Intramontabilie simbolo di matrimoni e celebrazioni religiose e no, i confetti rimangono una dolce delizia nata dall’alchimia di zucchero e mandorla, che tradizionalmentene ne è l’“anima”, sebbene oggi se ne incontrino tante varianti. Scopriamone storia, interpretazioni e fun facts
Li conosciamo tutti, bianchi e colorati, perfino dorati. Tradizionalmente, si tratta di mandorle intere ricoperte di uno strato di zucchero, vere chicche dolci diffuse in tutto il mondo come sinonimo di celebrazioni, festività e occasioni speciali. Ma forse non tutti sanno le origini, i miti e le storie dei confetti…
La coltivazione dell’albero di mandorlo (qui sopra immortalato da Vincent van Gogh) risale all’antica età del bronzo (3000-2000 a.C.): era conosciuto già nell’Antico Egitto, dove gli Egizi ne offrivano i frutti ai loro ospiti, come simbolo di ricchezza. Mandorle sono state trovate persino nella tomba di Tutankhamon. Nell’antica Roma si cominciarono a vendere mandorle pelate “confettate”, cioè ricoperte di miele e farina. Il nome ‘confetto’ deriva infatti dal latino conficere, che significa completare, avvolgere. Marco Apicio (14-37 d.C.), gastronomo epicureo, ne parla nel suo De Re Coquinaria come un dolcetto utilizzato per celebrare nascite e matrimoni.
Molto più tardi, nel Medioevo, i ‘confetti’ – intesi come mandorle, nocciole, chicchi d'anice o semi di coriandolo ricoperti da uno strato di miele indurito – erano ancora parte integrante delle tradizioni locali, in particolare dei matrimoni. Boccaccio nelle novelle del Decamerone (1313-1365) descrive l’usanza di lanciare manciate di dolciumi “fatti di miele e frutta secca, nonché spezie e ... semi o noci” agli sposi il giorno delle nozze, come augurio di buon auspicio. Ci sarebbero voluti molti secoli prima che i confetti sfoggiassero la copertura di zucchero che conosciamo oggi.
Lo zucchero, che in Europa fa la sua comparsa nel 700 d.C. importato dagli Arabi, per secoli rimane un prodotto per le famiglie nobili. Nell’Europa medievale, lo zucchero veniva usato in due tipi di preparazioni: frutta conservata e piccole chicche medicinali, “confezioni” preparate dagli speziali, o farmacisti, gli unici a poter commerciare lo zucchero e a usarlo, per ricoprire pastiglie medicinali – spesso molto amare – e renderle più gradite ai malati, specie ai bambini. Nel 1220, nella città di Verdun, nel Nord-Est della Francia, uno speziale iniziò a ricoprire le mandorle – molto apprezzate per il loro valore medicinale – di zucchero per poterle trasportare e conservare più facilmente.
Il primo documento che attesta la lavorazione dei confetti risale al 1492, con i confetti considerati un prodotto d’élite che pochi potevano permettersi. Nel periodo rinascimentale, confetti venivano offerti, oltre che ai matrimoni, anche ai ricevimenti per festeggiare i voti di monache e sacerdoti. Nel XV secolo, questi dolci – grazie alle monache locali – divennero popolari a Sulmona, splendida città d’arte situata nel cuore dell’Abruzzo (in città c’è il Museo del Confetto, sopra)., dove nacque Ovidio, celebre autore delle Metamorfosi.
Qui nasce l’antica tradizione nella confetteria: le Clarisse del convento di Santa Chiara (foto sopra) furono le prime a lavorare artigianalmente i confetti, un'arte confettiera così raffinata che avrebbe portato i confetti di Sulmona a una fama internazionale.
Oltre ai dolci, le suore preparavano piccoli bouquet di confetti avvolti nel velo con fili di seta impalpabile da donare alle giovani spose nobiliari il giorno delle loro nozze: la lavorazione artistica sviluppata presso il Monastero di Santa Chiara dà inizio alla tradizione dei confetti decorati, assemblati per formare composizioni eleganti di confetti presentati come raffinati e delicati fiori. Nel Settecento i maestri pasticceri iniziarono a sostituire sempre più spesso il miele con lo zucchero, dando ai confetti la forma e il sapore che conosciamo.
La trasformazione delle mandorle in confetti avveniva ieri come oggi con speciali caldaie di rame a forma di pera o tamburo (dette bassine), in passato alimentate a carbone, contenenti soluzioni di zucchero a velo che con l’aria calda evaporavano, lasciando uno strato uniforme di zucchero sulle mandorle. Le bassine vengono fatte oscillare costantemente per evitare che i dolci si attaccassero tra loro o alle pareti della bassina.
Una volta che i confetti sono rivestiti di zucchero irregolarmente, attraversano una fase di lisciatura e lucidatura. In tempi moderni, c’è anche la fase di coloritura del confetto.
Bianco per i matrimoni, con argento per l’anniversario dei venticinque anni e oro per quello dei cinquanta anni; azzurro cielo o rosa per nascite e prime comunioni di bambini, rosso per le lauree e anniversari di 40 anni di nozze, verde per i fidanzamenti.
In Italia la varietà più pregiata di mandorle proviene dalla Sicilia; è la Pizzuta di Avola, piatta e di forma ovoidale regolare, usata per fare confetti di alta qualità, in particolar modo I bianchi da matrimonio. Nelle produzioni più pregiate, i semi oleosi di Avola raggiungono un calibro dal 37 al 40; la loro forma appiattita e ovale consente allo zucchero di modellarsi perfettamente su di essa. Come riconoscerli? I confetti con mandorla Avola appaiono piatti con un sottile strato di zucchero.
In Grecia si crede che se una donna nubile mette alcune mandorle ricoperte di zucchero sotto il cuscino prima di dormire, sognerà il futuro marito.
Sempre in Grecia, gli sposi offrivano e offrono ai loro ospiti confetti, ispirati dal racconto di Demofonte, re di Atene, la cui moglie morì e si reincarnò in un mandorlo. Si ritiene che il sapore dolceamaro delle mandorle sia il simbolo della natura dolceamara della vita e dell'amore, e degli alti e bassi che possono accompagnare il matrimonio.
Il 12 giugno 1493, al matrimonio di Lucrezia Borgia con Giovanni Sforza, un cronista dell'epoca scrisse che il padre della sposa, Rodrigo Borgia , presentò “cinquanta coppe d'argento piene di confetti che, in segno di grande letizia, furono versati nel seno di molte donne, nella maggior parte bellissime”.
In Europa si usava regalare piccole scatole piene di dolciumi (bon bon) agli invitati ai matrimoni, note appunto come “bomboniere”. Con la riduzione del costo della canna da zucchero nel XVI secolo, i confetti divennero la bomboniera preferita con il dono di cinque confetti.
Perché cinque? Si dice che i cinque confetti offerti ai matrimoni rappresentino un augurio di salute, ricchezza, felicità, fertilità e lunga vita. Il numero totale di 5 confetti è un numero indivisibile, vuole simboleggiare il forte legame tra gli sposi. Si dice anche che la dolcezza del rivestimento, che copre il sapore leggermente amarognolo delle mandorle, rappresenti l’augurio di una vita equilibrata, che unisce la dolcezza della gioia all’amarezza delle sfide.
Dall’inizio del ‘700 fino alla fine del XIX secolo, agli attori prima di salire sul palco venivano offerti confetti rigorosamente bianchi, che si scambiavano poi tra loro per augurare/augurarsi una buona interpretazione. Una tradizione per augurare buona fortuna a un attore, senza dirlo (in tutto il mondo, per scaramanzia a teatro si fanno solo auguri in forma non convenzionale).
Alla festa dell’Assunta, che veniva celebrata il 15 agosto, i nobili di Sulmona erano soliti regalare confetti al popolo lanciandoli dalle carrozze.
Giulia Paganelli
maggio 2025