Paglierino o dorato alla vista, dagli odori di frutta mediterranea, erbe aromatiche, agrumi e dal gusto sapido e fresco, il Vermentino è tra i vini bianchi più amati del Bel Paese; frutto di un vitigno che, da secoli, lega dal sud della Francia alla Sicilia, diverse aree vinicole del Mediterraneo. Iniziando dalle coste provenzali, dove viene chiamato Rolle, fino alle colline del Belice e passando per la Liguria di ponente e di levante, la costa toscana, la Corsica e, soprattutto, la Sardegna, quest’uva abbraccia territori assai diversi tra loro, popolati da genti che hanno scritto la storia, vinicola e non, del Mare Nostrum.
Discussa l’origine del vitigno, che vede, ad oggi, due ipotesi di massima. La prima lo vuole originario della Spagna, da cui si sarebbe mosso dapprima in Sardegna, quindi in Corsica e, infine, passando dal medio e alto Tirreno fino alla Francia. Diciamo subito che tale tesi, oggi, è poco seguita, giacché in Spagna non è riscontrabile alcuna varietà specifica di Vermentino. La seconda ipotesi, molto più verosimile, si basa sull’origine greca e specificatamente anatolica della varietà. Durante i commerci del VI secolo a.C. tra le popolazioni dell’Egeo e quelle occidentali, l’uva sarebbe dapprima approdata nell’antica Marsiglia e, successivamente, nella sua discesa verso il Tirreno, avrebbe interessato Corsica e Sardegna. Tale ipotesi sarebbe suffragata dalla presenza di molti biotipi di Vermentino (piante che, pur facendo parte della stessa varietà, manifestano caratteri dissimili) proprio lungo la direttrice Marsiglia-Sardegna. Il primo singolare biotipo di Vermentino si trova, infatti, nelle Langhe, in Piemonte, e risponde al nome di Favorita. Foriera di vini freschi e leggeri, la Favorita è un bianco storico incastonato in un territorio di grandi rossi come Barolo e Barbaresco. In Liguria, oltre al Vermentino, si trova il Pigato, coltivato nelle province di Savona e di Imperia e iscritto con voce a sé stante nel Registro Nazionale delle varietà di uva da vino. Il Pigato, infatti, si distinguerebbe dal Vermentino per alcuni caratteri botanici come il grappolo più piccolo e gli acini “macchiati” (il termine ligure pigà significa macchia): aspetti talmente importanti da fargli meritare una propria menzione. Altri biotipi riconosciuti sono poi il Vermentino di Gallura e il Vermentino di Sardegna, oltre ai transalpini Rolle, diffuso nell’areale di Nizza, Verlantin, nella zona di Antibe, Malvoisie à gros grains, in Provenza, e Malvasia Grossa nella Corsica settentrionale.
Al di là di una presenza abbastanza diffusa nel Mediterraneo, i luoghi storici del Vermentino in Italia sono la Liguria, la costa toscana e la Sardegna. In Liguria l’uva si concentra, in provincia di La Spezia, nelle zone dei Colli di Luni e nelle Cinque Terre dove, storicamente, lo troviamo in uvaggio con Bosco e Albarola. Coste a strapiombo sul mare, terrazzamenti, viticoltura eroica e un clima fresco sono l’ambiente del Vermentino della riviera di Levante: fresco e sapido come pochi altri vini sanno essere e vera fotografia liquida di un paesaggio fisico e umano davvero unico. Altra zona della regione è la riviera di Ponente, più “dolce” nella morfologia, benché non meno eroica nella viticoltura. Qui il clima più soleggiato e asciutto giova al corpo e alla morbidezza del Vermentino, molto floreale e sempre fruttato.
Passando dalla Liguria alla costa toscana, la zona più famosa, ma non l’unica, ad accogliere questa varietà mediterranea è Bolgheri. Ventilato e solatìo, questo lembo marino della Maremma nutre di luce i grappoli che, nel calice, regalano oltre alle consuete note di fiori e frutta mediterranea, anche cenni balsamici ed erbacei. Il taglio gustativo è sempre sapido, fresco e sorretto da un discreto corpo che ne incentiva la piacevolezza. Sempre in Toscana il Vermentino è parte integrante della tradizione vinicola dei colli Apuani, delle colline lucchesi, della Val di Cornia e del grossetano nelle DOC di Montereggio di Massa Marittima, Montecucco, Maremma Toscana e Capalbio.
In Sardegna il Vermentino “parla”, innanzitutto, la lingua gallurese. Il Vermentino in Gallura è nominato già nel 1853 e oggi è prodotto all’interno della provincia di Olbia-Tempio fino al fiume Coghinas. Qui le piante godono di un clima mediterraneo, costantemente sferzato da venti salmastri, e del nutrimento di suoli granitici grigi e rosa risalenti a 300 milioni di anni fa. Paglierino alla vista, fresco sin dal naso, con toni “marini” di salsedine e di alghe, oltre che di fiori e di frutta, al palato il Gallura seduce per sapidità e morbidezza. Vera bandiera enologica dell’isola insieme al rosso Cannonau, il Vermentino è coltivato in tutta la regione, dove segue le norme dalla DOC Vermentino di Sardegna, a riprova dell’intimo e stretto legame tra questa uva e l’isola dei Nuraghi. Opposto a quello di Gallura per caratteristiche organolettiche è il Vermentino del Sulcis-Iglesiente, a sud-ovest di Cagliari in un areale che comprende anche le isole di Sant’Antioco e di San Pietro. Qui il Vermentino, ubicato nella fascia collinare del territorio, è spesso coltivato a piede franco, ossia senza portainnesto americano, su terreni sabbiosi che non hanno permesso alla fillossera di raggiungere le piante. L’ambiente è mediterraneo caldo, ventilato, asciutto, quasi arido, tutte caratteristiche estreme che, tuttavia, esaltano maggiormente le doti fruttate e la morbidezza gustativa di questa incredibile uva.
A tavola il Vermentino è da considerarsi il vino da pesce per antonomasia. I tanti stili, dalle fresche versioni d’annata sino alle più corpose Vendemmie Tardive, riescono ad accompagnare le molteplici sfaccettature della cucina marinara, dagli antipasti tradizionali e i crudi di pesce, fino ai secondi al forno o alla griglia, passando per zuppe, brodetti, risotti e i primi con molluschi e crostacei. La tipologia Passito, infine, sebbene assai contenuta nella produzione e presente quasi esclusivamente in Sardegna, ben si sposa con pecorino stagionato, fiore sardo e le golose seadas, oltre, chiaramente, ai dolci secchi della tradizione isolana come amarettos, anicini o copulettas galluresi.
Alessandro Brizi,
giugno 2023
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