Cinque vini, cinque personalità, cinque storie da mettere sotto l’albero. Dalle bollicine trendy ai rossi iconici, fino ai passiti passionali ecco come scegliere la bottiglia perfetta per ogni persona speciale della vostra vita
Cinque persone, cinque storie, cinque vini per un Natale che racconta i sentimenti. Il motivo è semplice ed è inutile girarci intorno, perché il vino, in fin dei conti, è un regalo “psicologico”. Una bottiglia al di là del semplice gesto del dono svela cosa pensiamo dell’altro, quanto lo conosciamo e perfino quanto ci teniamo. Non è solo una bottiglia ma un messaggio, ci viene da dire, “imbottigliato” con cura.
Parafrasando Carl Gustav Jung, ogni dono dice qualcosa sia di chi lo riceve sia di chi lo fa. Non rimane quindi che giocare e divertirsi grazie a cinque tipologie di vino abbinate a cinque caratteri da mettere sotto la lente con arguzia, un tantino di malizia e, perché no, anche un pizzico di complicità.
Il primo tipo psicologico che ci viene in mente è l’amica o l’amico trendy. A questo faremo dono di un elegante Metodo Classico Rosé. Lei o lui che sia, sono sempre quelli che “portano le tendenze” prima che i trend diventino social o sociali; per loro serve un vino fotogenico ma serio, elegante e mai snob come un Metodo Classico Rosé da Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese oppure del Trentino che si muove leggero tra aperitivi e antipasti della tradizione o di mare. Brillante, chic e contemporaneo, un vino del genere, come tutte quelle cose davvero di moda, non passa mai di moda.
La motivazione emotiva, da scrivere anche sul biglietto potrebbe essere: “Come te, leggero all’apparenza ma sofisticato dentro.”
L’altra figura, diffusa più di quanto si possa pensare, è lo zio gourmand. L’accostamento qui è un grande bianco da invecchiamento per un personaggio, semplicemente, inimitabile. Cucina meglio di tutti, colleziona puro zafferano della Persia, bottarga dello stagno di Cabras e conosce tutti i frutti tropicali disponibili sul mercato di Milano (e non sono pochi). Non solo, ma durante il pranzo di Natale commenta ogni piatto con l’aria di un Bocuse perfettamente reincarnato. Per lui ci vuole un vino importante come un bianco affinato in legno, magari uno Chardonnay fermo del territorio franciacortino oppure dell’Umbria, ma anche un Timorasso dei Colli Tortonesi o un complesso e “minerale” Fiano di Avellino.
Motivazione emotiva: “Ricordati, caro zio, che la tavola non è solo cibo ma anche viaggio.”
Il terzo “soggetto” è il genitore, mamma o papà non fa differenza alcuna. Il vino giusto in questo caso è un rosso iconico con qualche anno sulle spalle. Papà o mamma appassionati o neofiti wine lover non comprano mai due bottiglie uguali e, dopo più o meno professionale corso per sommelier, sono convinti di distinguere un terroir dalla forma stessa delle colline… In questo caso, largo ai classici che scaldano il cuore come un Barolo, un Brunello di Montalcino, un Aglianico del Vulture ma anche un Bolgheri. Vini perfetti perché sanno raccontare il tempo, proprio come loro saprebbero, con dovizia di particolari anche non voluti, raccontare il vostro.
Sul biglietto: “Un vino che invecchia bene e mi ricorda quanto valore ha il tempo trascorso con voi.”
Al quarto posto, in questa folle gerarchia degli affetti, il fratello o la sorella sbarazzini. Il vino giusto in questo caso sarà un bianco aromatico dai profumi inebrianti. Fratello o sorella che sia, questa figura incarna il soggetto sempre in ritardo, che fa ridere tutti e che, spesso, vive come se fosse sempre la sera della Vigilia di Natale. Per loro ci vuole un vino espressivo, spontaneo e istintivo come un Gewürztraminer altoatesino, un Riesling della Mosella o un Müller-Thurgau della Val di Cembra, tutti divertenti e sorprendenti proprio come loro che, in fin dei conti, non si prendono mai troppo sul serio.
Motivazione emotiva: “Un vino come te, imprevedibile, intenso e giocoso.”
Last but not least, il vostro partner. Il vino giusto in questo caso è una scelta tra gli estremi di un grande Passito e di bollicine Metodo Classico di assoluto valore. Qui serve poesia, profondità e, ovviamente, un pizzico di seduzione. Due le opzioni: un Passito di Pantelleria, dorato, morbido, profondo che svela il sole a ogni sorso oppure un Metodo Classico vintage come può essere un Franciacorta Riserva dal carattere setoso, denso e dal perlage… da “brividi”. Entrambi perfetti perché promettono intensità e coinvolgimento attraverso dolcezza o scintille a seconda della vostra personalissima storia d’amore.
La motivazione emotiva da scrivere sul biglietto è “per ricordarti che ogni brindisi con te ha il sapore delle occasioni importanti.”
In conclusione, scegliere un vino da regalare per le feste è un piccolo atto d’interpretazione psicologica dove si studiano le abitudini dell’altro, si colgono le sfumature più intime e si immaginano brindisi futuri. È un dono che parla e racconta una relazione, la accarezza, talvolta la sublima e, se è vero che “a Natale siamo tutti più buoni”, con la bottiglia giusta possiamo essere anche più attenti, romantici o, perché no, memorabili.
Alessandro Brizi,
dicembre 2025