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News ed EventiNewsAdolescenti: gli spot istigano al consumo di junk food

Adolescenti: gli spot istigano al consumo di junk food

Uno studio conferma che la pubblicità di un cibo goloso attiva nel cervello le aree dell’attenzione, della ricompensa e del gusto, ma anche quelle motorie che simulano l’atto di mangiarlo. Capire come gli spot rinforzino i comportamenti alimentari scorretti potrebbe aiutare nella lotta contro l’obesità e il consumo di cibi spazzatura

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A chi non è mai capitato di avere “l’acquolina in bocca” di fronte allo spot televisivo di uno snack goloso o del proprio gelato preferito, o di avvertire un irrefrenabile desiderio di procurarsi un pacchetto di patatine dopo averne visto lo pubblicità? Che i messaggi televisivi condizionino profondamente il nostro rapporto con il cibo è noto da tempo. Ma c’è di più.

I ricercatori americani del Dartmouth College, nel Newhampshire, negli States, hanno fatto guardare a un gruppo di adolescenti di età compresa tra i 12 e i 16 anni un noto sceneggiato televisivo inserendovi messaggi pubblicitari di vari prodotti, alimentari e non, monitorando i meccanismi messi in atto dal loro cervello attraverso la risonanza magnetica. Dallo studio è emerso che, rispetto ai messaggi promozionali di prodotti non alimentari, di fronte ai messaggi legati al cibo nel cervello si attivano non solo le aree cerebrali dell’attenzione, della ricompensa e del gusto, ma anche le cortecce somatosensoriali e motorie della regione della bocca: in pratica è come se i ragazzi oggetto dello studio simulassero mentalmente l’atto della masticazione del cibo oggetto dello spot.

Lo studio conferma dunque che i messaggi promozionali hanno un ruolo centrale nel promuovere i comportamenti alimentari, anche scorretti, attivando dei meccanismi di simulazione del consumo di cibi nocivi. Secondo i ricercatori, se l'esposizione al marketing di cibi non salutari può giocare un ruolo centrale nel portare all'obesità, lo stesso meccanismo potrebbe essere utilizzato per mettere in atto nuove strategie per combattere il sovrappeso.

Ne è sicura Kristina Rapuano del Dipartimento di Psicologia e science del cervello della Dartmouth, la prima autrice dello studio, che spiega:“Le strategie di intervento per combattere il sovrappeso sono volte soprattutto a minimizzare la voglia di cibo, secondo la logica che chi non prova un desiderio, non agirà per soddisfarlo. Cercare di minimizzare la simulazione del consumo di cibi spazzatura e massimizzare quella di cibi sani potrebbe essere più utile che cercare di sopprimere il desiderio di mangiare”.

Un tentativo di proteggere i bambini dall’aggressività del marketing arginando la pubblicità di cibi spazzatura, primi tra tutti gli energy drink o le patatine fritte, è stato fatto dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo scorso febbraio sono state pubblicate le nuove tabelle per capire quali cibi promuovere sulla base delle sostanze che contengono, dalla percentuale di grassi al contenuto di sale. Tra i cibi di cui andrebbe evitata la pubblicità la tabella mette tutti i prodotti a base di cioccolata, gelati, torte e biscotti dolci, bibite energetiche e gassate e i succhi di frutta, che sono tra le principali fonti di zuccheri nella dieta dei bambini e che sono ammessi soltanto se contengono il 100% di frutta. Una regola di buon senso invece potrebbe essere quella di evitare di pranzare o cenare con la tv accesa.

Silvia Tatozzi
28 maggio 2015

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