Maido di Lima, guidato dallo chef Mitsuharu Tsumura, è stato nominato miglior ristorante al mondo ai World’s 50 Best 2025. Celebre per la sua cucina Nikkei, che fonde tradizione giapponese e sapori peruviani, conquista la vetta della gastronomia globale. Un trionfo per il Perù e per la cultura culinaria dell’America Latina.
Una serata di emozioni forti, riflettori internazionali puntati sull’Italia che per la prima volta ospita dalla sua nascita nel 2002, la cerimonia dei World’s 50 Best Restaurants. E lo ha fatto in grande stile: all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino, tra gli applausi del gotha gastronomico globale e l’orgoglio delle istituzioni piemontesi e nazionali.
A conquistare il vertice della classifica 2025 è stato Maido, il ristorante di Lima guidato dallo chef Mitsuharu ‘Micha’ Tsumura, che dalla quinta posizione dello scorso anno ha scalato fino alla vetta, dopo tre anni consecutivi nella top ten. Una vittoria arrivata al termine di un testa a testa serratissimo, con il cuore in gola a ogni nome annunciato, tra ovazioni e abbracci, fino all’esplosione finale. Il riconoscimento consacra definitivamente la cucina nikkei, fusione profonda e creativa tra tradizioni giapponesi e peruviane, come uno dei linguaggi più influenti della gastronomia contemporanea. A deciderlo, come ogni anno, i voti di 1.120 esperti internazionali: chef e ristoratori (34%), giornalisti e critici gastronomici (33%), viaggiatori gourmet (33%), distribuiti in 28 regioni del mondo.Dal palco, visibilmente commosso, Tsumura ha voluto dedicare il premio alla sua famiglia e alla squadra che da anni lo accompagna. Ha parlato del potere del cibo e dell’ospitalità come strumenti capaci di trasformare sogni in realtà e affrontare anche le sfide più complesse. Per lui, la gastronomia è prima di tutto un progetto umano e collettivo, che guarda alla sostenibilità non solo ambientale ma soprattutto sociale. E, come ha ricordato, “cucinare insieme può ancora cambiare il mondo”.
Nonostante l’assenza di un ristorante italiano nella top ten, il Bel Paese lancia un segnale forte e chiaro nel panorama mondiale della gastronomia. Nella nuova edizione dei World’s 50 Best Restaurants l’Italia si fa notare con ben sei realtà nella classifica principale, un balzo significativo rispetto ai quattro dello scorso anno, segno di una qualità in costante crescita e di un’identità culinaria sempre più solida e riconosciuta.
In cima alla classifica nazionale si conferma il gioiello di Gardone Riviera, Lido 84, guidato dallo chef Riccardo Camanini. Pur scendendo dal 12° al 16° posto, il ristorante rimane un punto di riferimento imprescindibile della cucina contemporanea italiana. Seguono con passo deciso Il Reale di Castel di Sangro, con Niko Romito che consolida la sua presenza al 18°, testimonianza di un percorso che continua a crescere con autorevolezza.
L’ascesa più sorprendente è quella di Atelier Moessmer Norbert Niederkofler, a Brunico, che compie un balzo straordinario, passando dal 52° al 20° posto, confermando la forza di una visione che unisce innovazione, sostenibilità e radici profonde nel territorio. Avanza anche Piazza Duomo di Alba, con Enrico Crippa, che guadagna sette posizioni piazzandosi al 32°, mentre Uliassi di Senigallia, sotto la guida di Mauro Uliassi, risale al 43°, dopo aver chiuso la classifica al 50° lo scorso anno.
Un ritorno atteso è quello di Le Calandre di Massimiliano Alajmo, che rientra con forza nella top 50, al 31°, dopo aver sfiorato la soglia l’anno precedente al 51°. Un segnale di vitalità per uno dei pilastri storici dell’alta cucina italiana. A completare il quadro, nella lista estesa dal 51° al 100° posto, c’è anche Al Gatto Verde, il ristorante “green” della famiglia della Francescana, guidato da Jessica Rosval, al 92°, portando così a sette il numero totale di italiani nei primi cento: un risultato che conferma l’eccezionale fermento e la ricchezza del panorama gastronomico italiano, tra i più brillanti degli ultimi anni.
Particolarmente emozionante è stato il momento della consegna dell’Icon Award a Massimo Bottura e Lara Gilmore. Sul palco, i due hanno ripercorso insieme un cammino lungo oltre trent’anni, ricordando con nostalgia gli inizi, le sfide affrontate e i successi raggiunti, sempre sostenuti da una squadra che non hanno mancato di ringraziare con grande calore. Bottura ha raccontato il suo impegno attuale con Food for Soul, il progetto che fonde cucina e responsabilità sociale, sottolineando come anche un semplice piatto di pasta preparato con amore possa diventare un gesto rivoluzionario. Lara Gilmore, invece, ha rivolto un appello ai giovani chef: la crescita deve essere lenta, radicata, perché sono proprio queste solide fondamenta a dare senso e valore a tutto il percorso. Guardandosi indietro, ha concluso, saranno quelle radici a raccontare la bellezza e la forza della strada percorsa.
Dopo anni di attesa, l’arrivo in Italia dei World’s 50 Best Restaurants è stato possibile grazie a un importante sforzo congiunto, anche economico, della Regione Piemonte, della Città di Torino e di una solida rete di sponsor e patron locali. In prima fila, la famiglia Ceretto, con Bruno Ceretto in particolare, ha giocato un ruolo decisivo nel sostenere l’evento, come ricordato dallo stesso John Elkann nel discorso di apertura sul palco del Lingotto. Non sono mancate, tuttavia, alcune voci critiche che avrebbero preferito una cornice diversa per la cerimonia, auspicando che questa fosse ospitata in uno dei palazzi storici della città, per valorizzare maggiormente il ricco patrimonio architettonico e culturale di Torino.
Nella parte alta della classifica, a dominare restano ancora i Paesi europei, con Spagna, Danimarca e Francia che confermano la loro presenza stabile e autorevole. Al terzo posto si fa largo Quintonil di Città del Messico, insignito del titolo di Best Restaurant in North America. Subito dopo, al quarto posto, spicca il laboratorio creativo di DiverXO a Madrid, seguito da Alchemist a Copenaghen, quinto, e da La Table di Bruno Verjus a Parigi, che mantiene saldo l’ottavo posto. Oltre i confini europei, Asia e Sud America guadagnano sempre più terreno, affermandosi come protagonisti indiscussi sulla scena gastronomica mondiale. Diverse città emergono come veri e propri poli d’attrazione per i ristoranti di eccellenza: Lima, Bangkok, Hong Kong e Dubai si confermano come i centri più vivaci e dinamici fuori dall’Europa. Al sesto posto si colloca Gaggan, premiato come miglior ristorante in Asia, seguito da Sézanne a Tokyo, settimo. Al nono posto si posiziona Kjolle di Lima, mentre chiude la top ten Don Julio di Buenos Aires, a testimonianza della sempre maggiore centralità della cucina latinoamericana nel panorama globale.
E i 50 Best portano subito i grandi della cucina di nuovo in Italia. In questi giorni presso Gallerie d'Italia Torino viene presentata Buonissima Summer Edition, speciale edizione dell'evento gastronomico di riferimento della città creato proprio in concomintanza con la presenza dei migliori chef del mondo a Torino. Grande novità dell’edizione invernale sarà la presenza di Rasmus Munk, lo chef di Alchemist, Copenaghen: settimo miglior ristorante al mondo nella The World’s 50 Best Restaurants 2024, 2 Stelle Michelin e Stella Verde Michelin. A lui il compito di curare l’appuntamento più atteso di Buonissima 2025, che si preannuncia anche come uno dei più importanti eventi gastronomici dell’anno in Italia.
Camilla Rocca
Giugno 2025