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ViniConoscere il vinoSpumanti rosé: sceglierli, abbinarli (anche a San Valentino)

Spumanti rosé: sceglierli, abbinarli (anche a San Valentino)

Si distinguono in metodo classico o champenoise, ideali con piatti elaborati, e in metodo Martinotti-Charmat dai profumi spiccati, da servire con stuzzichini di ricchi buffet. O per brindare a San Valentino

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Lo spumante rosé nacque nella prima metà dell'Ottocento per il capriccio di un ricco americano che organizzò una festa di matrimonio in rosa. I vestiti dei servitori, le decorazioni, gli arredi, tutto aveva una sfumatura specifica di rosa, vino compreso. Così chiese a una maison della Champagne di elaborare un rosé apposta per l'evento, uno spumante ottenuto miscelando il 90% di un bianco con il 10% di un rosso. Non abbiamo motivo per dubitare dell'avvenimento, tuttavia è probabile che un vino effervescente dal colore rosato esista dalla nascita stessa del liquido odoroso. Il primo motivo è facile da intuire: alcune uve hanno una buccia dal colore rubino chiaro che dà una tinta lieve al mosto e al vino. Inoltre, un tempo, il contadino piantava varietà differenti nella stessa vigna, forse per comprendere quali si sarebbero adattate meglio al clima e alla terra del luogo. Era naturale incontrare vigneti con viti dagli acini rossi, neri, gialli, verdi, rosa, arancio e ambra, inevitabile che da tali contaminazioni nascessero anche vini dal colore rosa.

Metodo Champenoise

Quando pensiamo alla catena di piccolissime bolle che dal fondo del calice sale verso la superficie del liquido, è impossibile non andare alla Champagne, la regione della Francia settentrionale dove nell'Ottocento si perfezionò la méthode champenoise. Conosciuta da noi come "metodo classico", prevede che il vino viva una seconda fermentazione in bottiglia, dove si affineranno la spuma e il perlage. La pratica fu emulata con successo in diverse nazioni d'Europa e l'Italia fu una delle prime a produrre spumanti metodo classico di alto profilo. E il rosé arrivò quasi subito, fatto sempre "macchiando" il vino bianco con piccole percentuali di rosso, grazie ad aziende piemontesi, in particolare nell'astigiano e nel Monferrato, e a cantine dell'Oltrepò Pavese. In Italia oggi realtà di diverse regioni sperimentano spumanti rosé, in virtù di tecniche che hanno il potere di esaltare le caratteristiche di alcuni vitigni: Pinot Nero e Pinot Grigio, Brachetto, Malvasia Rossa, Lacrima di Morro d'Alba, Negramaro e Nerello Mascalese, tanto da trovare buone bottiglie anche in Trentino Alto-Adige, Friuli, Emilia-Romagna, Marche, Puglia e Sicilia.

Abbinamenti

I metodo classico che rappresentano la base della gamma, di solito ottenuti dopo 24 mesi di affinamento in bottiglia, ambiscono a essere serviti su antipasti e primi piatti più strutturati; fanno sentire la lieve tannicità e il carattere irruente, tanto da potersi accostare a intense ricette di pesce. Gli spumanti rosé che hanno sostato in bottiglia dai tre anni in su, e quindi a una struttura solida hanno aggiunto una ragguardevole complessità, reggono con disinvoltura pasti lunghi e articolati come ricette elaborate e dal gusto pregnante.

Metodo Martinotti-Charmat

Ma le "perle" non nascono solo dal metodo classico. Infatti alla fine dell'Ottocento il monferrino Federico Martinotti, seguito dal francese Charmat nel 1910, mise a punto un sistema per realizzare la seconda fermentazione in un contenitore grande e pressurizzato, conosciuto come autoclave. Sin dall'inizio lo scopo fu di ottenere una spuma e un perlage piacevoli, senza aspettare i tre anni che a quel tempo richiedeva un metodo classico. Inoltre il metodo Martinotti-Charmat ebbe, e ha ancora, il pregio di salvaguardare l'espressione giovanile e il corpo longilineo di alcune varietà dai profumi spiccati.

Abbinamenti

Sono questi spumanti rosé, vivi e dall'effluvio immediato, a essere serviti come aperitivi e con le prime portate di un buffet, come canapè, piccoli fritti, latticini, vol-au-vent ripieni di pesce dal sapore delicato. 

Le nostre scelte

Brut Rosé Metodo Classico 2016
Il Lambrusco di Sorbara si usa poco per uno spumante che sta nel vetro alcuni anni prima di vedere la luce; secco e autorevole, vuole i ravioli d'agnello con burro e salvia.
Cantina della Volta 059 7473312, € 24

Brut Rosé 2016 Pas Operé 
Si fa in Franciacorta ma non ha la Docg, anche perché Cabernet e Merlot non sono nel disciplinare; è ricco, complesso, merita il brasato di cappello di prete, melograno e zucca.
Cà del Vént 030 2522363, € 55

Rosé Nature 2015
Il riflesso ramato inaugura un'esibizione ricercata, il perlage segue il sapore fino in fondo, segno di una lunga sosta in bottiglia; è per il petto di fagiano con cavolo verza.
Paolo Rodaro 0432 716066, € 44

Brut Rosato Martinotti
È un affare di famiglia fra i tre Pinot più lo Chardonnay; stagiona in autoclave più a lungo e sposa gamberi in pastella di riso e panko.
Vigna Cunial 348 2891903, € 15

Brut Rosé Martinotti
È Pinot Nero, il rosa viene dal breve contatto del succo col grappolo quasi intero; l'originale freschezza va sull'uovo poché con finocchi croccanti e parmigiano.
Cocchi 0141 907083, € 15

Brut Rosé Charmat
Al mosto fiore basta la pressatura soffice per diventare rosa, data la forza colorante del Lacrima di Morro d'Alba; è delicato, da crostino con caprino e pesto alle noci.
Podere Santa Lucia 347 9462523, € 13

Brut Rosé Metodo Classico
Fusione tra Pinot Nero e Chardonnay raccolti sulle montagne trentine, è uno spumante facile da bere; uniamo la sua cremosità al casoncello di taleggio, zucca e cardamomo.
Pojer e Sandri 0461 650342, € 29

Five Roses Brut Metodo Classico
Il Negramaro appena macerato dà vita al rosa velo di cipolla che lo distingue dall'intensa versione ferma; la levità incontra le polpette di baccalà e patate.
Leone De Castris 0832 731112, € 20

Brut Rosé Metodo Classico
L'azienda è stata la prima a fare uno spumante da Nerello Mascalese, il vitigno principale dell'Etna; vivo e sanguigno si accosta a una quiche con cardi e prosciutto affumicato.
Murgo 095 950520, € 26

Come si serve

La temperatura di uno spumante rosé non è la stessa di un vino rosato fermo, la discriminante è proprio l'anidride carbonica. Le versioni ottenute col metodo Martinotti vanno nel calice a, così nel giro di qualche istante sono a. Dopo l'apertura lasciamo la bottiglia nel secchiello che la conserva gelida. Stessa modalità per i rosé metodo classico affinati due-tre anni. Anche le cuvée speciali, che vivono una lunga stagionatura in bottiglia, possono arrivare fredde, ma a differenza delle precedenti possono guadagnare qualche grado nel calice e rivelare le loro ulteriori qualità espressive.

Gennaio 2024,
Consulenza e scelta dei vini di Sandro Sangiorgi.
I prezzi sono forniti dalle aziende: possono subire variazioni a seconda del rivenditore

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