Simile alle carote, ma con il gusto delle castagne: così l’ha descritta Cristoforo Colombo, probabilmente il primo europeo ad assaggiare la batata. Ma per arrivare a farla conoscere agli italiani ci sono voluti secoli, perché quest’ortaggio è stato visto a lungo con diffidenza. Ed è stato solo nell’Ottocento che si è iniziato a coltivarla, grazie agli emigrati veneti di ritorno dal Sudamerica. Poi, a inizio ‘900 si è diffusa anche in Liguria e Piemonte. In Italia la batata si è ambientata così bene da diventare quasi “tipica”, tanto che oggi è entrata persino nell'elenco ufficiale dei Prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Veneto. Coltivata anche in Piemonte, Lazio e Puglia, la batata è un prodotto che ha le carte in regola per sfondare in tutta Italia: oltre al suo gusto intenso e alla sua versatilità in cucina, che la rendono sempre più richiesta, è anche una coltivazione davvero sostenibile. Infatti non richiede né fertilizzanti né antiparassitari o diserbanti ed è quindi perfetta da coltivare secondo i principi dell’agricoltura biologica o biodinamica.
Non confondetela con la patata
Chiamata anche patata dolce o patata americana, la batata non è un tubero e non ha alcuna parentela con la comune patata. È, invece, l’ingrossamento della radice di una pianta erbacea originaria dell’America Centrale oggi diffusa in mezzo mondo (il principale produttore è la Cina), in particolare nella fascia tropicale, e ampiamente consumata dal Brasile al Kenia, dall’Uganda alle Filippine. In Europa a contendersi il primato della produzione sono Spagna e Italia, dove la tipologia più comune è quella a pasta bianca (ma vengono prodotte anche quelle a pasta arancione o viola). La batata made in Italy si trova sul mercato dalla metà di agosto fino a dicembre, mentre nel resto d’Italia si trova quella d’importazione. La coltivazione è piuttosto impegnativa, perché richiede molto lavoro manuale, ma è a basso impatto ambientale, perché richiede pochi elementi nutritivi (come concimi azotati), non necessita di trattamenti antiparassitari, si accontenta di poca acqua ed è molto produttiva.
Buona, versatile e… antiaging
In cucina la batata è una scoperta. Ed è facilissima da usare perché si cucina e prepara come le classiche patate. Rispetto alle quali, però, ha un indice glicemico più basso, una maggior digeribilità e un maggior contenuto di betacarotene, oltre a essere in vetta alla lista degli alimenti a maggior potere antiossidante (indice ORAC). La batata si consuma solo cotta (tranne quelle rosse, che si possono mangiare anche crude in insalata) e si gusta tal quale. Si può cuocerla in cartoccio al forno, preferibilmente intera, e poi condirla con burro oppure sbriciolarla nel latte caldo. Oppure si può lessarla in acqua appena salata, e usarla per gnocchi e sformati. La batata può essere anche fritta, frullata o usata per realizzare una deliziosa marmellata, da aromatizzare con la cannella. La sua polpa così profumata e zuccherina, è perfetta per realizzare dolci e frittelle davvero squisiti.
La buccia della batata, da mangiare!
In tutti i casi meglio consumarla senza sbucciarla, perché è sulla buccia che si concentrano le sostanze (come il cajapo) capaci di contrastare l’aumento di glicemia e colesterolo, i cui effetti sono stati messi in luce dagli studi del CNR di Padova. Volendo fare il pieno di questi principi benefici, meglio scegliere le batate biologiche o biodinamiche e preferire quelle piccole, perché, in percentuale, hanno una maggior quantità di buccia.
Gennaio 2022
Manuela Soressi
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