Nel novembre scorso, l’Istat ha pubblicato i dati del censimento dei musei in Italia, pubblici e privati. È la prima volta che abbiamo un quadro complessivo del nostro patrimonio artistico: oltre 3.800 i musei, gallerie o collezioni, 240 le aree archeologiche, 500 i monumenti e complessi monumentali. Accanto a questi, esistono musei dedicati a un altro aspetto della nostra cultura: quella enogastronomica.
Attraggono anche il pubblico giovane e continuano a fiorire: da poco più di un anno ha aperto il Gelato Museum Carpigiani, nel Bolognese; a maggio inaugura a Collecchio (Pr) il Museo della Pasta. Di solito i "musei del cibo" sorgono in piccoli centri o in suggestivi ambienti naturali, che da soli valgono il viaggio. Spesso sono ospitati in edifici di pregio, come il museo del sale di Cervia, allestito negli antichi magazzini, o il museo del salame Felino, nei sotterranei del castello trecentesco con lo stesso nome. Tutti rendono onore alle migliori prelibatezze del nostro paese, spiegandone origini e tipicità, necessariamente legate al territorio e alla tradizione. Espongono strumenti di lavoro o prodotti d’antan e, al tempo stesso, raccontano di una comunità operosa o di un imprenditore lungimirante. Come succede al Museo Storico Perugina, dove la fortuna delle specialità al cioccolato che hanno accompagnato generazioni di Italiani sono indissolubilmente legate ai nomi di Giovanni Buitoni e Luisa Spagnoli.
Il percorso - che comprende postazioni video che ripropongono filmati di repertorio e le réclame degli ultimi 50 anni - ha allestito anche un’area degustazione. Perché la migliore conclusione di un tour in un museo del gusto è l’incontro con il cibo di cui si è conosciuta la storia. L’assaggio diventa un vero rito al museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto (Mo), dove da pochissimo, nella suggestiva Rocca Rangoni, è stato inaugurato un laboratorio dedicato all’esame visivo, olfattivo e gustativo dell’eccellenza modenese, con lezioni dei maestri della Consorteria. Sono invece esperti enologi a guidare le degustazioni al WiMu-Wine Museum a Barolo (Cn). Il percorso di visita inizia dal terzo piano dell’antico castello Falletti, giù fino ai seminterrati. Una discesa tra giochi di luce avveniristici, fotografie, dipinti e personaggi storici che si conclude con l’assaggio del prelibato nettare. Da qui si può poi ripartire alla scoperta dello splendido territorio piemontese tra cantine, altri castelli e la tipica cucina langarola.
testo di Paola Mancuso, ricette di Alessandra Avallone, foto di Alkèmia, stylist Stefania Aledi
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