Seguici su Facebook Seguici su Instagram
News ed EventiPiaceriAcquacotta maremmana, ma anche viterbese e grossetana

Acquacotta maremmana, ma anche viterbese e grossetana

Una zuppa povera che conserva il nome antico di quando era fatta di sola acqua, pane e qualche verdura, e che rimane uno dei piatti più tradizionali e genuini diffusi in Toscana e Alto Lazio

Condividi

Le origini

Sebbene c’è chi ne ritrova le radici nella cucina etrusca – il territorio coinvolto corrisponde all’area di insediamento di questa antica popolazione – al pari del gulasch ungherese, l’acquacotta nasce on the road: siamo in Maremma, regione costiera della Toscana che si estende da Livorno fino alla Tuscia viterbese, al confine tra Toscana e Lazio.

Parco Nazionale della Maremma - Alberese-Strand_PH_Gabriele-DelheyParco Nazionale della Maremma

Un territorio che porta alla mente pinete e lunghi litorali di sabbia – oggi perfetti per vacanze di mare e relax – ma che nei secoli ha visto passare mandrie di bestiame accompagnate dai butteri, i pastori a cavallo tipici di questa zona che, come i mandriani magiari, trascorrevano lunghi periodi lontano da casa, scendendo dalla montagna amiatina, attraversando la pianura maremmana fino al mare per pascolare i capi a loro affidati. Giorni e notti nell’aspra campagna toscana del tempo, dove a mezzogiorno si riempiva d’acqua di ruscello un pignatto (una pentola panciuta in terracotta smaltata) e si cucinava con molto poco (con quel che si trovava) sul fuoco di campo.

Maremma._Herdsmen_leading_cattle_(1907),_by_Giovanni_FattoriButteri con le mandrie (quadro di Giovanni Fattori, fine Ottocento)

Gli ingredienti di base

Il nome deriva infatti dal fatto che era un piatto così povero che l’acqua era uno degli ingredienti principali, insieme al pane raffermo: gli altri ingredienti arrivavano di fortuna. L’acquacotta nesce così, un piatto di transumanza che richiedeva pochi ingredienti e poco impegno da parte dei mandriani, che portavano sempre con sé nella loro catana (un tascapane di cuoio o tela simile a un borsello, dove pastori e soldati tenevano le loro vettovaglie) del pane di grano duro, senza sale (in Toscana si dice ‘sciocco’), raffermo, qualche cipolla, olio di oliva e sale: nei casi più fortunati, un pezzo di cotica o lardo da usare con moderazione, per centellinarli.

PANE TOSCANOPane toscano senza sale

Le prime citazioni confermate della zuppa risalgono al Medioevo. Oltre ai transumanti, lo adottarono presto, per la semplicità e facilità di resa, anche i carbonai, i cavatori di marmo e chiunque lavorasse nelle campagne tutto il giorno: si riempiva d’acqua il pignatto, e via con quanto si trovava in quel momento.

Pignatto_PH_FiveRingsPentola in terracotta smaltata

Un piatto “di fortuna”

Oltre ad acqua e pane vecchio, in questa zuppa toscana semplice e gustosa c’erano infatti erbe, verdure e aromi selvatici che i butteri raccoglievano lungo il percorso. Davanti al fuoco, la sera, preparavano nel pignatto  un soffritto di aglio, cipolla e qualche scheggia di lardo, se disponibile; tanta acqua e le verdure e le erbe raccolte, che naturalmente cambiavano sempre, secondo la stagione, le zone attraversate, coltivate o incolte, e la… fortuna del buttero.

zuppa-di-legumi

In questa zuppa brodosa finivano lessati – a turno o tutti insieme – borragine, cicoria selvatica, broccoli, nepitella (mentuccia), sedano, carote, pomodori (talvolta del peperone rosso), fagiolini, denti di leone (tarassaco); più raramente funghi. Una volta pronta la zuppa, la si versava sul pane raffermo – talvolta abbrustolito sulla fiamma – perché questo si ammorbidisse e prendesse uno ‘spessore’ che riempisse lo stomaco dei butteri. Si finiva con una grattugiata di pecorino, ma solo nelle giornate di festa.

Acquacotta con uovoAcquacotta con l'uovo

Oggi l’acquacotta è uno dei piatti nati poveri più gustosi della tradizione toscana: evolutasi, è ricca di verdure e legumi di stagione e, lontana dall’”acqua cotta” delle origini, viene arricchita da un uovo fresco sbattuto nel brodo oppure cotto in camicia. Tante le versioni che, come spesso accade con i piatti popolari e rustici, cambiano secondo i territori per rispecchiare il diverso carattere dei paesi – e delle famiglie.

ACQUACOTTA UOVO IN CAMICIA

Le varianti grossetane

A Cana e a Santa Fiora, alle pendici del Monte Amiata, l’acquacotta è più ricca e ghiotta del tradizionale piatto povero toscano perché completata dall’uovo e da tanto formaggio pecorino (talvolta parmigiano). C’è chi non fa mancare un pizzico di peperoncino. Entrambi i paesi celebrano l’acquacotta con sagre annuali dedicate. Nella zona di Sovana, si usa prepararla con spinaci o bietole, e con ricotta al posto dell’uovo. Nel Casentino e nel Senese si trova una gustosissima acquacotta a base di funghi porcini.

ACQUACOTTA CON PORCINIAcquacotta con porcini

Le varianti viterbesi

Nell’acquacotta della Tuscia ci sono patate, cipolle, cicoria di campo o bietole, pomodori e l’uovo sperso, cioè  strapazzato nel brodo della zuppa, come si fa con la stracciatella; talvolta anche pecorino romano grattugiato. In alternativa all’uovo, la versione dell’Alto Lazio prevede baccalà essiccato, ammollato dalla sera prima e tagliato a cubetti, e poi peperoncino, costa di sedano, patate a tocchi.

ACQUACOTTA CON BACCALAAcquacotta con baccalà

Nella zona del lago di Bracciano, è possibile incontrare ricette che includono pesce di lago, lumache o cosce di rana. L’acquacotta primaverile è legata alla stagione delle fave ed è preparata con queste unite a piselli, carciofi a pezzi, cipolla e biete, prosciutto o grasso di maiale, profumata di mentuccia. Un’altra versione vede fagiolini, cavolo, fiori di zucca, zucchine, patate novelle.

Altre varianti

A Montalcino l’acquacotta non prevede l’uovo; l’acqua è spesso sostituita da brodo di manzo o pollo, come in questa ricetta, ci sono sempre i pomodori. A Capalbio, nel soffritto usano il basilico. A Massa Marittima, l’acquacotta si chiama ‘pagnone’ e viene preparata in una padella di ferro; in questa ricetta talvolta spuntano i fagioli cannellini.

Tutto lo spirito contadino in una leggenda

Parco_naturale_della_Maremma_PH_Ulissevietato.9449

Si racconta che l’acquacotta sia nata dopo che uno straniero, giunto in Maremma, mise dell’acqua a bollire in un paiolo con dentro due sassi, ben puliti. Al primo paesano che, incuriosito, gli chiese cosa stesse cucinando, egli rispose “Una squisita minestra di sassi e acqua che, naturalmente, sarebbe ancora più gustosa con l’aggiunta di una cipolla”. Il paesano rispose che aveva giusto una cipolla in dispensa, gliela portò e la misero nel pentolone. Pian piano, a chi passava e chiedeva, lo straniero elogiava la minestra di acqua e sassi che, precisava, “sarebbe stata davvero perfetta con l’aggiunta di una carota… un ciuffo di cicoria… un pezzetto di cotica di maiale… una punta di cacio…”. Tutti diedero un contributo alla zuppa, che continuava a cuocere con i suoi ingredienti, finché fu dichiarata pronta.
Si dice che quando coloro che avevano collaborato alla sua preparazione la assaggiarono, trovarono “questa acqua cotta davvero gustosa”.

 

Francesca Tagliabue
luglio 2025

Iscriviti alla newsletter di sale&pepe

Iscriviti ora!

Abbina il tuo piatto a