Dietro la sigla RUFT, Ready to use therapeutic food, cibo terapeutico pronto all’uso, si nasconde una speranza: quella di aiutare le persone più vulnerabili, soprattutto i bambini, a combattere una vera malattia, la malnutrizione. Che è causa della morte ogni anno di 3 milioni di piccoli nel mondo, nonché la principale concausa di mortalità per i bambini sotto ai 5 anni di vita.
La ricorrenza del 16 novembre, quando si celebrerà la Giornata mondiale contro la fame, è l’occasione per presentare una “ricetta” speciale, ovvero il contenuto del Plumpy Nut, marchio commerciale di uno dei più diffusi cibi terapeutici pronto all’uso.
Plumpy Nut viene usato da anni da diverse ONG e in particolare viene distribuito a chi più ne ha bisogno grazie al supporto di Azione contro la fame, organizzazione umanitaria che combatte la malnutrizione nel mondo e che è stata tra le prime a testare in diverse aree del mondo questo prodotto. Azione contro la fame è impegnata in queste settimane anche nel progetto Ristoranti contro la fame per raccogliere fondi a favore dei piccoli malnutriti.
Plumpy Nut è contenuto in un piccolo sacchettino monouso, comodo da trasportare, da conservare, da aprire e da distribuire. Al suo interno contiene un concentrato altamente nutritivo, calorico, ricco di vitamine e minerali. Gli ingredienti principali sono farina di arachidi, zucchero, grassi vegetali, latte in polvere scremato, sali minerali, vitamine (incluse acido folico e biotina) per un apporto calorico di 500 calorie a confezione. Uno dei suoi pregi è di essere pronto all’uso e di non aver bisogno di acqua per la preparazione, poiché in diverse aree del mondo, come alcuni Paesi africani, spesso questa è contaminata. Ma anche il suo prezzo: ogni confezione ha un costo di 25 centesimi di euro.
I risultati positivi dell’uso di Plumpy Nut e degli altri cibi terapeutici pronti all’uso non si sono fatti attendere: perché questo formato ha permesso di usare il cibo come cura all’interno delle comunità locali e non solo negli ospedali, rendendo virale la sua distribuzione e aiutando a far guarire bambini gravemente malnutriti già in 4-8 settimane dalla prima somministrazione.
In Mali per esempio, dove Azione contro la fame lavora per combattere la malnutrizione con una rete di operatori locali, la mortalità materna si è ridotta del 45 per cento dagli anni Novanta e il numero di decessi tra i bambini si è dimezzato. Oggi i casi più gravi di malnutrizione infantile si registrano in Asia e in Africa e in tutto nel mondo 51,7 milioni di piccoli soffrono di malnutrizione acuta: uno su dodici. Grazie agli interventi delle associazioni umanitarie però, i numeri stanno lentamente cambiando. E anche un piccolo sacchettino di cibo terapeutico pronto all’uso diventa una speranza di vita.
Eva Perasso
Ottobre 2017
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