Nell’immaginario collettivo soltanto i vini rossi sono vocati all’invecchiamento, mentre i bianchi, in particolare gli italiani, si devono degustare giovani, nel pieno della loro freschezza che infatti il tempo guasterebbe. Non è esatto, almeno non del tutto. Anche il carnet dei «paglierini» può riposare diversi anni in cantina (20 e oltre), regalando note e profumi straordinari.
Naturalmente ci devono essere condizioni favorevoli e precise affinché ciò possa accadere.
In sintesi sono queste:
• Il terreno su cui sorge la vigna deve essere caratterizzato da notevole mineralità
• Si devono preferire vigne antiche, capaci di dare un frutto più complesso
• La pressatura delle uve in fase di lavorazione deve essere molto lenta e delicata per evitare il rilascio di sostanze che possano agevolarne l’ossidazione
• La fermentazione deve avvenire preferibilmente in botti piccole
• Dopo la fermentazione alcolica, si deve prediligere la tecnica francese del bâtonnage (vedi Il Glossario del vino)
I vitigni a bacca bianca che sanno dare grandi soddisfazioni con il passare degli anni sono:
• Il Verdicchio di Jesi e Matelica
• Il Trebbiano d’Abruzzo
• Il Timorasso
• Il Gewürztarminer
• E più in generale quelli che si trovano nella zona del Collio in Friuli, come ad esempio il Friulano, il Sauvignon e il Pinot grigio.
LE PAROLE DEL VINO
AROMATICO: termine spesso associato ai vini bianchi che conservano i profumi originari del vitigno di appartenenza
BÂTONNAGE: la tecnica di rimescolamento del vino all’interno della barrique, praticata per rimettere in sospensione le fecce nobili che si sono depositate sul fondo.
MATURO: si dice di un vino che ha raggiunto la sua massima espressione. Oltre non può andare.
BRODO DI CASTAGNE: espressione gergale che si utilizza per descrivere un vino bianco ossidato che ha assunto tonalità più scure.
VELATO: si dice si un vino poco limpido, quasi opalescente
Chiara Risolo
marzo 2023
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