L'esposizione racconta come la relazione tra noi italiani e il cibo sia profondamente mutata in questi ultimi decenni e di come sia cambiato il rapporto tra l’immagine tradizionale della cucina nazionale e un Paese che si sta trasformando - nelle proprie abitudini, nei propri consumi e nella composizione sociale – rivelando come il vincolo tra i due sia sempre più complesso, segmentato e contraddittorio.
Per rappresentare la complessità dei temi legati al cibo è stata scelta la parola “gusto”, che meglio rappresenta il rapporto tra individuo e società, quell’insieme inscindibile tra piacere individuale e condivisione collettiva, meccanismi nutrizionali e fenomeni culturali.
La mostra, ospitata da M9, iconico edificio colorato firmato dallo Studio Sauerbruch - dedicato alla cultura dell'innovazione ealla cultura materiale del territorio e del paese - è accompagnata da un calendario di workshop, show cooking, convegni, talk e iniziative che coinvolgeranno il pubblico con il contributo di cuochi, scienziati e artisti.
Un pool di esperti
Curata da Massimo Montanari (foto sopra) professore di Storia dell’Alimentazione la Scuola di Lettere e Beni Culturali all’Università di Bologna, tra i maggiori specialisti di storia dell'alimentazione a livello internazionale, con la scrittrice e giornalista Laura Lazzaroni (foto sopra), la mostra vuole provare, nelle parole di Montanari, che una cucina e un gusto italiano esistono, perché le particolarità locali ne costituiscono l’ossatura. «Esse non sono isolate e autoreferenziali ma costituiscono – da secoli – una rete di saperi e di pratiche che si conoscono, si confrontano, si integrano» spiega Montanari «La cucina e il gusto italiano non sono la semplice somma, ma la moltiplicazione delle diversità locali, condivise in un comune sentimento della cucina. Nel nome di una straordinaria e irriducibile biodiversità culturale».
Alla curatela ha contribuito un comitato scientifico di eccellenza, con scuole di design e laboratori, agenzie spaziali, istituzioni e associazioni, fotografi ed editori, artisti e artigiani.
Le Stanze di Gusto!
L’esposizione è concepita come una casa del gusto che si sviluppa in 8 stanze, ognuna con un racconto diverso. Si comincia con la parte dedicata al Gusto italiano (che racconta il monumentale paniere degli ingredienti nostrani) si passa al Gusto della casa (che include fotografie, video, interviste, ricettari domestici, contributi di singoli in un'ottica di crowdsourcing, ma anche oggetti di design, locandine, foto d’autore, réclame, riviste, guide enogastronomiche). Il Gusto fuori casa vede da una parte ristoranti e trattorie, con le nuove tendenze culinarie di street food, la gentrificazione gastronomica e le storie di contaminazione di sapori; dall’altro il rito delle grandi tavolate collettive: sagre, ricorrenze, scampagnate, eventi di socialità all’aperto. Una sezione è dedicata a 40 figure che hanno influenzato, con stili e in epoche diverse, la cucina contemporanea (foto sotto).
Ci sono poi il Gusto dell’industria, il Gusto del viaggio e il Gusto dell'incontro, il ponte culturale tra diverse zone d'Italia e diversi stili di cibo e di vita. La sezione Il Gusto oggi, dedicata al cibo e alla nutrizione giusti per la salute, l’ambiente, la società e gli animali, è stata curata da Eliana Liotta con il team Smartfood dello IEO -Istituto europeo di oncologia e l’Istituto europeo per l’economia e l’ambiente (EIEE). La sezione Il Gusto del Futuro, dedicata a come mangeremo da qui a dieci, cinquanta, cento anni, è stata seguita da Valentina Sumini e Emilio Cozzi. Il Tavolo del design, dedicato agli oggetti e alle gestualità rituali del nostro cucinare, è stato curato da Giulio Iacchetti.
Una mostra evocativa, colta e profonda, sregolata e divertente, piena di suggestioni trasversali – d’amore e di vita, come spiegano i curatori.
Gusto! Gli italiani a tavola. 1970-2050
presso M9 - Museo del ’900 (foto sotto)
Venezia - Mestre
via Giovanni Pascoli, 11
Tel. +39 0410995941
Calendario e le info su www.m9museum.it
Nella foto di apertura, Massimo Montanari e Laura Lazzaroni
A cura di Francesca Tagliabue
giugno 2022
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