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News ed EventiViolino di Capra, il violino che non suona

Violino di Capra, il violino che non suona

Un prosciutto tipico della Valchiavenna che ricorda la forma del violino. Questo prodotto antico, originario della Vallespluga è stato istituito come presidio Slowfood e la sua produzione originale è molto limitata. Ottimo gustato da solo, appena affetato, o accompagnato con pane di segale, caprini, oppure servito in insalata con grani di segale lessati e formaggio a dadini

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È un violino che non suona quello della Valchiavenna ma il paragone con uno Stradivari non è azzardato. Perché il salume di capra prodotto in piccole quantità nella zona di Chiavenna è raro e pregiato come gli strumenti musicali realizzati nel '700 da Antonio Stradivari, uno dei più grandi liutai di tutti i tempi.


Perché un violino
La forma del prosciutto, poi, ricorda quella di un violino, con la parte alta e ossuta simile al manico dello strumento e quella più carnosa alla cassa armonica. Infine i valligiani, quando lo tagliano, sembra che suonino: appoggiano il salume sulla spalla, sostenendolo con il braccio, e con l'altra mano lo affettano, usando il coltello come un archetto.
Originario della Valle Spluga, il violino è prodotto con la spalla e la coscia di capra: la natura aspra e scoscesa del territorio ha favorito l'allevamento caprino, fornendo agli animali le erbe dei pascoli di alta quota, ricche di composti aromatici e antiossidanti che rendono speciali le carni.


Valchiavenna
Oggi il salume si trova in tutta la Valchiavenna ma la produzione di quello tradizionale è molto limitata, opera di piccoli artigiani e reperibile solo in zona. Per tutelarlo da imitazioni (con cosce importate e congelate), è stato istituito un Presidio Slow Food: il disciplinare prevede l'utilizzo solo di capre locali, allevate allo stato semibrado negli alpeggi, e il rispetto della lavorazione tradizionale.


Spezie e stagionatura nei crotti
Le carni, sgrassate, vengono massaggiate con una miscela di sale grosso, pepe e altri aromi che variano a seconda della ricetta (chiodi di garofano, cannella, noce moscata, ginepro), poi messe in salamoia con aglio a fettine, foglie di alloro e vino bianco, fatte asciugare e infine messe a stagionare in modo naturale nei crotti (anfratti rocciosi tipici della Valchiavenna), da 60 giorni a 6 mesi. In alcuni casi vengono affumicate con legno di ginepro o di pino.
Il violino, dal profumo intenso di carne caprina, affettato è rosso scuro tendente al bordeux; all'apparenza asciutto, è tenace ma morbido e il gusto è deciso, speziato e selvatico. Va gustato al naturale, appena affettato a coltello, accompagnato con il pane di segale valtellinese, a ciambella, basso e croccante: un'altra specialità locale in fase di riscoperta, anche grazie al progetto "Segale 100% Valtellina", che sta provando a reintrodurre il seme antico di questo cereale. Ma il violino si può anche accompagnare con caprino fresco aromatizzato alle erbe oppure servire in insalata con grani di segale lessati e formaggio a dadini, come propone l'Osteria del Crotto di Morbegno.


Gennaio 2022
Marina Cella

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