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News ed EventiPiaceriCampo Ligure e i suoi mille "gioielli" da scoprire

Campo Ligure e i suoi mille "gioielli" da scoprire

Un paese di poche anime è la patria italiana della preziosa lavorazione della filigrana in argento e di tante ricette di antica (e nuova) storia

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Non mettevo piede a Campo Ligure da circa sessant'anni e naturalmente da bambina la visita al paese era passata inosservata, tranne che per un "souvenir": un braccialetto in filigrana. Termine, quest'ultimo, che deriva da due sostantivi latini: filo (filum) e grano (granum) inteso come granulo. Le due parole unite identificano una tecnica orafa basata sulla lavorazione manuale di sottili fili in metallo prezioso, in questo caso l'argento, sino a formare con intrecci un oggetto o un gioiello. Sono tornata a Campo recentemente, colta dalla curiosità di un invito e di una focaccia particolare, la revzora, e qui ho conosciuto un paese vivo e accogliente (ben 30 associazioni animano la comunità), che nella filigrana ha il suo futuro economico e turistico. Chi percorre la Provinciale 456 del Turchino riconosce il borgo per quella prima fila di case alte, strette, dai colori pastello, che seguono l'ansa dello Stura; in alto c'è il castello medioevale. Nel centro storico, si riconosce la struttura di accampamento romano, da cui la prima parte del nome (Campo), mentre la seconda (Ligure) arriverà nel 1884, subìta e non amata. Questo perché ancora oggi gli abitanti preferiscono ricordare il nome originario di Campo Freddo, secondo alcuni adattamento di Campo Feudo, secondo altri (la versione preferita) di Campo Frei, ossia libero in tedesco. Per capirne il motivo basta ricordare che tra il XIV e il XV secolo gli Asburgo occuparono stabilmente la carica di Imperatori del Sacro Romano Impero consolidando il potere diretto su moltissimi feudi, e Campo era uno di questi. Il che voleva dire godere dell'indipendenza politica e giurisdizionale dalla Repubblica di Genova. Situazione che cambia con l'arrivo di Napoleone e soprattutto con la sua caduta: ma i campesi non si arrendono e nel 1814 fanno, invano, istanza per rimanere asburgici; invece passano prima al Regno di Sardegna e poi a quello d'Italia. La stessa fierezza e indipendenza si ritrovano nella filigrana, imparata dagli orafi di Genova e portata a Campo nel 1884 da Antonio Olivieri, seguito a breve da molti altri filigranisti. È la nascita di un'abile arte, essenziale per l'economia del posto, svolta nei laboratori e nelle case da uomini e da donne, tanto da poter dire che un abitante su tre ha lavorato la filigrana. Oggi, questo patrimonio, pur con alterne vicende, fa di Campo Ligure il centro italiano più importante, un vanto e un orgoglio testimoniati da due enti: il Civico Museo della Filigrana Pietro Carlo Bosio, dal nome del donatore delle oltre 350 opere provenienti da quattro continenti (un piccolo gioiello in un paese di 2800 abitanti), e dal neonato Centro di Formazione dedicato alla lavorazione della filigrana. Servirà a promuovere il ricambio generazionale, a fare cultura presso altre scuole orafe e a far vivere un'esperienza ai turisti che si vorranno cimentare. La vivacità del posto si trasmette anche in campo gastronomico con trattorie di buon livello e la conservazione di ricette antiche come riso, latte e castagne o la pute, una minestra di ortaggi, fagioli e farina di mais che, raffreddata, si solidifica e si può grigliare (una volta la si inzuppava nel latte o la si friggeva); poi c'è la bazzurra, una sorta di budino di farina di grano e castagne. Ma la regina rimane la revzora, la focaccia locale, ben diversa da quella genovese (ci mancherebbe!). A base di farina di mais e farina bianca, è celebrata da una sagra ed è in corso la richiesta della De.Co. (Denominazione Comunale). Passeggiando per le vie del borgo, mentre l'occhio cade su un gioiello in filigrana di una delle sette botteghe che espongono il marchio "Artigiani in Liguria", tra un trancio di revzora e una fetta di testa in cassetta (salume locale), in estate si possono acquistare i gancetti: fagiolini verdi di antica varietà, a forma di gancio, teneri e privi di filamento. Oppure si può andare alla ricerca di una delle aziende agricole del parco del Beigua che offrono prodotti di origine locale contrassegnati dal marchio "Gustosi per natura". Perché Campo Ligure oltre ad essere uno dei "Borghi più belli d'Italia" è posto all'entrata del Beigua Global Geopark, sito Unesco dal 2015 per il patrimonio geologico, faunistico e floristico.

Laura Maragliano,
luglio 2025

Laura Maragliano
Laura Maragliano

Direttore editoriale di Sale&Pepe (di cui è stata direttore responsabile dal 2008 e dove lavora dal 2005, dopo aver seguito il tema food, anche come direttore, in diverse testate), è giornalista e grande appassionata di cibo. Poco la entusiasma quanto sperimentare una delle (rare) ricette che ancora non conosce, studiarne la storia e scoprire usi e costumi delle persone che la preparano (o preparavano). Ligure – o meglio genovese – di nascita e cultura, per lavoro e per diletto gravita da oltre da trent’anni su Milano, ma è Lodi (a una manciata di chilometri da dove ha messo le sue nuove radici) la cittadina lombarda che l’ha catturata.

Direttore editoriale di Sale&Pepe (di cui è stata direttore responsabile dal 2008 e dove lavora dal 2005, dopo aver seguito il tema food, anche come direttore, in diverse testate), è giornalista e grande appassionata di cibo. Poco la entusiasma quanto sperimentare una delle (rare) ricette che ancora non conosce, studiarne la storia e scoprire usi e costumi delle persone che la preparano (o preparavano). Ligure – o meglio genovese – di nascita e cultura, per lavoro e per diletto gravita da oltre da trent’anni su Milano, ma è Lodi (a una manciata di chilometri da dove ha messo le sue nuove radici) la cittadina lombarda che l’ha catturata.

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