Non capita spesso di incontrare uno chef con le treccine rasta sulla testa e i bermuda sotto la divisa. Ma il torinese Marcello Trentini, spesso conosciuto come Magorabin (dal nome del suo locale), non potrebbe che essere così. Lo capisci quando la sua parlantina sciolta ti trasporta negli anni di una gioventù irreverente e scanzonata o tra le mille esperienze vissute nelle cucine di tutto il mondo senza mai prendersi troppo sul serio. Tanto che, se non avesse quel pallino sviluppato e testardo per l’arte culinaria, te lo potresti immaginare, invece che alla guida di un ristorante stellato, in qualche comunità new age indiana. E sbaglieresti, perché sotto l’indole estrosa e anarchica di Magorabin c’è tutt’altro.
Lo ha provato aprendo un locale con le sue sole forze, insieme alla moglie Simona, quando aveva poco più di 30 anni. Lì ha pianificato di proporre dapprima semplici piatti ben cucinati e poi, via via, di introdurre proposte sempre più originali, interessanti e complesse. Come l’Anatra alla Marengo che ha cucinato per noi: liberissimamente ispirata al famoso pollo del cuoco di Napoleone, sa coniugare la capacità tutta piemontese di avvicinare ingredienti in apparenza incompatibili con tecniche di alta cucina francese e internazionale.
Detto e fatto, la determinazione l’ha portato esattamente lì dove voleva arrivare, cioè a eseguire solo le sue creazioni e a conquistare in pochissimi anni le maggiori guide, la qualifica ambitissima di JRE e infine la stella Michelin. “Roba da farti tremare i polsi”, dice con la solita irruenza da ex studente poco modello che oggi affascina l’auditorio dell’alberghiero di Stresa con brillanti lezioni su improvvisazione e riutilizzo. “Ma non certo sufficiente a farmi smettere di desiderare la seconda”.
Il ristorante Magorabin in corso San Maurizio 61, a Torino. Poche settimane fa il locale è stato “raddoppiato” passando da 120 a 200 metri quadrati, mentre i posti a sedere, che erano una ventina, sono divenuti 40. Tra le novità interessanti, anche la presenza di un “Social Table” dove 8 persone per volta, anche senza conoscersi, potranno degustare uno speciale menu concepito appositamente per loro.
Divenuto membro dei Jeunes restaurateurs nel 2008, all’età di 37 anni, oggi Trentini svolge con soddisfazione l’incarico di loro vicepresidente. E a proposito di questa associazione confessa: “Qualche anno dopo ho conquistato anche la stella Michelin, ma essere ammesso tra i JRE è stato il riconoscimento più emozionante della mia carriera. In quel preciso momento ho sentito che stavo cominciando a giocare nel campionato dei grandi”.
testi di Daniela Falsitta
video (sotto) Diego Stadiotti
su Sale&Pepe magazine
ottobre 2018
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