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News ed EventiNewsAvete visto la nuova etichetta ambientale?

Avete visto la nuova etichetta ambientale?

Dal 1 gennaio 2023 su ogni prodotto trovate le indicazioni per smaltire i pack dopo l’uso. Ecco novità ed errori più comuni

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Dal primo gennaio 2023 smaltire in modo corretto gli imballaggi dei prodotti comprati al supermercato è diventato più facile. Basta seguire le istruzioni per la raccolta differenziata che sono riportate sulle etichette, come ha stabilito una direttiva dell’Unione Europea. Dunque ora fornire le indicazioni per consentire di effettuare correttamente raccolta, riutilizzo, recupero e riciclaggio dei packaging non è più lasciato alla buona volontà dei produttori ma è diventato un’informazione obbligatoria su ogni prodotto mentre finora lo si poteva leggere solo su una confezione su quattro di quelle acquistate in supermercati e ipermercati (fonte Identipack). Ma per trovare realmente la nuova etichetta ambientali su tutte le confezioni bisognerà aspettare qualche mese, perché la legge consente alle aziende di smaltire i prodotti immessi in commercio o etichettati nel corso del 2022, che possono essere commercializzati fino ad esaurimento delle scorte. Cosa c’è, quindi, di nuovo sulle etichette? La novità è che su ogni confezione devono essere chiaramente riportati sia la composizione dei materiali usati nell’imballaggio in base alla famiglia (ad esempio, acciaio o vetro) e al sistema di identificazione adottato dalla Ue, che si basa su sigle alfanumeriche (ad esempio PET 1, PAP 20, FE 40 o C/PET 90), sia le indicazioni per smaltire correttamente la confezione dopo l’uso. Quindi, su ogni etichetta possiamo leggere il materiale di ogni componente (ad esempio tappo in alluminio o etichetta in carta) e dove va conferito nella raccolta differenziata. Dunque, leggendo l’etichetta e attenendosi alle indicazioni sarà veramente impossibile sbagliare! E, perdipiù, se si avrà cura di svuotare completamente i contenitori prima di smaltirli e di schiacciarli per renderli meno ingombranti, allora si meriterà un bel 10 e lode. Nel frattempo, che ne dite di un utile ripasso?

LE CONFEZIONI IN CARTA
La scatola dei cereali della colazione certo, ma anche il vassoio dei pasticcini, il sacchetto del pane o l’astuccio delle fette biscottate: sono tanti gli imballaggi realizzati in carta o cartone e sono riconoscibili in etichetta dalla sigla PAP. Sembra impossibile sbagliare, eppure… Ci sono carte che non vanno smaltite nella carta ma nell’indifferenziato, come la carta oleata e quella da forno, come gli scontrini, i fazzoletti di carta usati e i cartoni sporchi di cibo (ad esempio quelli della pizza da asporto). In genere vanno conferiti nella carta anche i contenitori poliaccoppiati (come quelli del latte o dei succhi di frutta), perché sono composti prevalentemente da fibra cellulosica vergine. Da ricordare, poi, che la carta va ripulita da ogni materiale diverso dalla cellulosa, come punti metallici, nastri adesivi e nastrini (come quelli dei panettoni).

I MATERIALI COMPOSTABILI
I sacchetti in cui si mettono la frutta e la verdura sfuse comprate al supermercato, le vaschette di alcuni ravioli, le confezioni dei sughi freschi e le borse della spesa che si trovano alle casse sono tutte realizzate con plastiche biodegradabili e compostabili, indicate con alcune sigle (come MATER-BI e PLA 7) ed eventualmente con certificazioni, come Compostabile CIC oppure OK Compost. Essendo imballaggi compostabili vanno conferiti insieme agli scarti di cucina, ossia nella raccolta dell’organico/umido e vanno tenuti separati da tutta la plastica tradizionale.

GLI IMBALLAGGI IN PLASTICA
Sono una grande famiglia, in cui rientrano le vaschette dei salumi preaffettati, i flaconi dei detersivi, le bottiglie delle bibite, i sacchetti delle patatine. e il pluriball usato negli imballaggi. Ciascuna tipologia di materiale ha la sua sigla identificativa (come PET, PP, PS, HDPE, PVC, LDPE) che è inserita in etichetta. Tra le plastiche riciclabili più diffuse ci sono il PET 01, ossia il polietilene tereftalato, utilizzato soprattutto per le bottiglie di bibite e di acqua minerale, e il polipropilene (PP 05) delle bottiglie tipo ketchup e delle buste in cui è confezionata la pasta. Invece i tappi delle bottiglie, i vasetti degli yogurt e i flaconi di detersivi (e anche tanti altri prodotti) sono fatti di polietilene ad alta densità (sigla HDPE 2) mentre i contenitori per alimenti sono realizzati con polivinilcloruro (PVC 3). Oltre alla sigla identificativa del materiale, sulle confezioni è indicato di smaltirle nella raccolta della plastica, dopo aver svuotate le confezioni e averle schiacciate. Queste regole, comunque, valgono solo per gli imballaggi: gli oggetti in plastica (dalle grucce ai giocattoli) vanno gettati nell’indifferenziato.

LE BOTTIGLIE E I VASI IN VETRO
Questa è facile: chi non riconosce il vetro delle bottiglie di vino o di latte o quello dei vasetti di sughi o sottoli, anche senza leggere la sigla GL 72 in etichetta? Eppure, se si vuole essere diligenti, occorre anche ricordarsi di svuotare completamente questi contenitori prima di smaltirli nella raccolta differenziata del vetro, di asportare tutto quello che non è vetro (come i coperchi, i tappi e le capsule e i dispositivi salvagocce) e se, possibile, di eliminare anche le etichette.

LE LATTINE IN METALLO
Le lattine delle bibite o del tonno in ma anche il coperchio della bottiglia di passata di pomodoro, i tappi a vite delle bottiglie di olio e la bomboletta della panna montata spray devono fare tutti la stessa fine: vanno smaltiti insieme perché sono realizzati in metalli, di solito acciaio (sigla FE 40) o alluminio (ALU 41). Di solito vengono raccolti insieme alla plastica o al vetro, ma è bene verificarlo nel proprio Comune.

Manuela Soressi
aggiornato aprile 2023

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