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News ed EventiBenessereBambini: l’importanza del cibo nei primi 1000 giorni

Bambini: l’importanza del cibo nei primi 1000 giorni

Intervista a Stefano Gandus, pediatra esperto in neonatologia e allergologia. Dal pre-concepimento ai due anni di età, ecco come il cibo determina la salute dell’individuo.

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La salute dell’adulto inizia dal suo concepimento – anzi, da prima. E il cibo ha un ruolo fondamentale. Dalle buone norme alimentari quando si cerca di avere un bambino (lo sapevate, per esempio, che mangiare pesce aiuta la fertilità?) alle regole per gravidanza, allattamento e svezzamento. Ma soprattutto, in generale, capiamo come e perché il cibo dei primi mille giorni è così importante. L’imprinting iniziale definisce il nostro rapporto col cibo in futuro e molto di più: è fattore determinante per lo sviluppo fisico, emotivo e psico-intellettuale dell’individuo. Intervista al medico genovese Stefano Gandus, medico specialista in pediatria e omeopatia, esperto in allergologia e neonatologia.


Innanzitutto, chiariamo: i 1000 giorni di vita si intendono dal concepimento al secondo anno di età: sono 270 della gravidanza + 356 del primo anno +3 65 del secondo anno.


La letteratura scientifica odierna ha definitivamente confermato l’importanza dei primi giorni di vita come periodo di formazione delle basi per la salute dell’individuo” - esordisce Gandus - “L’alimentazione pre-gravidanza, in gravidanza e del bambino fino ai due anni è forse il fattore più rilevante tra quelli che interagiscono nel modulare lo sviluppo. Ed è quello su cui una persona ha più margine d’azione per il suo impatto pratico (mentre è più difficile, per esempio, gestire l’impatto sul nostro corpo delle molecole ambientali tipo gli inquinanti aerei, le onde elettromagnetiche, o i farmaci e anche le emozioni, in quanto produttrici di neuromediatori anche tossici (impulsi positivi - serotonina - o eccitanti - adrenalina).


Qualità e quantità, quali sono i principi base?


I principi alimentari sono divisi tra macronutrienti (proteine, carboidrati, lipidi) e micronutrienti (vitamine, minerali e i loro sali.) Questi principi non ci forniscono calorie: dobbiamo sostituire questo vecchio concetto con quello di energia (che si forma nei mitocondri). Che quantità devo assumere? È individuata da linee guide, ma dobbiamo sempre più affiancarvi il concetto di qualità.


Quali sono i fattori fondamentali affinché l’alimentazione del bambino sia di qualità?


Sono due: acquisire buone abitudini alimentari (dal genitore), che devono crescere in armonia con una relazione positiva tra il bambino e il cibo e il bambino e l'adulto che si prende cura della sua alimentazione. Infatti una situazione psichica serena è favorente i processi digestivi ed assimilativi In caso contrario, l’assorbimento dei nutrenti ne risulta disturbato. Le forzature non vanno mai bene, così come il non-rispetto del gusto. Forzare il bambino a mangiare più o meno o diverso da quello di cui ha voglia è sbagliato: bisogna offrire cibo in quantità giuste e lasciare un margine di scelta al bambino, che ha comunque una sorta di meccanismo regolatore interno. Le tabelle di crescita hanno senso per seguire l’accrescimento, ma non devono essere prese in senso costrittivo, come una tabella di marcia da seguire.


Quali sono i consigli per arrivare al concepimento?


Innanzitutto riguardano lo stile di vita e l'alimentazione di entrambe i genitori e varranno poi per la madre anche durante la gravidanza e l’allattamento. Per la donna l’apporto di cibo dovrà essere leggermente superiore in quantità rispetto a ciò che ha mangiato sempre (moderatamente iperenergetico), perché dovrà formare nuovo corpo dentro il suo. E non variare la dieta, anzi: che rispetti i suoi gusti e abitudini, con prudenza e buonsenso per i cibi a rischio.


Quali sono i cibi a rischio?


Fin dal pre-concepimento, vanno aboliti i dolcificati chimici (tossici) e lo zucchero bianco (saccarosio). Eliminare il più possibile anche i cibi precotti, conservati a lungo (tipo scatolette di tonno o di carni piuttosto che sughi pronti) e raffinati (compresi sale e zucchero, che andrebbero consumati integrali). Durante gravidanza e allattamento va poi ridotto l’alcol (mezzo bicchiere di vino al giorno è già il limite massimo ed è meglio sia rosso) e in particolare in gravidanza la selvaggina, gli insaccati e le frattaglie (sovraccarico epato-renale); i crostacei e molluschi (rischio gastroenteriti, allergie, epatiti - a meno che non siano super-cotti) e in buona misura le solanacee (la solanina, presente in patate, melanzane, pomodori, etc, è un po’ tossica per il sistema nervoso centrale).


Arriviamo all’allattamento: quali sono le regole giuste?


Il latte materno è il l'alimento perfetto per il neonato: cercare di mantenerlo almeno sei mesi, per i seguenti motivi: I macro e micro nutrienti del latte materno sono fattori di crescita e stimoli immunitari preziosissimi; non è un alimento contaminato; ha la temperatura giusta e genera tra mamma e figlio un rapporto affettivo unico, irripetibile nella vita.


E chi non può dare il proprio latte?


In assenza di latte materno, il latte formulato rappresenta una valida alternativa. Sono prodotti derivati da una modificazione del latte vaccino e vengono fatti con criteri nutrizionali aggiornati e quindi sono bilanciati.


Consigli per l’alimentazione della mamma durante l’allattamento?


Sono gli stessi che in gravidanza ma meno rigidi, soprattutto su crostacei, molluschi, selvaggina. L'alimentazione deve essere variata, perché arricchisce il latte di gusti che il bambino impara a riconoscere e quindi si educa al gusto di sostanze che ritroverà allo svezzamento. La ricerca scientifica oggi ci sta dimostrando che i cibi favoriscono l’espressione del potenziale genetico durante lo sviluppo delle prime fasi della vita quindi l’arrivo alla cellula di micro e macro nutrienti sani apre come un ventaglio i suoi cromosomi ad esprimersi nella maniera migliore.


Entriamo qui nel dominio dell’epigenetica…


Sì: l’informazione portata dal cibo, che favorisce l'espressione genica potenziale, inizia dal concepimento ed è massima nei primi mesi di vita embrionaria, ma si mantiene nell’arco dei primi 1000 giorni. Favorire l’espressione genetica vuol dire che se le tue cellule e geni sono informati da sostanze sane e diversificate, riusciranno a loro volta a esprimere un potenziale di crescita sino ad arrivare a uno sviluppo non solo fisico ma anche psico-intellettivo più ampio e più armonico. Questo concetto epigenetico si chiama ‘programmazione metabolica’.


Parliamo di svezzamento: quando e come è bene che avvenga?


Tra il quinto e il sesto mese i sistemi digestivi e di assorbimento sono maturi e lì avviene la graduale introduzione di cibi solidi, che il bambino tollererà tanto meglio, tanto più la sua mucosa intestinale è stata preparata dall’allattamento al seno. La finestra tra i 5 e i 7 mesi è quella in cui è più facile tollerare cibi e non creare allergie; tardare di più lo svezzamento non è consigliabile. Bisogna sempre rispettare l’autoregolazione del bambino, perché quello che non mangia oggi, lo mangerà domani. I rifiuti che lui eventualmente mostrerà nello scoprire i cibi nuovi non sono pericolosi, non devono preoccupare le mamme e i papà: l’importante è una dieta varia e molta pazienza.


Per quanto riguarda la dieta vegetariana, se ben condotta ,eventualmente con la guida di medici esperti o nutrizionisti, le recenti indagini dicono che non crea problemi al corretto sviluppo del bambino.


E dallo svezzamento al compimento del secondo anno di età, ossia la fine dei famosi ‘1000 giorni’?


Ci sono alcune regole che è meglio rispettare: mai latte vaccino prima dell’anno; frutta fresca e semi oleosi dopo i 9 mesi; niente zucchero e sale fino ai due anni. Ma la regola principale dallo svezzamento in poi è questa: ciò che fa testo è l’esempio dei genitori, il bambino vive sul sul loro modello, quindi sono i genitori in primis che devono prendersi cura di alimentarsi in modo sano.



Carola Traverso Saibante
giugno 2019



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