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News ed EventiConsigli praticiI 15 alimenti più pericolosi: la lista nera di Coldiretti

I 15 alimenti più pericolosi: la lista nera di Coldiretti

La Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti stila un elenco dei cibi importati più contaminati. Importante leggere l’etichetta, ma non basta

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Nel mirino ci sono frutta secca, erbe officinali, ortaggipesce, latte (e quindi formaggi) e polli che arrivano in Italia da altri Paesi; La Cina, la Turchia, L’india, ma anche nazioni europee come la Spagna o Francia.

Gli alimenti in esame sono “all’indice” per il numero di allarmi che hanno fatto scattare. Questo significa, per fare un esempio, che non tutte le nocciole della Turchia contengono principi tossici, ma che la possibilità che questo accada è consistente.

Le sostanze contaminanti, a seconda dell’alimento, sono microorganismi (batteri, lieviti, muffe), metalli pesanti o pesticidi oltre i limiti concessi, e soprattutto aflatossine: altamente cancerogene (soprattutto a carico del fegato), sono prodotte da alcuni funghi e muffe in particolari condizioni climatiche, ovvero quando sia la temperatura che l’umidità sono alte. Gli alimenti più colpiti sono la frutta secca, i cereali, la soia, i legumi e il cotone. Interessante, per chi vuole approfondire, la spiegazione che viene data sul sito dell’Efsa (european food safety authority).

Il dossier Coldiretti intitolato “La classifica dei cibi più pericolosi”, presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio ed elaborato sulla base del Rapporto del Ministero della Salute, evidenzia che “se le nocciole e l’altra frutta secca dalla Turchia contaminate da aflatossine cancerogene sono quelle che hanno fatto scattare il maggior numero di allerta comunitari, a seguire da vicino ci sono le arachidi dalla Cina per lo stesso tipo di pericolo, mentre il peperoncino e le altre spezie dall’India, per la presenza di contaminazioni microbiologiche e di residui chimici in eccesso, sono al terzo posto. Una classifica che dovrebbe far riflettere i quasi 35 milioni di italiani, di cui 9,7 milioni regolarmente, che abbinano ingredienti italiani con prodotti provenienti da altri paesi, come ad esempio la curcuma originaria dell’India o le bacche di goji, i fagioli azuchi e lo zenzero che sono in gran parte di provenienza cinese”.

Al quarto posto si trovano i pesci della Spagna, soprattutto tonno e pesce spada, che registrano contenuti fuori norma di metalli pesanti, poi è la volta dei fichi secchi (ancora per le aflatossine) e dei peperoni (per i pesticidi) della Turchia. Al sesto posto c’è la frutta secca proveniente dall’India con l’allarme salmonella scattato nei semi di sesamo, mentre irregolarità per le aflatossine sono state trovate nei pistacchi dall’Iran. E così via , fino agli insospettabili formaggi della Francia per contaminazioni microbiologiche, al pollo della Polonia (per lo stesso motivo) e ai broccoli e funghi cinesi per i pesticidi.

Ecco la classifica dei cibi più pericolosi elaborata da Coldiretti su dati Ministero della Salute

1) Frutta secca proveniente dalla Turchia (nocciole): aflatossine oltre i limiti.

2) Frutta secca proveniente dalla Cina (arachidi): aflatossine oltre i limiti.

3) Erbe officinali e spezie dall’India (peperoncino): microbiologici/pesticidi oltre i limiti.

4) Pesce proveniente dalla Spagna (tonno/pesce spada): metalli pesanti in eccesso.

5) Frutta e verdura dalla Turchia (fichi secchi/peperoni): aflatossine e pesticidi oltre i limiti.

6) Frutta secca proveniente dall’India (semi di sesamo): contaminazione salmonella.

7) Frutta secca proveniente dall’Iran (pistacchi): aflatossine oltre i limiti.

8) Frutta e verdura da Egitto (olive e fragole): pesticidi oltre i limiti.

9) Frutta secca proveniente dagli Stati Uniti (pistacchi): aflatossine oltre i limiti.

10) Pesce proveniente dal Vietnam (pangasio): metalli pesanti in eccesso.

11) Erbe e spezie dalla Cina (paprika/peperoncino): microbiologici/pesticidi oltre i limiti.

12) Latte proveniente dalla Francia (formaggi): contaminazioni microbiologiche.

13) Novel food proveniente dagli Stati Uniti: sostanze non autorizzate.

14) Pollame proveniente dalla Polonia: contaminazioni microbiologiche.

15) Frutta e verdura proveniente dalla Cina (broccoli/funghi): pesticidi oltre i limiti.

Ma come ci si difende da questi rischi? Leggere l’etichetta è fondamentale ma non sempre è sufficiente. Se per esempio acquistiamo un sacchetto di nocciole, basta girare la confezione per scoprire da dove vengono; se invece abbiamo scelto una torta pronta alle nocciole, ci sarà facile sapere in quale percentuale sia contenuta la frutta secca, ma non la sua provenienza. Senza contare che leggere nella sua completezza l’etichetta di ogni alimento, significa perdere una quantità di tempo che non tutti e non sempre possiamo permetterci. Un altro modo per cautelarci da inconvenienti è sicuramente quello di scegliere i prodotti italiani, ma anche questo non taglia la testa al toro.

La verità è che il cibo che ci viene venduto dovrebbe essere più garantito. Come infatti sottolinea Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, “l’agricoltura italiana è la più green d’Europa, con 285 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di oltre 14 volte quella dei prodotti extracomunitari (5,7%). Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri. Bisogna liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale e ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini”.

Cristiana Cassé 
9 novembre 2016 

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