Nei volantoni delle offerte dei super la bottiglia di olio extravergine sottocosto non manca mai. Perché, insieme al detersivo per lavatrice, al petto di pollo e alla pasta di grano duro, è il classico prodotto civetta, che compriamo tutti. Con il suo prezzo minimo serve ad attirare il consumatore in quel supermercato, sapendo che poi nel carrello finiranno mille altri alimenti in grado di recuperare la perdita e assicurare al negozio margini di guadagno alto.
Dietro il prezzo extrasmall dell'olio civetta non si nasconde solo un'aggressiva politica di marketing: molto spesso si cela anche una pessima qualità. Infatti, secondo una recente indagine svolta da Inea per il Consorzio Olivico Italiano Unaprol, ben otto prodotti su dieci risultano difettosi sotto il profilo chimico o sotto quello organolettico.
La rilevazione delle irregolarità riscontrate negli oli venduti sottocosto rivela una presenza crescente della chimica negli alimenti, che i sequestri di olio fuorilegge confermano. Sul banco degli imputati c'è soprattutto il colpirifos etile, un prodotto fitosanitario vietato nelle irrorazioni agli ulivi da giugno 2012 e che invece continua a essere utilizzato, persino per i prodotti bio. Con rischi importanti per la salute: l'esposizione cronica a questo fitofarmaco può portare a perdita di memoria, depressione e insonnia e, cosa ancor più grave, ai bambini nei primi anni di vita può causare disturbi dello sviluppo.
"I primi a essere frodati restano i consumatori", spiega il maggiore Riccardo Raggiotti, comandante del Nucleo Antifrodi Carabinieri di Roma. "I campionamenti fatti di volta in volta su almeno 50 bottiglie sono stati analizzati da un gruppo di esperti in grado di individuare i difetti dell'oro verde, ma per le indagini benvengano gli strumenti delle intercettazioni telefoniche e ambientali".
Come orientarsi allora di fronte a uno scaffale con bottiglie che partono sotto i 3 euro e altre che superano i 30? Non si tratta di una scelta semplice perché l'etichetta non sempre fornisce le informazioni utili per determinare la qualità del prodotto. Partendo dal dato Unaprol, secondo cui il prezzo di un extravergine italiano sfiora i 6 euro al litro, si può sempre far affidamento sui marchi Dop e Igp. Ma la vera prova resta quella dell'assaggio.
Enza Dalessandri
28 aprile 2015
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