Dal peperoncino portafortuna al mandarino di lunga vita… i cibi tradizionali di capodanno hanno una storia legata a superstizioni assai antiche
Per chi è superstizioso o per chi "non è vero ma non si sa mai" a Capodanno c'è poco da scherzare: è in questo giorno che ci si gioca la buona sorte per tutto l'anno a venire, che si scende a patti con il fato e si investe per un futuro prospero e radioso. Indossare biancheria intima rossa o baciare qualcuno sotto il vischio non implica un grande impegno, ma a tavola la questione si fa più impegnativa. Sì, perché è proprio qui che dalla notte dei tempi si compiono riti scaramantici e si scongiurano guai. Non ci si passa il sale (così si trasferirebbe la cattiva sorte), non si appoggia il pane sottosopra (segno di disprezzo per i commensali), non ci si siede in tredici (memoria dell'ultima cena di Gesù), non si lascia una tovaglia bianca sulla tavola dopo aver sparecchiato (troppo simile a un lenzuolo funebre). Ogni superstizioso degno di tal nome sa bene che questi piccoli accorgimenti vanno rispettati ogni giorno dell'anno, ma sa anche che ce ne sono altri da osservare in circostanze precise. Come mangiare determinati alimenti a Capodanno per tenere lontane le disgrazie e propiziare la sorte per il futuro.
In primis viene un buon piatto di lenticchie con zampone o cotechino. Già i romani consideravano di buon auspicio regalare un sacchetto di questi legumi che, tondi e piatti, assomigliano a delle monetine e da crudi producono lo stesso tintinnio. Erano dunque considerati simbolo di ricchezza e si donavano con la speranza che si trasformassero in pecunia (dal latino, denaro).
Il maiale, poi, nella società contadina è sempre stato sinonimo di abbondanza: è un animale che si alleva facilmente e la sua uccisione assicurava sostentamento per lungo tempo. Secondo qualcuno, addirittura, il movimento che compie alla ricerca del cibo, spingendo con il muso la terra che ha davanti a sé, è segno di avanzamento e progresso. Ma perché proprio zamponi e cotechini e non prosciutto o lonza? Perché tradizionalmente i primi suini venivano macellati il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, e dato che cotechini e zamponi erano gli insaccati più difficili da conservare, erano anche i primi a essere consumati. Altro emblema di prosperità, fatto di mille parti, è il riso (non è un caso che lo si lanci agli sposi).
Se il vostro menu non dovesse prevedere un risotto, allora spargete una manciata di chicchi sulla tovaglia. Magari accanto a dei peperoncini rossi: grazie alla loro forma, simile a un corno ma anche a un fallo, sono da sempre simboli apotropaici (che tengono lontana la sfortuna).
Se gustare i cibi appena elencati non comporta particolari rischi, il rituale che prevede di mangiare 12 acini d'uva, uno per ogni rintocco della mezzanotte (come 12 sono i mesi dell'anno), nasconde non poche insidie. Una pratica di origine spagnola che abbisogna di un certo allenamento per mantenere il ritmo di un chicco al secondo evitando di strozzarsi. L'usanza de las doce uvas de la suerte, con riunioni sotto un orologio in piazza, meglio se a Madrid sotto la Puerta del Sol, risalirebbe agli inizi del '900, quando i viticoltori di Alicante, per evitare che i frutti di una vendemmia troppo abbondante gli rimanessero sul groppone, escogitarono questo rito benaugurante, foriero di prosperità e ricchezza. Oggi, O tempora, o mores! (da Cicerone, che tempi, che costumi!) gli acini si vendono pronti all'uso, già contati e senza semi.
La tradizione di imbandire vassoi ricolmi di mandarini, tipica anche alle nostre latitudini, arriva in realtà dalla Cina. Per l'antica disciplina del Feng Shui, questi agrumi sono il portafortuna per eccellenza, perché hanno una forma quasi sferica che richiama l'infinito. Per questo i cinesi se li scambiano in occasione del loro Capodanno, che coincide con la seconda luna nuova dopo il solstizio d'inverno (nel 2025 il 29 gennaio).
Perché si dice che porti fortuna? E perché a Capodanno ne andrebbero mangiati 7 tipi diversi o addirittura 13 secondo i francesi? Le risposte si sono perse nella notte dei tempi. Quel che salta all'occhio è che si conserva a lungo, che si trova anche quando scarseggiano altri cibi e che dà tanta energia. Il legame con la salvezza dagli stenti è piuttosto evidente.
Secondo i superstiziosi più convinti, ci sono anche cibi da evitare come la peste a Capodanno. E paradossalmente si tratta proprio di quelli più utilizzati. Niente gamberi, gamberoni o aragoste perché camminano all'indietro. Niente polli, capponi o qualsiasi tipo di volatile: la fortuna potrebbe approfittarne e volar via.
Se siete in viaggio, fate attenzione alle abitudini locali. In Grecia non dimenticate la vasilopita, una torta soffice dedicata a San Basilio (lo si festeggia propio il primo dell'anno) in cui viene nascosta una moneta che porterà fortuna a chi la trova nella propria fetta. In Austria o in Germania assicuratevi di avere un Marzipanschwein (maialino di marzapane) sulla tovaglia, una sorta di amuleto di antica origine che si regala per augurare successo. In Turchia rompete una melagrana e assaporatene i chicchi allo scoccare della mezzanotte. Negli Stati Uniti la regola è peas for pennies, greens for dollars and cornbread for gold (fagioli per i centesimi, verdure per i dollari, pane di mais per l'oro). Se poi foste diretti in Asia, non fatevi mancare i noodles: lunghi spaghetti, lunga vita (e per nessun motivo vanno spezzati). In Giappone, quelli di grano saraceno si mangiano prima della mezzanotte nella toshikoshi soba, una zuppa dalla forte simbologia, che rappresenta la speranza per un percorso lungo e senza ostacoli attraverso il nuovo anno. In assenza, si può provare con un piatto di tagliolini in brodo: il successo non è certo, ma il palato vi sarà grato comunque.
Lydia Capasso, giornalista e scrittrice, esperta di tradizioni e gastronomia napoletana,
dicembre 2024