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News ed EventiPiaceriVini dolci: da meditazione, da fine pasto o da cocktail?

Vini dolci: da meditazione, da fine pasto o da cocktail?

Si sta rivivendo un nuovo Rinascimento nel consumo di questi vini, forse non nelle quantità, ma sta cambiando il modo stesso di consumarli, gustandoli da meditazione o addirittura nei cocktail

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Apprezzati in tutte le corti nobiliari europee fino agli inizi del Novecento, i vini dolci sono erano i più bevuti. Negli ultimi 15 anni il consumo ha subito un calo, apparentemente inarrestabile. I fattori che hanno contribuito sono tanti: in primis la stretta verso l'uso di zuccheri (ovviamente hanno un forte grado zuccherino), ma hanno avuto il loro ruolo anche l'innalzamento delle temperature e la maggior diffusione del riscaldamento nelle abitazioni (erano vini usati in passato anche per "riscaldarsi" dato l'alto tasso alcolico). Alla base di questa trasformazione c'è soprattutto un profondo cambio di gusti nella fruizione dei vini, dovuto a una costante ricerca in campo enologico, che ha portato a una maggior varietà e qualità di prodotti e che ha finito per relegare quelli dolci ai momenti di festa o al dopo pasto. L'erosione dei consumi nel mercato italiano è compensata dall'export, che invece sta crescendo, arrivando a una media dell'80% sul totale della produzione. Fortunatamente negli ultimi anni i vini dolci sono al centro di un nuovo interesse, che non punta sulle quantità, ma sulle modalità di fruizione e li vive piuttosto come vini da meditazione o addirittura come ingredienti preziosi per cocktail contemporanei.


Quali sono le tipologie di vini dolci italiani?
Nel nord-ovest, dove nascono, troviamo il l'Asti e il Moscato d’Asti, nel Nord-Est troviamo passiti da Traminer e ai vini dolci del Friuli, come il Picolit. Al Centro, quando si parla di vino dolce, si pensa soprattutto al Vin Santo, in Toscana, e ai passiti, nel Lazio. Al Sud e nelle Isole, dominano i passiti e i vini fortificati come il Marsala. I vini dolci vanno solitamente gustati in concordanza di gusto, ovvero in abbinamento a dessert o in alternativa, da soli, come vino a fine pasto o, per quelli particolarmente liquorosi, da meditazione. Negli ultimi anni si è cercato di svecchiare queste abitudini inserendo i vini dolci nelle carte dei cocktail, anche per avvicinarli al mondo dei giovani. Il primo a promuovere questo movimento è stato Cantine Pellegrino con quella che ha chiamato "Marsala Revolution". 


La nuova vita del Marsala nei cocktail
Prendendo spunto da questo vino "rivoluzionario", amato da Garibaldi, si è cercato di dare nuova vita al Marsala. "Ogni rivoluzione mira a instaurare un ordine diverso, un modo di bere contemporaneo, facile, fuori dai canoni, di totale rottura rispetto a quello rimasto in voga per oltre un secolo fino a qualche decennio fa", racconta Benedetto Renda, amministratore di Cantine Pellegrino. Old John, Bip Benjamin, Uncle Joseph, Horatio (nomi in onore dei grandi imprenditori inglesi che intuirono nel XIX secolo le potenzialità commerciali del Marsala decretandone il successo) oggi sono diventati una nuova linea dedicata alla mixology. Queste bottiglie vogliono raccontare i diversi stili di Marsala (Marsala Superiore, Marsala Superiore Riserva, Marsala Soleras o Vergine, Marsala Vergine Stravecchio o Riserva) a un pubblico giovane e meno edotto dal punto di vista enoico. A completare la gamma c’è anche il Marsala Ambra Superiore 2012 Anita Garibaldi, dedicata alla donna che amava il rivoluzionario. Da uve Grillo, Catarratto e Inzolia, coltivate nell’entroterra di Marsala e Mazara del Vallo, intrigante per il suo colore ambra intenso, è un vino versatile (il più "lieve" della squadra, un Marsala Superiore, con 18 gradi alcolici e 24 mesi di affinamento in botte), con gradevoli note di albicocca e carruba, e lievi sentori di timo e pepe nero. E non dimentichiamo che questo vino è spesso usato anche in cucina: ecco qui la ricetta delle animelle al Marsala.

195062Il Torcolato di Braganze, una micro produzione che si produce su una striscia di terra collinare di circa venti chilometri, fra i fiumi Astico e Brenta, nel territorio di Braganze, nel vicentino. Viene nominato per la prima volta nel 1754 quando si spiega il processo di produzione: l’uva Vespaiola, autoctona del territorio, viene messa a mo' di "torcolato" ovvero i grappoli vengono lasciati in appassimento, attorcigliati e appesi con una corda alle travi del granaio (principalmente per risparmiare spazio e proteggere i preziosi acini dai possibili roditori). Durante questo periodo gli acini perdono gran parte dell’acqua contenuta, favorendo un elevata concentrazione degli zuccheri, prima di essere “torchiato” e messo a fermentare in piccole botti di rovere. Dal 1996 è stata riconosciuta la Doc ma da tempo immemore a presidiare sul corretto procedimento troviamo la Magnifica Fraglia (Confraternita) del Torcolato. Tra i maggiori produttori ad oggi di questa micro produzione troviamo Fausto Maculan con la figlia Maria Vittoria. 

195079Ra'is Essenza di Baglio di Pianetto, rappresenta la storia di un popolo. Già conosciuto alla corte imperiale di Federico II, il moscato è diventato di generazione in generazione il vino per eccellenza delle feste in Sicilia, legandosi a doppio filo alla tradizione della pasticceria dell'isola, dove all’intensità dei sapori ha la forma della golosità barocca. Prodotto dalle uve moscato raccolte nella tenuta di Contrada Baroni a Noto, nelle terre di calcare bianco, questo moscato racconta del vino preferito del Conte Paolo Marzotto da giovanissimo. Il nome prende spunto dai pescatori di tonni, perché si dice che il moscato catturi la luce del sole di Sicilia e la propaghi tra i suoi riflessi d’oro e ramati come nelle loro reti. 

195080Il recioto della Valpolicella è un vino dalla storia antica, che risale ai tempi dei romani. I vitigni usati sono autoctoni, ovvero la Corvina (nella misura dal 45 al 95%), la Rondinella (dal 5 al 30%) e il Corvinone (fino a un massimo del 50%). Anticamente l'appassimento veniva condotto sui graticci utilizzati per la coltivazione del bacco da seta per circa 3 mesi ma oggi vengono predisposti nei locali idonei (detti fruttai), opportunamente ventilati. Infine viene fatto affinare per un periodo di almeno 3 anni in piccole botti di rovere. A questo vino è dedicata anche una festa tradizionale e molto sentita, il Palio del Recioto che si tiene per tradizione nel periodo pasquale. Una delle cantine più storiche che lo produce con tutti i crismi del metodo tradizionale è l'agricola Meroni a Sant'Ambrogio di Valpolicella. Vanta tra gli antenati della famiglia Antonio Pesenti, economista e politico italiano e membro dell’Assemblea Costituente e una dedica, riportata in etichetta, dal celebre poeta veronese Berto Barbarani in una lettera del 1943, dove apprezza questo vino. 

195081Tra i vini eroici (ovvero prodotti in condizioni particolarmente avverse e raccolto esclusivamente a mano) non si può che ammirare la tenacia dei viticoltori che producono il passito di Pantelleria. Tra le etichette più iconiche e dal forte allure, il Pantelleria Passito Ben Ryé 2016 Donnafugata, che dall’arabo significa “figlio del vento”. Questo perché, come amano dire gli abitanti di quest'isola impervia e che spesso soffre di grandi siccità, il vento che soffia fra i grappoli è una costante dell'isola. L’etichetta d’autore celebra l’amore, la cura e la fatica che è necessaria per produrre questo vino su un’isola unica e affascinante. 


Gennaio 2022
Camilla Rocca
Foto in alto della Pasticceria Brembati a Villa d'Almè (Bg)

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