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News ed EventiNewsIl geniale oro matto e i tortelli ripiegati

Il geniale oro matto e i tortelli ripiegati

Alla scoperta della forza e della fantasia a Casalmaggiore, laboriosa cittadina del Cremonese, patria di gioielli gastronomici e dei primi bijoux

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Quest'estate, una domenica mattina, sono partita in direzione di Casalmaggiore. Volevo vedere la piccola mostra Gioielli di gusto giunta al suo termine: bijoux vintage e di design contemporaneo che hanno interpretato nel corso della storia e in modi diversi il mondo della tavola. Ed ecco anelli, orecchini, collane, bracciali e anche gemelli da polso con richiami a uva, melagrane, fragole, pomodori, uova, pesci, pasta, funghi. Ma perché questa mostra proprio a Casalmaggiore, cittadina di 15mila abitanti in provincia di Cremona? Come spesso capita viaggiando, da una cosa se ne scopre un'altra e poi un'altra ancora. Qui ha sede dal 1986, in una parte del settecentesco Collegio di Santa Croce, il Museo del Bijou, un unicum a livello nazionale, con un patrimonio di più di 20mila oggetti, prodotti dalle diverse fabbriche di Casalmaggiore tra la fine dell'Ottocento e gli anni '70 del Novecento. Un vero e proprio fenomeno industriale che nasce in una zona prevalentemente agricola (mais, frumento, foraggi, vino e bozzoli), con poche manifatture tra cui quelle di mostarde e torroni, aiutato da tre fattori determinanti: l'arrivo dell'energia elettrica nel 1885, il completamento della linea ferroviaria Parma-Brescia due anni dopo e l'apertura dei primi sportelli bancari. Ma forse tutto questo non sarebbe successo se, a Casalmaggiore, non fosse arrivato nel 1878 Giovanni Galluzzi, che aveva imparato l'arte orafa in una bottega di Codogno. Galluzzi inizia a vendere oggetti di bigiotteria, poi a ripararli e dopo a realizzarli in proprio. Nel 1882 trova il metodo per produrre il placcato oro con un procedimento meccanico e il piccolo laboratorio si trasforma in azienda, facendo la fortuna di Casalmaggiore e dei suoi abitanti. Nascono negli anni successivi altre due fabbriche e tutte nel 1926 confluiscono nella Società Anonima Fabbriche Riunite Placcato Oro che dà lavoro a 400 operai e partecipa a esposizioni internazionali vincendo medaglie. Sarà proprio questa azienda a fornire tutte le fedi di acciaio alle spose italiane in cambio degli anelli nuziali d'oro forniti alla patria. Nel Museo si vede l'Italia che cambia attraverso i suoi bijoux: dagli oggetti che imitano i gioielli veri a quelli di fantasia. L'oro matto di Casalmaggiore, così viene chiamato il materiale col quale viene prodotta la bigiotteria, va in tutta Italia e anche all'estero. Col tempo l'azienda diversifica introducendo anche portasigarette, portacipria, medaglie, oggetti turistici e religiosi, gadget aziendali, cinture e nel secondo dopoguerra gli occhiali da sole, oggetto pressoché sconosciuto in Italia: verranno venduti per trent'anni con il marchio President. Negli anni il mondo dei bijoux non è più remunerativo e l'azienda converte la produzione verso radio, registratori, televisori e motori elettrici, chiudendo la bigiotteria all'inizio degli anni '70. Molte mode hanno scandito il tempo dell'oro matto, mentre la tradizione culinaria della cittadina è rimasta fedele a sé stessa. Lo dimostra il Blisgòn, un tortello di zucca celebrato in una sagra a novembre, insignito della De.Co. (Denominazione Comunale) dal 2010 e piatto della Vigilia di Natale a Casalmaggiore. La forma a rettangolo ripiegato lo rende unico nella varietà delle paste ripiene del territorio cremonese, la sua pasta sottile svela un gusto particolare dato dal sapore della zucca casalasca mescolato a quello della mostarda cremonese, degli amaretti e della noce moscata. Ingredienti, mostarda e amaretti, che un tempo nelle campagne venivano sostituiti da formaggio (è la terra del grana padano Dop) e da noccioli di pesca e albicocca. Si condiscono con burro e salvia, ma sono buoni anche con un sugo leggero di pomodoro e anche il giorno dopo, quando per tradizione finiscono fritti. Sono di grande soddisfazione e vanno giù per la gola che è un piacere: non a caso il nome deriva dal verbo blisgà ovvero blisgàr o blisghér, a seconda del dialetto dei territori, che vuol dire scivolare, sdrucciolare. Un giro a Casalmaggiore va fatto anche per il Po, con il quale la cittadina ha da sempre un legame speciale, fedele compagno e terribile avversario nelle piene del 1951, 1994 e 2000. Oggi l'alto argine offre una bella ciclabile da dove si vede la grande ansa del fiume e si capisce che il Po è parte dell'anima dei casalaschi. Un po' come il blisgòn o come quella cintura anni '70 metallica ad anelli che ho ritrovato in un cassetto. Ora so da dove viene e scommetto che molte di voi ne hanno una.

Laura Maragliano,
novembre 2025

Laura Maragliano
Laura Maragliano

Direttore editoriale di Sale&Pepe (di cui è stata direttore responsabile dal 2008 e dove lavora dal 2005, dopo aver seguito il tema food, anche come direttore, in diverse testate), è giornalista e grande appassionata di cibo. Poco la entusiasma quanto sperimentare una delle (rare) ricette che ancora non conosce, studiarne la storia e scoprire usi e costumi delle persone che la preparano (o preparavano). Ligure – o meglio genovese – di nascita e cultura, per lavoro e per diletto gravita da oltre da trent’anni su Milano, ma è Lodi (a una manciata di chilometri da dove ha messo le sue nuove radici) la cittadina lombarda che l’ha catturata.

Direttore editoriale di Sale&Pepe (di cui è stata direttore responsabile dal 2008 e dove lavora dal 2005, dopo aver seguito il tema food, anche come direttore, in diverse testate), è giornalista e grande appassionata di cibo. Poco la entusiasma quanto sperimentare una delle (rare) ricette che ancora non conosce, studiarne la storia e scoprire usi e costumi delle persone che la preparano (o preparavano). Ligure – o meglio genovese – di nascita e cultura, per lavoro e per diletto gravita da oltre da trent’anni su Milano, ma è Lodi (a una manciata di chilometri da dove ha messo le sue nuove radici) la cittadina lombarda che l’ha catturata.

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