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Valle Camonica

Incisioni rupestri uniche nel mondo e un grande patrimonio naturale fanno da preludio a formaggi, vini e altri capolavori del gusto

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Si alza lo sguardo e si vedono cime innevate, boschi, cascate che precipitano dalle montagne, spazi difesi da oasi protette (il Parco dello Stelvio e quello dell'Adamello, solo per citare i più noti). Ma nel territorio della Valle Camonica, insieme al patrimonio naturale, ci sono le testimonianze della presenza umana che vanno dalla Preistoria all'Età romana, dai castelli medievali e le pievi romaniche alle chiese barocche.

È questa la Valle: un percorso di un centinaio di chilometri dove, tra canyon e pareti di alberi, il fiume Oglio diventa compagno di una scoperta dietro l'altra. La Valle Camonica più misteriosa è quella incisa sulle rocce: con i suoi otto parchi archeologici ha infatti conquistato il nome di Valle dei Segni ed è stata, nel 1979, il primo Sito Unesco d'Italia. Per oltre 10.000 anni l'uomo ha lasciato le tracce del suo passaggio, un mondo magicamente primitivo inciso su grandi massi di arenaria come in una gigantesca galleria di street art: alci e grandi cervi, dischi solari e scene di caccia, guerrieri e contadini, carri e aratri, cavalli in corsa e uccelli acquatici, cani e capanne raccontano gli antichi Camuni. Nel Parco delle Incisioni Rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, abeti, castagni, carpini e betulle vegliano su centinaia di figurine reali e simboliche che raccontano vita e tradizioni di questo popolo misterioso. Ma tra terrazzamenti coltivati, edicole votive, casolari e malghe un omaggio all'antica capitale della Vallis Camunnorum romana è d'obbligo con la visita di Cividate Camuno, città di impianto tipicamente romano, come rivelano teatro e anfiteatro, le strade a reticolo, le domus, la necropoli, le terme e le preziose testimonianze del Museo Archeologico della Valle, con il meglio dell'arte romana rinvenuto negli scavi della zona. Il viaggio reclama altre tappe? È il momento di scoprire le pievi romaniche e le chiese rinascimentali che pittori itineranti e artisti di fama impreziosirono con affreschi colorati e raffinati. E se Romanino si occupò della Parrocchiale di Sant'Antonio a Breno, Pietro da Cemmo dipinse la Chiesa di Santa Maria Assunta a Esine e Paolo da Caylina raccontò nella Chiesa di San Giovanni Battista, a Edolo, la vita del santo.

Una Valle da gustare
Sapori decisi e ricette uscite dalle mani delle nonne. Formaggi storici e salumi. Evo rari e preziosi e vini che hanno conquistato anche i critici più severi. Il tour del sapore in Valle ha molto da rivelare. A cominciare alla viticoltura. Eroica, vale la pena di sottolineare. In valle, si allevavano viti già nel Medio Evo sui terrazzamenti che disegnavano i fianchi delle montagne. Poi con l'industrializzazione, questa coltura è stata abbandonata ma negli ultimi anni è stata ripresa con fervore ed entusiasmo. E con risultati notevoli: i Merlot si sposano ai Cabernet o vengono vinificati in purezza, i Müller Thurgau e gli Chardonnay diventano bollicine raffinate ed eleganti. Tutti protetti dal Consorzio Valcamonica Igt. Per ciò che riguarda i formaggi invece, il meglio della produzione casearia valligiana è rappresentato dal silter Dop (il nome significa piccola grotta, nel dialetto locale, e quindi locale di stagionatura), preparato con latte crudo di vacche Brune delle Alpi, dal sapore delicato e dolce e perfettamente riconoscibile perché sullo scalzo c'è una sequenza di pitoti (le incisioni preistoriche). Su un tagliere di formaggi camuni non manca, poi, il fatulì (piccolo pezzo in dialetto), caprino storico e raro prodotto col latte della capra Bionda dell'Adamello e affumicato con frasche e bacche di ginepro. Ad accompagnare formaggi e salumi, una volta c'era un pane povero, di montagna, fatto di farina di segale. Anche oggi, grazie all'iniziativa di alcuni panificatori, la segale sta vivendo una nuova giovinezza. Armando Salvetti (titolare della omonima Forneria di Malonno) è un pioniere in questo campo: "La Forneria esiste dal 1885 e ogni giorno sforniamo prodotti che hanno il sapore degli ingredienti di montagna e dei valori del territorio. Per questo abbiamo pensato alla reintroduzione di antichi cereali, come la segale. Con cui si fa il pane ma anche biscotti, grissini, crostini, dolci." Imperdibile, poi, l'assaggio della spongada, un dolce che assomiglia a una pagnotta zuccherosa ma in realtà è impastato con tante uova e burro e rivela tutt'altra sofficità.

Enrico Saravalle
febbraio 2023

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