche nella versione Riserva, fino al Rosato e allo Spumante. Per i vini dell'Etna lo stile è dettato dal vulcano: freschezza, sapidità, eleganza nel corpo e profumi di fiori e frutta. Scopriamolo con un esperto dell'ONAV

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I vini prodotti sulle pendici dell’Etna sono oggi di gran moda, siano essi bianchi, rossi, rosati oppure spumanti. Piace la loro eleganza aromatica, l’assaggio fresco e sapido, ma anche la suggestione di un territorio unico, segnato dal vulcano più elevato d’Europa ma anche da una storia, non solo in fatto di vino, a dir poco millenaria.
Nella zona la produzione vitivinicola risale alla notte dei tempi, come testimoniato dallo stesso Ulisse che, nell’Odissea, si bea del vino prodotto dai ciclopi proprio alle pendici di sua maestà a’ muntagna, termine dialettale ancora oggi utilizzato per indicare l’Etna. Nella Storia dei vini d’Italia di Andrea Bacci nel 1596, solo per fare un altro esempio, sono citati dei vini prodotti sulle colline che circondano Catania la cui bontà è attribuita alle ceneri del vulcano, precorrendo così tutte le considerazioni sull’influenza dei suoli nella produzione di vini di qualità.

Nel XIX secolo la superficie vitata raggiunge gli 8.000 ettari e alla fine dell’Ottocento il Barone Spitaleri produce già degli spumanti con rifermentazione in bottiglia dove, in etichetta si legge, con grande nonchalance, Champagne dell’Etna. Nei primi anni del Novecento la fillossera, parassita proveniente dall’America che ha distrutto circa l’80% dei vigneti europei, invade questa parte della Sicilia ma non riesce ad attecchire del tutto sulle pendici del vulcano, risparmiando buona parte dei fondi vitati.
Nei secoli la produzione vinicola etnea, sebbene apprezzata, era perlopiù venduta localmente e non si fregiò di alcuna “protezione” legislativa sino al 1968, quando venne riconosciuta la DOC Etna che oggi prevede vini bianchi, rossi, rossi Riserva e spumanti.
La zona di produzione, tutta in provincia di Catania, abbraccia 20 comuni di cui 17 all’interno del Parco dell’Etna, tra cui, solo per citarne alcuni, Biancavilla, Paternò, Nicolosi, Giarre, Zafferana, Linguaglossa, Castiglione e Randazzo. Le vigne formano un semicerchio con andamento nordest-sudovest e poggiano su suoli caratterizzati da ceneri, sabbie e pomice frutto delle tante colate laviche ed eruzioni del vulcano. Il clima è mediterraneo, con temperature medie tuttavia mai troppo calde per la zona che si aggirano tra i 14 e 15 °C e i vigneti occupano la fascia mediana dei versanti, con un’altimetria tra i 300 e i 1.100 metri.
Le uve sono allevate perlopiù ad alberello su terrazzamenti sostenuti da muretti a secco di pietra lavica che, insieme alla presenza di antiche masserie e palmenti in pietra disegnano il paesaggio rurale e viticolo del vulcano.

L’Etna Bianco è prodotto da almeno il 60% di Carricante, con aggiunte di Catarratto per un massimo del 40%. Se il vino si fregia della menzione Superiore, il Carricante non può essere meno dell’80% dell’uvaggio. L’Etna rosso, anche nella versione Riserva, così come il Rosato sono, invece prodotti con Nerello mascalese, minimo 80%, e Nerello cappuccio fino al 20%. L’Etna Spumante, infine, nelle versioni in bianco o rosato, è prodotto con un minimo del 60% di Nerello mascalese, cui possono essere aggiunte altre uve, anche internazionali come, ad esempio, Pinot nero, ammesse nella regione. Lo stile è dettato dal vulcano: freschezza, sapidità, eleganza nel corpo e odori di fiori e frutta, al netto dell’apporto tostato e speziato del legno quando utilizzato.

Nel calice l’Etna Bianco è di colore paglierino con riflessi che vanno dal verdolino all’oro. L’olfatto è floreale di ginestra, biancospino, acacia e gelsomino, fruttato mediterraneo e tropicale, cui si aggiungono note di pietra focaia, talvolta alghe e pepe. In bocca i vini sono sapidi, freschi, agili nel corpo e dal finale fruttato. A tavola questi vini sono perfetti, al netto delle differenti strutture, in abbinamento alla cucina di pesce, dai crudi fino ai pesci al forno o alla griglia, passando per primi piatti e zuppe.
I Rosé sono brillanti, con colori che variano dal rosa chiaro al chiaretto. Floreali nelle note aromatiche, svelano un corredo fruttato di fragoline di bosco, lamponi e cenni mentolati. Agili, freschi e sapidi all’assaggio, con “dolce” finale di lamponi. Perfetti in abbinamento con salumi, minestre di verdure, pizze rustiche e tutta la golosa rosticceria catanese.
L’Etna Rosso è invece rubino alla vista, tendente al granata con l’invecchiamento e nelle versioni Riserva. L’olfatto è fruttato di amarene, more, frutti di bosco rossi, quindi mandorla, cannella, pepe nero e tabacco. Asciutto e sapido al palato, dal tannino sottile e sempre ben freschi, con finale di frutta rossa e liquirizia. Da bere con primi al ragù, ma anche carni bianche in casseruola, selvaggina da piuma e grigliate di maiale, preferibilmente razza nero dei Nebrodi.
Molto piacevoli, infine, gli spumanti, sempre floreali e fruttati al naso, con note di crosta di pane e biscotti tipici della lavorazione e lievi spezie. Freschi, briosi e sapidi al palato, sono perfetti nell’accompagnare la cucina di mare della zona ma anche i salumi e la già citata ricca rosticceria locale.
Nel loro insieme i vini dell’Etna sono duttili, mai complicati benché complessi e adatti a tutte le stagioni; aspetti questi ultimi che, insieme all’unicità e alla bellezza del territorio, hanno questi antichi nettari, letteralmente, irresistibili.

di Alessandro Brizi
aprile 2023

Alessandro BriziAlessandro Brizi è caporedattore de L'Assaggiatore, la rivista ufficiale dell'ONAV, Associazione Nazionale Assaggiatori Vino.
Fondata nel 1951 a Asti, ONAV è la prima organizzazione a dedicarsi all'approfondimento del mondo del vino in Italia. Presente in maniera capillare su tutto il territorio nazionale e in espansione all'estero, attraverso le Sezioni locali ONAV diffonde la conoscenza del bere consapevole, la valorizzazione del patrimonio enologico italiano e la formazione continua di appassionati e professionisti competenti, organizzando corsi e seminari, in presenza e online, e partecipando come partner a iniziative dedicate al vino su tutto il territorio nazionale. Il rigore del metodo di assaggio è garantito dal Comitato Scientifico, guidato dal Prof. Vincenzo Gerbi dell'Università di Torino e composto da importanti esponenti del mondo scientifico ed enologico.

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