"Ecco una delle principali norme di viaggio in Italia: bisogna vedere all’andata un mucchio di cose, che farebbero alzare le spalle al ritorno”. Così scriveva nel 1828 Stendhal che a più riprese venne nel nostro Paese, come molti altri stranieri (soprattutto durante tutto il ‘700 e
l’800) attratti da questo “museo a cielo aperto”. Le città visitate principalmente erano quelle d’arte come Venezia, Firenze, Roma e Napoli, ma piano piano si fecero strada anche quelle minori grazie al fatto che, una volta entrati in Italia, i viaggiatori del Grand Tour, potevano scegliere tre strade per arrivare a Roma, meta privilegiata del viaggio. E si sa, durante il tragitto c’erano un “mucchio di cose” da vedere, compresi i centri minori.
Con la via Francigena, passando per Piacenza e il passo della Cisa, i viaggiatori del Grand Tour potevano arrivare a Lucca, Siena, Radicofani e Viterbo. Attraversando il passo del Giogo, prima, e della Futa poi toccavano Firenze per poi riunirsi a Siena alla via Francigena. Infine la via Emilia che da Piacenza portava a Rimini e poi a Fano e da qui prendendo la Flaminia si arrivava a Spoleto e Terni. Un viaggio attraverso l’Italia Centrale, proprio come quello che Sale&Pepe ha deciso di proporvi in questa seconda puntata.
Un viaggio nel cuore dell'Italia
Come nel numero precedente, nostro partner d’eccezione è Destination Gusto, un’iniziativa di Intesa Sanpaolo pensata per promuovere le eccellenze enogastronomiche italiane. Un grande negozio online, gestito da B2X che offre a oltre 350 tra piccoli e medi produttori dell’agroalimentare italiano (presentati a uno a uno con schede esaustive) un canale commerciale digitale per far conoscere, in Italia e nel mondo, la qualità dei loro prodotti: oltre 3000 referenze tra salumi, formaggi, oli, vini, birre, conserve, pasta, dolci e molto altro tutti made in Italy.
Entrando nel sito di Destination Gusto e leggendo le pagine di Sale&Pepe, questo mese potrete immergervi nelle bellezze naturali dell’Appennino tosco emiliano e, proseguendo lungo la dorsale, immersi nella vegetazione, far capolino nel dolce paesaggio marchigiano o nei verdi, riposanti colli umbri e di qui cogliere l’asprezza dei monti abruzzesi o scavallare e dirigersi verso la suggestiva Tuscia viterbese. Terre da scoprire tra borghi, castelli, fortezze e antiche pievi ma anche paesini sperduti, dove la parola turismo risuona ancora poco. Qui lontano dalle grandi città la vita ha ritmi naturali e si mangia bene sempre: salumi e vini, preziosi extravergine, antichi cereali e legumi e, quando è stagione, funghi, castagne e tartufi. Ovunque non mancherà la pasta fatta a mano, semplice acqua e farina (senza uova, anche in Emilia). Perché un tempo le uova erano un bene prezioso, merce di scambio. Così l’impasto era “matto”: farina di grano duro o tenero combinata con quella di ceci, fave, castagne o mais. Il risultato era una pasta ruvida, ma sincera, che il condimento sublimava: strangozzi, umbricelli, maltagliati, tacconi, ciriole, lasagne bastarde, pici, zavardouni, lunghett, penciarelle... Alla povertà sopperiva la fantasia della massaia dalle cui mani uscivano formati semplici ma da sembrare opera di un torchio.
settembre 2021
di Laura Maragliano
foto in alto
ritratto Gian Marco Folcolini
Lo speciale dedicato al Centro Italia è in edicola sul numero di Sale&Pepe di settembre 2021.
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