La ricomposizione di un tessuto territoriale sfigurato da tragedie come terremoti e catastrofi è sempre un processo lungo e difficile che naturalmente porta in prima linea la ricostruzione oggettiva e le logistiche di pronto intervento. Al di là dei danni effettivi provocati, però, la dimensione di un disastro si misura anche in relazione alla capacità di resilienza della comunità colpita: un’alterazione immateriale, più o meno grave, che l’evento produce a livello comunitario e che danneggia quelli che sono i pilastri di un gruppo umano ristretto, coinvolgendo profondamente i suoi riferimenti, i suoi luoghi e le sue tradizioni.
Spesso, la reazione a un evento di questa portata, recente o meno che sia, vede nel tempo individui o gruppi associativi lavorare per mantenere vivi i legami di tradizione e di valore del territorio ferito, perché non vengano dimenticati nell’urgenza – essenziale e fondamentale – della ricostruzione. Un lavoro, questo, di tessitura fine e spesso invisibile, che vuole contribuire a non far morire la memoria e per incoraggiare i giovani a non dimenticare e a tramandarla.
Proprio a Longarone c’è un’opera massiccia e imponente – i Murazzi di Longarone – che vede cinque ripiani di terreno, sostenuti da muri a secco di notevole spessore e grandi blocchi di pietra perfettamente squadrati (sono alti 10-12 mt lunghi 100 mt) dominare la valle. Commissionati nel 1500 dalla famiglia Sartori che li fece realizzare per ottenere terreni da coltivare e per proteggere le case da smottamenti e cadute di massi, i Murazzi di Longarone sono oggi uno dei Luoghi del Cuore FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Della grande scalinata che li collegava a Palazzo Sartori, dopo l’inondazione del 1963 rimane solo una porzione, che fa parte di un angolo inviolato sfuggito alla distruzione. Da alcuni anni, i Murazzi sono stati valorizzati con la creazione di orti urbani in concessione e questo ha fatto sì che un luogo pressoché dimenticato trovasse motivo di nuovo interesse.
Sono passati diversi decenni dalla tragedia del Vajont, ma un esempio di solidarietà e resilienza viene da Rosa Da Cas (foto sotto), da anni concessionaria di uno degli orti “segreti” che si trovano all’interno dei Murazzi di Longarone, suo paese natio. Rosa Da Cas è innamorata del suo orto e dei Murazzi del suo paese, e negli anni ha voluto raccogliere in un libro fotografico tante ricette semplici e buone, a testimoniare l’essenza di un mondo che è stato, e al tempo stesso celebrare il suo luogo magico, i Murazzi, con i loro gli orti ricchi di prodotti genuini.
Giulia Paganelli
ottobre 2023
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