Sono il sole e la terra della Sicilia il segreto dell’arancia rossa che, a differenza delle altre varietà che crescono in molte parti del mondo, sulle fertili colline ai piedi dell’Etna matura di un brillante colore sanguigno. Merito anche di un particolare microclima, con sbalzi termici tra il giorno e la notte che sembrano favorire la pigmentazione scura. Un frutto unico dunque ma non autoctono, perché la storia dell’arancia viene da molto lontano: la sua origine infatti risale alla Cina e sembra che a introdurne sull’isola la coltivazione furono i genovesi e i portoghesi tra il XV e il XVI secolo.
Oggi le arance rosse di Sicilia sono garantite dal Consorzio di Tutela, in opera dal 2002, che vigila sul rispetto del disciplinare di produzione: gli agrumi sono infatti una delle prime tipicità italiane ad aver ricevuto il marchio Igp. Prodotte nel territorio delle province di Catania, Siracusa e, in piccola parte, di Enna, le arance rosse vengono raccolte manualmente con l’aiuto di apposite forbici che tagliano all’altezza del peduncolo. Sono prive di additivi chimici e di conservanti ma ricchissime di vitamine, soprattutto la C (ne contengono il 40% in più di un normale agrume) e di altre sostanze benefiche per la salute, tanto da essere distribuite in molte manifestazioni sportive e nelle scuole siciliane nel corso di vari progetti di educazione alimentare.
Dai tagliolini alle scorzette candite
Nella gastronomia tipica siciliana l’arancia rossa interpreta prelibate gelatine, una tradizionale insalata con olive nere e finocchi o anelli di cipolle, il gelo, un dolce al cucchiaio parente di quello più famoso al mellone, e le scorzette candite. Ma i suoi utilizzi in cucina non finiscono qui. Oltre a essere ottima per succhi, confetture e dolci (dalle torte alle mousse), insaporisce vellutate di verdure, risotti e paste, come i tagliolini con mascarpone e scorza grattugiata. Offre un tocco speciale ai fondi di cottura delle carni (perfetta l’anatra ma anche il maiale, l’agnello e la selvaggina) oppure si può aggiungere all’impasto delle polpette e al ripieno dell’arrosto. Squisito anche l’abbinamento con il pesce (salmone, baccalà, branzino, trota), i molluschi (cozze e vongole) e i crostacei.
Tre varietà da gustare
Sono 3 le varietà delle arance rosse, dalla buccia arancio con sfumature vermiglie: Tarocco, Moro e Sanguinello. La Tarocco è la più diffusa in Italia: ha polpa croccante priva di semi, è mediamente succosa e molto dolce. Ha invece un sapore gradevolmente acidulo la Moro, senza semi, da cui si ricava un succo sanguigno. Molto adatta per le spremute anche la Sanguinello. All’acquisto le arance devono essere compatte, pesanti e con la buccia attaccata (se “ballano” dentro la scorza, significa che non sono fresche). Devono riportare il bollino Igp, con la scritta “arancia rossa di Sicilia”, seguita dalla varietà.
a cura di Marina Cella, testi di Anna Maria Covelli
TAROCCO. Matura da metà dicembre fino a metà maggio (nelle aree tardive). Ha il collare o “muso” piuttosto prominente, la polpa arancio con screziature rosse.
MORO. Originaria di Lentini, è la prima a maturare e si può mangiare da dicembre fino a metà marzo. La polpa è rosso scuro, soprattutto a piena maturazione.
SANGUINELLO. È una cultivar di mezza stagione, raccolta tra marzo e aprile. La polpa, quasi sempre senza semi, si presenta di color arancio intenso con screziature sanguigne.
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