La prima vendemmia fu quella del 1991: poche bottiglie, nate quasi per gioco. Da allora, nelle mani (e nel cuore) di Silvia Imparato e Riccardo Cotarella, il Montevetrano è diventato mito che anno dopo anno si rinnova. L’uvaggio composto da cabernet sauvignon e merlot con aggiunta di aglianico lo rende vino internazionale, eppure il richiamo col territorio è forte. Il colore è rosso granato profondo e luminoso, lento nel passo, seducente già alla vista. La successione aromatica è una coreografia dal disegno magistrale e all’infallibile progressione: sfumature floreali di viola appassita, fragoline di bosco, speziatura esotica di curry e cannella, legno balsamico, sentori fungini, profumi evoluti di cuoio… e chissà quanto altro ancora. L’assaggio consacra la grande classe di questo vino, splendidamente equilibrato, pieno di calore e morbidezza, interminabile nella persistenza aromatica. Il
tannino ha grana vellutata e stoffa di nobile estrazione che gli donerà un lungo avvenire. Una degustazione che
vorremmo non finisse mai.
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