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News ed EventiPiaceriCono per gelato: storia di rivalità, inventori e opportunità

Cono per gelato: storia di rivalità, inventori e opportunità

Forse non riusciremo mai a individuare con certezza chi ha inventato il cono per gelato, se nasce grazie a un singolo individuo o a una serie di vicende collegate: certo è che questa cialda croccante “da passeggio” ha contribuito moltissimo alla diffusione del gelato

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Le origini del cono da gelato, secondo la letteratura gastronomica dell’epoca

Alcuni storici ne indicano la Francia all’inizio del XIX secolo come luogo di nascita: coni commestibili furono menzionati nei libri di cucina francesi già nel 1825, quando Julien Archambault descrisse come si poteva arrotolare un cono da “piccole cialde”. Nel 1846, “The Modern Cook” scritto dal cuoco italo-britannico Charles Elmé Francatelli, descrive l’uso dei coni gelato come parte di un piatto da dessert più grande, Iced Pudding a la Chesterfield (foto sotto), descrivendoli come “gauffre (cialde), riempiti con un po’ di gelato”.

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Altri storici hanno indicato le ricette dell’autrice britannica Agnes B. Marshall come precursori del cono da gelato commestibile: il libro di cucina della signora (stampato nel 1887) include istruzioni per preparare i “Cornetti con Crema”, contenitori a forma di cono fatti con un impasto dolce di mandorle pelate e farina, arrotolati in stampi per cornetti, cotti al forno e farciti con panna montata zuccherata al gusto di vaniglia. “Questi coni possono anche essere riempiti con qualsiasi gelato o ghiacciolo”, osserva la Marshall – in questo ultimo caso riferendosi a miscele di acqua ghiacciata come le granite – “e serviti per pranzo, cena o  dopo cena”.

È più probabile però che i futuri inventori dell’attuale cialda a cono volessero aiutare i venditori ambulanti a evitare i problemi di rottura e igiene derivanti dall’uso di contenitori in vetro.

Gelato, il più goloso degli street food

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Ancora alla fine del XIX secolo, mangiare era un’attività formale, con tovaglioli, tavoli e regole di galateo. Il gelato a tavola veniva servito come una delicata fetta su un piatto, poi gustato con un cucchiaino. Ma spopolava come street food, una chicca appetitosa venduta nelle strade delle città. Con la crescente popolarità del gelato, i venditori ambulanti inglesi iniziarono a venderlo in una varietà di contenitori, tra cui bicchierini di vetro a forma di tronco di cono chiamati penny licks (letteralmente “leccate da un penny”), in cui si vendevano ghiaccioli sulle spiagge britanniche e per le strade di Londra. Questi piccoli bicchieri di vetro erano un costo per il gelataio perché spesso non venivano restituiti o si rompevano, per non parlare del fatto che venivano poi riutilizzati dal cliente successivo senza lavarli, con il rischio di diffondere malattie. La fotografia qui sopra, del 1877 circa, ritrae un gruppo di bambini che affollano il carretto di un gelataio a Londra; il bambino al centro sta mangiando un “penny-lick” di gelato.

ICE CREAM STAND LONDON

Un’alternativa contemporanea al penny lick fu l’”hokey-pokey” (intraducibile, sembrerebbe una storpiatura della frase italiana ‘Oh, che poco’), ideato dai venditori ambulanti italiani immigrati a Londra negli anni ‘70 del XIX secolo: il gelato freddo veniva pressato in stampi rettangolari, tagliato a fette e avvolto in carta bianca, per essere venduto dai chioschi dei venditori (sopra). Nel giro di pochi anni, gli immigrati italiani lo portarono negli Stati Uniti, dove si diffuse, illustrando il crescente interesse per i contenitori monouso e la conseguente facilità di pulizia.

Gelato & C: un mondo tutto italiano!

CONO GELATO TRONCO

Sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti, gli immigrati italiani dominavano il commercio urbano del gelato e le sue innovazioni. Entro il 1890, i venditori avevano già ridisegnato l’involucro di carta dell’hokey-pokey e creato, come si registrò un articolo di giornale del tempo “una fetta di gelato di mezzo pollice posta tra due pezzi quadrati di cialda zuccherata” – un primo sandwich di gelato.

Altri sperimentarono vari stampi e dispositivi per trasformare industrialmente quelle cialde in coppette commestibili.

Cono da gelato: storie di imprenditori, cugini e controversie

Cone Machine

Antonio Valvona, cittadino italiano residente a Manchester, in Inghilterra, nel1901, depositò un brevetto per un “Apparecchio per la cottura di coppette di biscotti per gelato”, dispositivo progettato per cuocere impasto da biscotti in stampi, creando coppette o contenitori “che possono essere riempiti di gelato, che può poi essere venduto dai venditori di gelato nelle vie pubbliche o in altri luoghi”. L’anno successivo, Valvona si unì a Frank Marchiony (o Marchioni, in alcuni documenti), immigrato italiano a New York, per fondare la Valvona-Marchiony Company, che produsse le coppette brevettate e il gelato in esse venduto.

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Nel settembre del 1903, il cugino di Frank, Italo Marchiony – originario di Cadore ed emigrato oltreoceano a New York – depositò a sorpresa un brevetto per il suo “apparecchio di stampaggio utilizzato nella fabbricazione di coppe per gelato e simili” (foto sopra). L’innovazione di Italo consisteva nel fatto che il suo progetto permetteva di modellare la pasta per biscotti “in forme particolari e insolite”, impossibili prima.

Cialda a cono: vicenda vera o leggenda?

Historic_Trademarks_Ice_Cream_Sandwich

Siamo alla vigilia dell’Esposizione Universale di St. Louis del 1904: la gente mangiava il gelato da contenitori commestibili, ma niente di simile al cono gelato che conosciamo. Durante l’Esposizione Universale,  Ernest A. Hamwi, concessionario siriano, vendeva una pasta croccante simile a una cialda, lo zalabis, in un chiosco accanto a un Albert Aboussie, gelataio libanese. A causa della popolarità del gelato, il gelataio finì bicchieri di carta. Hamwi trovò una soluzione semplice al problema del gelataio: arrotolò rapidamente una delle sue cialde ancora calde a forma di cono e la diede al gelataio.

CIALDE CONO DA GELATO

Il cono si raffreddò in pochi secondi, Aboussie li riempì di gelato e i visitatori della fiera ne furono entusiast: chiamarono la nuova delizia “cornucopia” e il cono gelato divenne rapidamente una chicca preferita.  Fu una rivelazione: il cono era sulla buona strada per conquistare il mondo. Qualche anno dopo, Hamwi aprì la sua azienda produttrice di coni, la Cornucopia Waffle Company. Successivamente, altri imprenditori svilupparono macchine per la produzione in serie di coni gelato, rendendoli ulteriormente popolari.

Eaating ice cream cones at the 1904 World's Fair

Cono per gelato: tipologie e curiosità

Con lo sviluppo del cono gelato moderno, emersero due tipi distinti di cono: il cono arrotolato – una cialda, cotta in forma rotonda e arrotolata (prima a mano, poi meccanicamente) non appena tolta dalla piastra, che in pochi secondi, si induriva fino a formare un cono croccante – e il cono modellato: si versava l’impasto in un guscio, si inseriva un nucleo su cui veniva cotto il cono e poi lo si rimuoveva; In alternativa, si versava l’impasto in uno stampo, lo si cuoceva e poi si apriva lo stampo, in modo che il cono potesse essere rimosso facilmente. Oggi esistono molti tipi di cono, tra cui coni ricoperti di zucchero, coni con cialda al cioccolato e coni foderati di cioccolato all’interno.

CONO AL CIOCCOLATO

Nel 1959, Spica, azienda italiana produttrice di gelato con sede a Napoli, inventò un processo in cui l’interno del cono di cialda veniva isolato dal gelato da uno strato di cioccolato, zucchero e olio. Spica registrò il nome Cornetto nel 1960.

Nel 2008 il cono gelato è diventato il dolce ufficiale dello Stato del Missouri.

 

Francesca Tagliabue
aprile 2025

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