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News ed EventiPiaceriIl risotto al barolo piemontese, una vera prelibatezza

Il risotto al barolo piemontese, una vera prelibatezza

Un raffinato primo piatto della cucina piemontese, originale e facile da realizzare. Una ricetta gourmet degna del sapore di una delle eccellenze enologiche italiane 

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Un primo piatto non troppo complesso, preso in prestito alla gastronomia piemontese il risotto al Barolo si avvale della complicità di un vino conosciutissimo in tutto il mondo. Eccellenza made in Italy, questo elisir rosso intenso, dal colore "pieno" e corposo nel sapore, è perfetto in connubio con preparazioni semplici che ne esaltino le naturali note aromatiche e a cui dà, in ricambio, un accento particolare. Una vera e propria ricetta gourmet. 


Se vogliamo dare il giusto clamore a questo piatto occorre citare un gran personaggio: il rivoluzionario statista Camillo Benso Conte di Cavour, a cui il riso piemontese e il vino Barolo devono in gran parte alla loro fama. Nel periodo in cui fu ministro dell'agricoltura Cavour fece scavare il canale che prese poi il suo nome, per regolare l'irrigazione delle risaie del Vercellese e del Novarese e introdurre nella tenuta di suo padre, a Levi, vicino a Vercelli, metodi di coltura all'avanguardia, dando così grande impulso alla produzione del riso. Ma il conte è famoso soprattutto per il suo decisivo contributo alla vinicoltura piemontese e in modo particolare alla produzione del grande Barolo. Un rosso intenso, elegante, addirittura patrimonio dell’Unesco. Nell’intento di ottenere un vino rosso degno di rivaleggiare con i più famosi vini francesi, nel 1836 convocò al castello di Grinzane il generale Pier Francesco Staglieno, suo comandante quando era ufficiale di guarnigione, ma anche rinomato enologo. Questi modificò i sistemi di vinificazione e invecchiamento del vino Nebbiolo e con la collaborazione dell'enologo francese Louis Oudard suggerì nuove tecniche, guidando il conte e la marchesa Giulia Falletti di Barolo verso la produzione del grande Barolo. Contribuendo così al successo della "crociata enologica", come la definì lo stesso Cavour. 


Due eccellenze in un unico piatto 


Premesso questo, viene da chiedersi: sarà stato lo stesso Cavour, notoriamente amante della buona tavola (famosa la sua frase "...cattura più amici la mensa che la mente") a inventare la ricetta del risotto al Barolo? Non è così sicuro. Ma chiunque per primo abbia sposato la cremosa consistenza di un Carnaroli o di un Vialone con il sapore ricco e l'intenso profumo di questo vino straordinario ha contribuito a regalare un piatto irripetibile alla già ricca galleria di specialità piemontesi. La ricetta si racconta in poche parole: il soffritto dove si scioglie lentamente il grasso midollo, una prima spruzzata di vino - quel vino - poi la calata del riso che, rosolando, inizia ad impregnarsi dei suoi profumi, quindi ancora vino, l'indispensabile sfumata per far evaporare l'eccessiva alcolicità e via con le piccole aggiunte di brodo bollente. La fiamma va spenta quando il risotto, di un intenso colore rosato, ancora morbido e all'onda, è pronto per la finale mantecatura con burro e parmigiano


Il Barolo e le sue curiosità 


Il Barolo è un vino che si ottiene dalla fermentazione del Nebbiolo e prende il nome dalla famiglia Falletti, Marchesi di Barolo che hanno iniziato per primi la produzione di questo vino. Il Barolo ha ottenuto la certificazione di origine controllata e garantita. Infatti per ottenere questo prezioso nettare bisogna procedere ad un invecchiamento di almeno tre anni in botti di rovere o castagno.
Questo vino ha colore rosso intenso e al naso si presenta intenso e persistente con profumi di viola, vaniglia e spezie. I sommelier abbinano questo vino con carni rosse, brasati, selvaggina e formaggi stagionati, anche se viene considerato un ottimo vino da meditazione.

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