Negli ultimi 15 anni la produzione di pasta è aumentata del 57%. In uno studio effettuato da Oxfam su un campione di 16.000 persone, è risultata il piatto preferito a livello mondiale, in ben 17 paesi.
Sono solo due dei dati - forse i più eclatanti - che testimoniano il successo del nostro piatto simbolo, festeggiato il 25 ottobre nel World Pasta Day.
L'evento quest'anno si svolge in Brasile, a San Paolo, con un'iniziativa importante, The power of pasta, che coinvolge i pastifici di tutto il mondo nel collaborare con le associazione di lotta contro la fame.
Charity, buona alimentazione e cucina (nel senso più squisito del termine!) vanno così a braccetto in una kermesse che vede protagonisti produttori, cuochi, opinion leader, giornalisti, nutrizionisti... E, naturalmente, semplici pasta lover invitati a condividere i loro spaghetti con la pummarola, su Twitter, con gli hashtag #WorldPastaDay e #Spaghetti.
Prodotto vincente
Un piatto di pasta ci salverà? Da sempre nutrienti e sostenibili, penne, maccheroni e affini accettano la sfida. Che è anche gastronomica. Lo ha dimostrato Barilla, leader indiscussa del mercato globale, nel Pasta World Championship, gara che ha visto in gioco 20 chef internazionali under 35 alle prese con interpretazioni personali ed esecuzioni classiche.
Così, se il cinese Leon Li, ispirandosi ai dim sum, ha trasformato i rigatoni in un involucro farcito di scampi crudi, e il giapponese Keita Yuge ha presentato i suoi spaghetti al pomodoro in un elegante bento, ad aggiudicarsi la finale dello scorso 29 settembre a Parma è stata una carbonara. L'ha preparata, per una giuria di chef stellati ed esperti internazionali, Accursio Lotà, siciliano di nascita ma californiano di adozione (che in carriera ha cucinato persino per Barack Obama), autore di una variazione di mare della celebre ricetta.
Una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che da est a ovest, da nord a sud la pasta si rivela versatile e capace di adattarsi a culture e palati molto diversi tra di loro. Senza mai perdere la sua identità.
Materia prima 2.0
Tornando tra i confini di casa nostra, non c'è dubbio che gli ultimi tempi abbiano visto cambiare la percezione della pasta, soprattutto al ristorante.
Solo fino a qualche anno fa, infatti, il cuoco si metteva alla prova nella realizzazione di specialità fresche all'uovo, dai tagliolini ai ravioli di ogni foggia e ripieno, quasi sminuendo la pasta di semola secca perché "industriale", già pronta, solo da condire.
La rivoluzione più recente la vede invece assumere il ruolo, più che meritato, di materia prima tra le più nobili. Una tendenza sempre più diffusa che apre le porte a scenari futuribili e hi tech.
È il caso della pasta stampata in 3D, prototipo allo studio sempre da Barilla. Nelle intenzioni, la nuova tecnologia punta a permettere agli chef (e forse, un giorno, anche alle massaie 2.0) di disegnare e produrre il proprio formato secondo le caratteristiche preferite.
Non è infatti un segreto che non solo l'impasto, ma anche forma e texture, pasta lunga o corta, liscia o rigata diano risultati differenti al momento della ricettazione. E forse la nuova tecnologia potrà finalmente soddisfare il sogno segreto di ogni chef: mettere la sua firma su un primo di pasta dall'inizio alla fine.
Ci si avvia dunque verso un mondo in cui la personalizzazione, pur di un piatto tanto semplice, è destinata a diventare la carta vincente per godere sempre, e ancor di più, di tante gustose forchettate. Per la gioia di gourmet e gourmand, all over the word.
Francesca Romana Mezzadri
Ottobre 2017
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