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Nel regno dell'anguria

Coltivata tra l'argine del Po e la via Emilia, la Reggiana è l'unica varietà italiana protetta dal marchio Igp

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Si scrive anguria e si legge estate: pochi frutti rappresentano la bella stagione più di questo. In Italia se ne coltivano molte varietà, ma per trovare l’unica certificata con il marchio dell’Igp bisogna andare nelle campagne di Reggio nell’Emilia, in un territorio che va dalle golene del Po fino a nord della Via Emilia alle porte del capoluogo.

Il culto dell’anguria
Qui il culto dell’anguria è antico e cittadine ricche di storia e cultura come Brescello, Gualtieri e Novellara venivano già citate nella Guida Gastronomica del Touring Club del 1931 per essere zone di produzione di cocomeri e meloni zuccherini. La dolcezza e la croccantezza dei frutti sono le caratteristiche originali ottenute grazie alla coltivazione realizzata su queste terre argillose dotate di sostanza organica, ricche di potassio e magnesio che, ceduti al frutto, combattono il senso di spossatezza dato dalla calura estiva.

Il Consorzio di tutela è stato riconosciuto a metà aprile del 2020 ed è presieduto da Ivan Bartoli.

Chioschi e raccolta
Iniziamo il nostro tour dalla sua azienda, dove da giugno a settembre è allestito lo spaccio di angurie e verdura di stagione. “Al momento”, spiega Bartoli “i produttori aderenti al Consorzio sono 12, ai quali si aggiungono 2 società confezionatrici, che trasformano le angurie a marchio Igp. Si riconoscono per il marchio applicato su ciascun esemplare in possesso delle caratteristiche idonee. Questo frutto verde, bianco e rosso non poteva che nascere a Reggio, dove il tricolore fu cucito per la prima volta”.

Nella campagna di Novellara l’intera famiglia di Erik Brioni è coinvolta nella raccolta. “Alle 5 del mattino ci si prepara con i collaboratori”, dice Brioni. “La raccolta dell’Anguria Reggiana Igp è un’operazione complessa e ha nella figura dello staccatore, lo spicador, il ruolo più importante nella gerarchia del lavoro”. Lo spicador, con una roncola batte il cocomero per sentirne il suono, che deve essere morbido, come quello dato dalla percussione di un tamburo. Ciò indica la giusta maturazione del frutto, che viene staccato dal picciolo e depositato ai margini della scolina. Dietro allo spicador, i raccoglitori solleveranno da terra il cocomero e lo passeranno agli addetti sul cassone trainato dalla motrice come una palla da rugby.
Venti minuti di automobile tra canali d’irrigazione e campi curati portano a Cadelbosco di Sopra, dove Natalino Scarlassara da anni allestisce il chiosco di vendita dei cocomeri e di altre verdure di stagione sulla strada di grande passaggio nei pressi di casa.

“I chioschi”, racconta Natalino “fanno parte da sempre del paesaggio estivo reggiano. Erano le fermate di chi viaggiava per lavoro. Ci si riposava per qualche minuto sotto le frasche, in contemplazione davanti a una fetta d’anguria per poi riprendere, rinfrancati, la strada. Il chiosco non ha perduto quella funzione, ma ora tante famiglie vi si affacciano per gli acquisti di frutta e verdura stagionale”.

Tra piantagioni e curiosità
A Gattatico, l’estremo occidentale dell’area dell’Igp, si trovano le piantagioni dell’Azienda Agricola Zone Vocate, dove Patrizia Manghi ha escogitato una serie di strumenti commerciali per la vendita dei cocomeri. Ordinati cartoni sovrapponibili a forma di cubo contengono, una a una, le Angurie Reggiane Igp avvolte da una larga rete di cotone di colore rosso. “Solo grazie alla riconoscibilità riusciamo a imporci sui mercati, anche esteri” spiega la signora Manghi. “Se è vero che l’Anguria Reggiana Igp è diversa da tutte le altre, non sempre il consumatore all’inizio è preparato a queste differenze e la suggestione di frutti presentati in una maniera così originale ci aiuta. Del resto ciascun mercato predilige una tipologia delle nostre tre Angurie Reggiane Igp: la tonda, l’ovale e l’allungata“. Inoltre un particolare imballo, contrassegnato dal sigillo dell’Igp, permette la vendita a fette anche nella distribuzione organizzata. Ma la Manghi è andata oltre, commissionando un video con i rumori dell’anguria: dalla battitura dello spicador alla fenditura del coltello nella polpa, al fruscio dei passi che cedono all’argilla. La frontiera dell’Anguria Reggiana Igp si apre anche alla cucina. Carlo Gozzi, del ristorante L’Incontro di Carpi prepara con l’anguria piatti salati puntando su una sorprendente idea di convivialità.

Di Riccardo Lagorio
Luglio 2022

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