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News ed EventiNewsVino, dal metanolo al biologico

Vino, dal metanolo al biologico

A trent'anni dallo scandalo del metanolo, il vino made in Italy conosce il successo puntando sulla qualità

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Il 1986 è l'annus horribilis per il nostro vino che, dopato con dosi eccessive di metanolo, causa la morte di 23 persone e provoca lesioni gravi con danni permanenti ad altre decine di consumatori.
A partire da quella data, da uno scandalo che poteva affossare tutto il settore vitivinicolo italiano, il percorso del vino deraglia su binari che lo portano a grande velocità al successo. Cambia la cultura del vino e nel contempo cambiano le abitudini degli italiani: si beve meno, ma si va alla ricerca di un prodotto di qualità.

Secondo Coldiretti e Fondazione Symbola, sulla base del dossier “Accadde domani. A 30 anni dal metanolo il vino e il made in Italy verso la qualità”, dal 1986 a oggi il consumo di vino si è quasi dimezzato passando dai 68 litri per persona all'anno agli attuali 37 litri.
Il vino ha un deciso cambio di passo e oggi, tutto ciò che ruota attorno a esso, entra a far parte di un modello di lifestyle capace di catturare anche l'attenzione dei millenials, i giovani tra i 18 e i 34 anni frequentatori di wine bar e sostenitori delle degustazioni consapevoli. Gli stessi che vanno ad accrescere le fila dei circa 3 milioni di wine lover l'anno che programmano viaggi su misura sulle strade del vino (per informazioni su vendemmie e cantine aperte clicca qui), tanto che l'enoturismo, fenomeno esploso negli ultimi anni, registra oggi un giro d'affari intorno ai 4 miliardi di euro.
Il successo del vino è confermato dalla presenza di 35 mila sommelier e dalle innumerevoli iscrizioni ai corsi (per informazioni clicca qui) per imparare a degustare il nettare degli dei.

La crescita della qualità ha determinato anche il trionfo del nostro vino nel mondo: l'Italia è il secondo esportatore mondiale (da 800 milioni di euro nel 1986 ai 5,4 miliardi del 2015) dopo la Francia e rafforza la sua leadership sul mercato americano con 1,3 miliardi di dollari di vini esportati nel 2015 (oltre 1,4 miliardi di euro).

“Anche se molto resta da fare, dopo il metanolo il mondo del vino e dell'agroalimentare made in Italy ha saputo risollevarsi: scommettendo sulla sua identità, sui legami col territorio e sulle certificazioni d'origine”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione del convegno “Accadde domani. A 30 anni dal metanolo il vino e il made in Italy verso la qualità”.

Ed è il mercato dei vini prodotti da agricoltura biologica o biodinamica a risultare in grande crescita.
L'Italia guida la classifica mondiale dei vini bio con il 22% dei vigneti mondiali coltivati con metodo biologico, pari a 72.300 ettari di terreno coltivati da 10 mila aziende con 1.300 cantine certificate che vinificano 4,5 milioni di ettolitri, secondo il Regolamento europeo 203/2012. In Sicilia è bio 1 ettaro su 4. A seguire la Puglia e la Toscana.

È di questo giorni la notizia della nascita di un Protocollo dei vini naturali sottoscritto da 40 vignaioli italiani, ma le adesioni continuano ad aumentare, in cui si attesta la conformità del proprio lavoro agli intenti sottoscritti.
La convinzione ispiratrice dei firmatari è che il vino continui a essere quella risorsa alimentare corroborante e salutare come è stata conosciuta nei secoli, e non debba essere ridotto a una sorta di bevanda, alterandone e correggendone sistematicamente i costituenti.
I produttori si impegnano a rispettare le seguenti regole secondo le quali il vino naturale è:

- un vino integro e vitale perché è ottenuto da uve da agricoltura biologica o biodinamica, anche autocertificata;
- un prodotto agricolo ottenuto dal vignaiolo che ne segue direttamente tutte le fasi produttive, dalla coltivazione della vite al confezionamento nella bottiglia;
- ottenuto solo da uve proprie, coltivate direttamente, o, se acquistate, provenienti da vigneti di produttori biologici o biodinamici dello stesso territorio (non più del 30% del totale);
- ottenuto da fermentazioni spontanee, senza l’utilizzo di lieviti o batteri selezionati fabbricati in laboratorio;
- ottenuto senza l’aggiunta di nessuno degli additivi o coadiuvanti enologici ammessi dal disciplinare convenzionale e anche da quello del vino biologico e biodinamico, in vinificazione, maturazione e affinamento;
- esente da quelle manipolazioni e trattamenti fisici o chimici invasivi ammessi dai disciplinari del vino convenzionali o biologici;
- ammessa nei vini una quantità di solfiti (anidride solforosa totale all’imbottigliamento, dichiarata dal produttore e comprovabile analiticamente) che può essere superiore a quella che si genera naturalmente nei mosti durante la fermentazione alcolica, ma è mantenuta sempre di molto inferiore a quella consentita per legge (vino convenzionale e vino biologico) ed impiegata soltanto allo scopo di consegnare intatto al consumo, negli anni, un vino prodotto con la massima naturalezza in tutte le fasi, dalla vigna alla vinificazione.

I prossimi appuntamenti:

Live Wine 2016, Salone Internazionale del Vino Artigianale, dal 5 al 7 marzo, a Milano (per il programma clicca qui) dove saranno presenti produttori selezionati che praticano un'agricoltura biologica, biodinamica o naturale, senza l'utilizzo di additivi nel vino e con l'aggiunta di dosi minime di solfiti.

Vinatur a Villa Fiorita, Monticello di Fara, Sarego (VI), dal 9 all'11 aprile (per il programma clicca qui): la più importante manifestazione di vini naturali in Europa con un articolato percorso di degustazione di vini.

Terroir Marche, Vini e Vignaioli bio in Fiera a Palazzo dei Capitani, piazza del Popolo, Ascoli Piceno, il 21 e 22 maggio (per il programma clicca qui): terroir Marche incontra la Mosella e il suo Riesling. Incontro tra terroir europei e gemellaggio con le cantine bio della Mosella: 12 cantine marchigiane, 6 cantine della Mosella, 4 laboratori di degustazione

Monica Pilotto
3 marzo 2016

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