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News ed EventiNewsSale&Pepe: scopri il numero di giugno 2018

Sale&Pepe: scopri il numero di giugno 2018

Un’antica tradizione dell’entroterra ligure: uno sciroppo di rose tanto prezioso da diventare presidio slow food. E poi altre delizie con i petali e idee sfiziose per la tavola di primavera

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Il tempo delle rose


96961Chi percorre spesso (come me) o talvolta la A7 in direzione di Genova o Milano non può fare a meno di superare la galleria dei Giovi, spartiacque tra la pianura e il Mar Ligure. Un po’ prima o un po’ dopo il passo, secondo la direzione, c’è l’uscita di Busalla, che passa inosservata al viaggiatore. Tuttavia, chi esce qui e supera la cittadina e le zone industriali, s’inoltra nell’Alta Valle Scrivia. La sua parte orientale, un tempo meta di villeggiatura della borghesia genovese, con i suoi prati e i suoi boschi di castagno appartiene al Parco Naturale Regionale dell’Antola, ed è una delle zone più suggestive dell’Appennino ligure: qui dal XVII secolo circa si coltivano le rose per farne sciroppo.


Come, quando e perché non si sa, ma tra Genova, il Genovesato e le rose c’è sempre stato uno stretto rapporto, tanto da diffondere l’usanza di lavorare i petali per farne dolci specialità, come riportano documenti del ‘600 e dell’800. Ancora oggi lo testimoniano nel capoluogo ligure lo sciroppo di rose prodotto dall’antica Farmacia Sant’Anna dei Frati Carmelitani Scalzi (1650) o la storica confetteria Romanengo, che dal 1780 produce pastiglie, zuccherini, petali di rosa canditi etc.. L’altitudine, l’umidità e la particolare escursione termica dell’Alta Valle Scrivia hanno fatto sì che da secoli alcune varietà di rose antiche come la rugosa o la muscosa trovassero qui il loro habitat ideale.


160999Coltivate come piante da siepe per delimitare gli appezzamenti di terra destinati alla coltivazione degli ortaggi, erano raccolte da metà maggio a giugno dalle donne per uso casalingo e farmaceutico. Non esisteva un commercio di questi prodotti, ma talvolta solo uno scambio di talee per assicurarsi la continuità della produzione. Nel 2000, con il contributo di enti locali come la Provincia di Genova, la Comunità montana e il Parco dell’Antola, è nata l’associazione “Le Rose della Valle Scrivia” (www.rosedellavallescrivia.altervista.org), con il compito di recuperare le antiche cultivar e riportare in auge la produzione di sciroppo di rose della valle, che è diventato presidio Slow Food. Quando passate per l’A7 all’uscita di Busalla fate un pensiero: ogni anno nella seconda settimana di giugno si tiene la “Festa delle rose”, e le aziende agricole che appartengono all’associazione aprono al pubblico i roseti e propongono assaggi dei loro prodotti. Un motivo in più per scoprire una piccola parte di Appennino e riscoprire un prodotto che non vuole essere più d’antan.

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