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Saghar Setareh: migranti delizie

Dall'Iran all'Italia l'artista Saghar Setareh ci guida con immagini e ricette curiose tra cucine diverse e ingredienti identici, migrati nei secoli da est a ovest e viceversa. Un filo rosso che collega popoli pieni di fantasia e buon gusto

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Arrivata da Teheran in Italia per specializzarsi in fotografia e design all'Accademia delle Belle Arti di Roma nel 2007, l'iraniana Saghar Setareh si è innamorata della città e ha deciso di restarci a vivere, senza mai dimenticare il suo luogo natio. A cavallo tra due mondi e in cerca di una sintesi identitaria, si è appassionata al tema della migrazione e delle sue scaturigini culturali proprio attraverso il cibo, metafora della vita, perché un po' siamo quel che mangiamo. Alla cucina è approdata per caso anni fa, scartabellando su internet per trovare qualche ricetta fresca e leggera e a lei, che a casa non aveva mai toccato una pentola, si è aperto un mondo nuovo. L'ha studiato, indagato e sperimentato con un occhio molto speciale, quello dell'artista sintetizzando tutto questo lavoro nel libro Melograni e carciofi (Slow Food Editore, 320 pagine, 35 euro), uscito prima nel Regno Unito e poi in Italia. "Essenzialmente è un libro sulle migrazioni: di ingredienti, di ricette e di storie, ma soprattutto delle persone che le portano con sé, di una patria che non è più uno spazio fisico ben definito ma una sconfinata nozione fluida, dai confini indistinti, libera di vagare e assumere nuove forme, così come il piatto a base di melanzane assume nuovi nomi al mutare dei condimenti", spiega. Ancor prima delle ricette e del testo ricco di curiosità storiche, colpiscono le fotografie: solari, come i paesi di cui parla (tutte realizzate a luce naturale), e decisamente pittoriche. Un'artista gourmand, insomma, propone un viaggio alla scoperta di una cucina piacevolmente lenta e mai vanamente sofisticata, in cui il gusto sposa la praticità. Dalla prima colazione persiana con porridge all'acqua di rose, zuppa di lenticchie leggera e omelette dolce, ai diversi tipi di peperoni ripieni, passando per le polpette di Aleppo con le amarene, il pollo arrosto ripieno di frutta secca, le mele cotogne al forno, sciroppose, speziate o ubriache. Tra i protagonisti di questo racconto goloso troviamo la melassa di melagrana e la rosa damascena, oppure l'infuso di zafferano, le cipolle dorate e il riso.

Bello, buono e creativo

Gioiosa e solare come il suo paese d'origine, ha un nome che già da solo evoca l'indole briosa e positiva (in persiano significa coppa di vino). A 38 anni Saghar, food writer e raffinata fotografa, ha un gran seguito, tanto da essere inserita già nel 2020 tra le 50 donne più influenti del cibo dal Corriere della Sera. Grazie al suo sito, finalista al Saveur Blog Awards, in dieci anni ha raccolto una grande comunità di curiosi, turisti inclusi che partecipano ai suoi food tour sulla cucina stagionale tricolore, e appassionati di cultura mediterranea e mediorientale. Si chiama Lab Noon ("noon" in persiano significa pane e in inglese mezzogiorno) e raccoglie scritti, immagini, ricette e il calendario dei corsi che Saghar organizza a Roma per realizzare piatti filologicamente perfetti così come originali preparazioni melting pot. Sempre con un occhio attento allo styling.

Silvia Bombelli,
aprile 2023

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