Lombardia, regione operosa, dove si va sempre di corsa per fare business. Basti pensare a Milano. Eppure, questa regione, benché sia rinomata nel mondo per gli affari, legati soprattutto all’industria del design e della moda, è anche terra di vini, grandi vini a dirla tutta. Impossibile, per esempio, non citare alcune zone di produzione come la Valtellina, con la sua onorata e lunga tradizione rossista: qui la fa da padrona la Chiavennasca, clone locale del più noto Nebbiolo. O l’Oltrepò Pavese che, curiosamente, a guardarlo dall’alto, ricorda nella forma proprio un grappolo d’uva. L’emblema della viticultura lombarda, però, non foss’altro per la sua eco planetaria, è la Franciacorta, zona collinare che dalla sponda meridionale del Lago di Iseo si estende fino alla città di Brescia. È una fucina di strepitose bollicine che si ottengono da uve Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, oltre all’Erbamat (di impiego più recente e soltanto in una piccola percentuale che, come da disciplinare, non deve superare il 10 per cento).
Il metodo di vinificazione prevede una raccolta manuale delle uve, quindi una rifermentazione naturale in bottiglia e una maturazione lenta con affinamento sui lieviti per un periodo non inferiore ai 18 mesi, 30 per i cosiddetti Millesimati e 60 per le Riserve.
Nonostante si parli genericamente di bollicine, sul mercato, arrivano diverse tipologie di Franciacorta:
Il Franciacorta (floreale e fruttato)
Il Franciacorta Satèn (floreale, fruttato, vanigliato e burroso)
Il Franciacorta Rosé (fruttato, floreale, con tipiche note di crosta di pane)
Il Franciacorta Millesimato (fortemente identitari dell’annata)
Il Franciacorta Riserva (il top per via del lungo affinamento)
A loro volta, queste tipologie, a seconda della quantità di grado zuccherino impiegato, si differenziano in:
Dosaggio zero
Extra Brut
Extra Dry
Sec o Dry
Demi Sec
A prescindere da queste classificazioni, con il termine Franciacorta si identifica un vero e proprio modo di bere, che non prescinde mai dalla vera qualità e dalla trasversalità. Questa Docg stupisce (anche palati esigenti e allenati) dall’aperitivo al dessert e, insieme agli Alta Langa e ai Trento Doc, rappresenta senza se e senza ma l’eccellenza della spumantistica italiana nel mondo. Che non ha nulla da invidiare ai blasoni francesi).
Chiara Risolo,
ottobre 2023
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