È la stagione delle mele, tempo di raccolta, di varietà invernali e di nuove tipologie tutte da scoprire
È tornata la stagione delle mele. La raccolta è iniziata già da metà agosto, partendo dalle varietà estive, (come la Gala) e continuando con quelle autunnali (come la Fuji), per poi terminare a novembre con quelle invernali, come le Pink Lady. L’associazione di categoria Assomela stima che quest’anno verranno superati i 2,2 milioni di tonnellate di mele, per l’8% ottenute da agricoltura biologica. Si tratta di una delle campagne più importanti per il settore frutticolo nazionale. Infatti, grazie all’ampia diffusione dei meleti, dall’Alto Adige sino alla Basilicata, l’Italia è il secondo produttore di mele dell’intera Europa (21,5% del totale Ue), superata solo dalla Polonia. Ma ne è il primo esportatore. Oltre il 40% delle mele raccolte all’estero viene venduto all’estero, facendone il frutto made in Italy più esportato in assoluto. I primati non finiscono qui.
Buone, salutari, comode e disponibili tutto l’anno, le mele sono anche il frutto più amato dagli italiani, che ne mangiano, in media, 13 kg pro capite l’anno. Le più vendute restano le varietà tradizionali, come la Golden e la Renetta. Ma a crescere di più negli ultimi anni sono state le cosiddette “mele club”, quelle identificate da un brand, come Pink Lady, Kanzi, Ambrosia, Envy, Cosmic Crisp, Morgana e SweeTango, che ormai rappresentano il 12% del mercato italiano. Dietro questi frutti ci sono anni di ricerche (ne servono almeno 15 per creare una nuova mela) e un modello organizzativo preciso che assicura un controllo totale sulla filiera. Poiché si tratta di varietà brevettate, chi vuole coltivarle e venderle deve entrare nel loro club, rispettandone il regolamento e pagando le royalty. E solo le mele che rispettano i requisiti di coltivazione e i parametri qualitativi richiesti possono essere marchiate con il brand. Le mele club sono nate per essere un successo perché sono “studiate” per soddisfare tutti: chi le produce, chi le vende e chi le acquista. Chi le coltiva vuole mele più produttive e più resistenti alle malattie (e quindi più sostenibili), che allunghino il calendario produttivo e che durino più a lungo dopo la raccolta, mantenendosi sode, colorate e croccanti. I rivenditori (in particolare la distribuzione moderna) vogliono poter contare su un’ampia quantità di prodotto, disponibile per diversi mesi e con caratteristiche qualitative sempre omogenee. I consumatori preferiscono mele croccanti, succose, dolci e tendenzialmente colorate (anche bicolori). E chi non le mangia? Viene incuriosito da nuove tipologie (come le mini-mele formato snack) e da tipologie inattese e dall’”effetto wow”, come le mele a polpa rosa e rossa Kissabel.
Manuela Soressi,
ottobre 2025
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi