È boom per questo dolce svedese alla cannella. Che spopola persino su Tinder
È stato il campione delle vendite degli ultimi anni. Ma ora maritozzo potrebbe perdere il primato e passare il testimone al cinnamon roll, il nuovo protagonista della pasticceria globale. Morbido, profumato di cannella e irresistibilmente glassato, questo dolce nato nel Nord Europa sta vivendo un momento d’oro. Trainato dal successo del danish pastry e diffuso al seguito degli store Ikea (dov’è uno dei prodotti food più venduti) il cinnamon roll sta conquistando il mondo con il suo mood di comfort food che sa di casa, di tepore e di nostalgia. Un abbraccio tanto rassicurante, ma non noioso, da essere finito anche nel dating online. Infatti il cosidetto “cinnamon roll boyfriend”, così premuroso, gentile e attento, è uno dei fidanzati ideali più cercati dalla generazione Z su Tinder. Se il maritozzo resta un’icona del dolce all’italiana, il cinnamon roll ne rappresenta il suo omologo globale: una girella che ha attraversato continenti e generazioni, conquistando il mondo con la dolcezza profumata e disarmante della cannella.
Il cuore del cinnamon roll batte in Svezia, dove il 4 ottobre di ogni anno si celebra il “Cinnamon Roll Day” (Kanelbullens dag), una festa nazionale dedicata a queste girelle di pasta lievitata la cui storia è strettamente legata a quella della cannella, usata nei dolci europei a partire dal 17esimo secolo. Ma la prima versione del cinnamon roll moderno è nata più tardi, all’inizio del Novecento, a Stoccolma e poi ha attraversato l’Atlantico insieme ai tanti emigrati scandinavi. Negli Stati Uniti il cinnamon roll ha trovato la sua consacrazione a partire dalla metà degli anni Ottanta grazie a Cinnabon, la catena nata nel 1985 alla periferia di Seattle. A quel primo punto vendita ne sono seguiti oltre mille, in più di cinquanta paesi, contribuendo a trasformare il cinnamon roll in un’icona globale. Poi è arrivata Ikea, che li propone nei suoi bar e nei suoi store in tutto il mondo, vendendone oltre 5 milioni di pezzi in un anno. Mica male, no?
La base del cinnamon roll è una pasta brioche, soffice e burrosa, che viene stesa, farcita con burro, zucchero e cannella, poi arrotolata e tagliata in girelle. Le varianti, però, sono infinite: un tocco di cardamomo per un sapore nordico, tahina per un accento mediorientale, pistacchio per una versione più ricca. In fondo, il successo planetario del cinnamon roll risiede nella sua semplicità: un impasto morbido, un profumo rassicurante, un morso che sa di casa, ovunque ci si trovi. È un dolce che parla un linguaggio universale, che coinvolge tutti i sensi e che si sposa bene con la ricerca di gusti trendy che passa dai social (vedasi il successo della versione pumpkin spice).
Sempre molto amato, da qualche tempo ll cinnamon roll è protagonista di un nuovo boom di vendite, sospinto da una combinazione di fattori che raccontano bene il nostro tempo. C’è la nostalgia, che spinge i consumatori verso dolci che evocano l’infanzia e il comfort food. C’è la viralità dei social, dove video e foto di girelle colanti glassa conquistano milioni di visualizzazioni. E c’è l’innovazione di prodotto, che moltiplica versioni e formati, soprattutto presso le catene specializzate che stanno crescendo anche in Europa. Come Cinnamood che dalla Germania, in meno di cinque anni, ha già aperto 48 locali in sei paesi europei. La sua forza? Le decine di irresistibili varianti di questa girella alla cannella, come quelle allo yuzu o al matcha, o quelle dedicate a celebri prodotti dolciari, come le barrette Bueno e i biscotti Oreo.
Manuela Soressi,
ottobre 2025
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi