Nel 2026 primo raccolto in Sicilia. Intanto già ci sono quelle prodotte alle Canarie
Le prime 20mila piante sono state messe in campo da un mesetto nel ragusano. E, quindi, già nel 2026 potremo trovare in mercati e negozi il primo raccolto di banane made in Italy. E pure biologico. Come le riconosceremo? Dalla dicitura “prodotto italiano” che affiancherà il ben noto bollino blu Chiquita. È stata infatti questa multinazionale specializzata ad avviare una collaborazione con la cooperativa agricola siciliana Alba Bio, che, sfruttando il clima mite della costa ragusana, ha impiantato le coltivazioni sotto serra fredda dove produrre banane biologiche a ridotto impatto ambientale. Una bella novità che, comunque, non basterà a coprire il fabbisogno nazionale di banane, di cui siamo il decimo importatore al mondo. Questo frutto tropicale è infatti molto amato dagli italiani: lo acquistano 85 famiglie su 100, soprattutto nelle regioni settentrionali, e lo consumano soprattutto a merenda (67%), meno a fine pasto (19%) o a colazione (15%), com’è emerso da un sondaggio di Deliveroo.
L’arrivo della coltivazione di banane in Sicilia è stata favorita dagli effetti del cambiamento climatico, che ha generato un innalzamento delle temperature e la “tropicalizzazione” di alcune aree del pianeta, ma anche dall'elevata capacità di adattamento di questa pianta della famiglia delle musacee, coltivata già in oltre 150 paesi. Come le isole Canarie, dove la banana è una coltivazione così radicata da essere tutelata in tutta la Ue con il riconoscimento Igp (Indicazione geografica protetta). Il Plátano de Canarias Igp si caratterizza per il frutto piccolo, dalla buccia più spessa e costellata di macchie scure. All’assaggio si rivela più dolce, morbida e aromatica rispetto alle banane comuni. La banana delle isole Canarie si produce in buone quantità, è disponibile per 12 mesi l’anno ed è già presente in Italia. Ad esempio quella biologica a marchio Dole si può acquistare anche su Cortilia.
A cosa serve scegliere bene le banane, preferire quelle coltivate in modo biologico e/o provenienti dal circuito del commercio giusto Fairtrade, per poi farle peggiorare arrivando sino a sprecarle? Succede spesso, purtroppo. Ma evitarlo è semplice. Basta evitare il frigorifero, perché le basse temperature ne fanno annerire la buccia (a meno che non siano già molto mature) e rendono la polpa più granulosa e, quindi, meno piacevole. Bando al frigo, dunque: le banane vanno tenute a temperatura ambiente ma lontano dalla luce e da frutti che producono etilene (come mele, pere e kiwi), che ne favorisce la maturazione. Una capacità che si può sfruttare, invece, se le banane acquistate sono ancora verdi: in questo caso, metterle in un sacchetto insieme a mele, kiwi o pere, ne facilita la maturazione.
Manuela Soressi,
ottobre 2025
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi